Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Caso Seven Eleven, condanna a un anno per Manuzzi e risarcimento danni

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Caso Seven Eleven, condanna a un anno per Manuzzi e risarcimento danni

L’informazione di San Marino

Caso Seven Eleven, condanna a un anno per Manuzzi e risarcimento danni /

SAN MARINO. Si chiude il primo grado con la condanna a un anno di prigionia, un anno e otto mesi di interdizione, 3000 euro di multa e risarcimento del danno da liquidare in sede civile. 

Il processo è quello a carico di Giorgio Manuzzi, il cesenate titolare di una società italiana, la Moving, in stretto rapporto con una società sammarinese, la Seven Eleven, di cui era a sua volta socio e, secondo l’accusa, amministratore di fatto.

La vicenda destò scalpore
sul Titano quando la procura
di Forlì fece una rogatoria
nell’aprile del 2012 e il 24 di
quel mese il Pm Fabio Di Vizio  partecipò assieme all’allora
Commissario della Legge
Rita Vannucci, alle perquisizioni
presso la sede sammarinese
della società. Scalpore anche
perché i magistrati forlivesi
acquisirono documentazione
anche presso lo studio di commercialista
del Segretario della
Dc, Marco Gatti. Da quella
rogatoria – che ha visto in Italia
l’apertura di un procedimento
ancora in divenire – scaturirono
anche indagini interne che poi
portarono al rinvio a giudizio
di Giorgio Manuzzi nel maggio
del 2015. Quindi diverse udienze,
diversi testimoni ascoltati,
fino alla decisione di ieri.

Le accuse Secondo l’accusa mossa Manuzzi si serviva della società sammarinese per consentire a terzi l’evasione dell’Iva e delle imposte sui redditi in danno all’erario italiano. Questo avveniva
attraverso l’emissione
di false fatture di servizi di
sponsorizzazioni sportive nei
confronti della società italiana,
Moving Srl, pure questa da lui
amministrata. Parallelamente
registrava falsamente nelle
scritture contabili della società
per darne poi prova all’amministrazione
finanziaria, altre fatture
false emesse nei confronti di
società estere di New York, Toronto,
e Londra. Fatture emesse
anche a società sammarinesi,
Mg Consulting & Management
srl e Overseas Boat Rental srl,
delle quali lo stesso Manuzzi
era socio e legale rappresentante.
Per chiudere il cerchio,
poi, presentava le fatture false
all’Ufficio Tributario. Di qui
il terzo capo di imputazione di
false dichiarazioni di privato a
pubblico ufficiale – dichiarato
prescritto – mentre gli altri due
capi – emissione e utilizzo di
fatture per operazioni inesistenti-
sono rimasti in piedi. I fatti
contestati andavano dal 2008
al 2010.

Trecento fatture
Circa trecento fatture a supporto
delle tesi di accusa.
La difesa, dal canto suo, ha
presentato testimoni che hanno
affermato che le sponsorizzazioni
avvenirono effettivamente
e non erano dunque fittiizie.
Sentiti ieri gli ultimi testimoni,
tra cui Eliana Frenda, amministratore
della Seven Eleven.
Ascoltato di nuovo anche
l’ispettore Paolo Fancioni.
“Guardata la documentazione
abbiamo ricostruito le movimentazioni.
Ci sono i contratti
sottostanti relativi all’emissione
di fratture della Seven Eleven
verso Moving, ma non cambia
niente per il nostro rapporto
dato che, dai riscontri bancari
e documentali, riteniamo che si
trattasse di fatture gonfiate. C’è
una attività che è reale, certo,
ma quello che riteniamo non
congruo è il valore delle fatture
che noi riteniamo sovrafatturate
e i motivi sono indicati nel
rapporto”, ha detto l’ispettore
Fancioni.


Le dichiarazioni
dell’imputato

È’ stato sentito anche Giorgio
Manuzzi stesso, che ha di fatto
ritrattato alcune ammissioni
fatte in Italia: “Le parziali
ammissioni fatte erano tutte
funzionali a una verifica fiscale.
Poi a dicembre 2013, ho fatto
altre dichiarazioni in cui ho
totalmente smentito, motivando,
la precedente posizione. In quel
momento la società Moving
era sotto attacco dell’Agenzia
delle entrate e della finanza.
Quelle ammissioni vennero
fatte per incanalare le indagini
in una determinata maniera,
ben sapendo che non era così.
Ho dato loro il contentino. Poi
la procura di Forlì in maniera
dolosa ha mandato a tutte le
procure e a tutte l autorità di
competenza dei miei clienti, le
mie dichiarazioni, omettendo di
inviare quelle che ritrattavano
del dicembre 2013”.


L’avvocatura dello Stato
e la procura fiscale
L’avvocato Alessandra Bellardini
per contro dell’Eccellentissima
Camera ha parlato di un
“sistema fraudolento di operazioni
commerciali, con la società
sammarinese che faceva
da filtro nell’operazione commerciale
tra vari operatori economici
nazionali, per eludere
ed evitare controlli e riscontri.
Significativo che le transazioni
finanziarie venissero eseguite
quasi esclusivamente su istituti
di questa repubblica, Carisp e
Carifin, con somme versate a
clienti in contanti o con bonifici
estero su estero”. L’avvocatura
ha chiesto il risarcimento del
danno all’immagine della Repubblica
derivato dalle pratiche
contestate.

Il Procuratore del Fisco si è
associato alle conclusioni della
parte civile ma ha aggiunto:
“Ormai sappiamo bene quali
sono gli schemi. Quello che
conta in questi casi, come ha
detto qualcuno più importante
di me, è seguire i soldi”. Da
questo per il Pf è emersa tutta
la ricostruzione che prova la
sussistenza dei reati contestati,
ma anche qualcosa di più, tanto
che ha richiesto la remissione
per stralcio degli atti in istruttori
perché l’inquirente valuti
la possibile contestazione di
riciclaggio. Per i reati contestati
il Pf ha chiesto la prescrizione
del terzo capo di imputazione
(false dichiarazioni di privato
a pubblico ufficiale) e per gli
altri due capi (emissione e utilizzo
di fatture per operazioni
inesistenti), complessivamente
due anni e sei mesi di prigionia,
8000 euro di multa e due anni
di interdizione.
La difesa
L’avvocato Alberto Fancini
ha contestato le conclusioni di
procura fiscale e avvocatura.
“Sembra si stia partecipando
a processi diversi. Abbiamo
parlato di altro. Qui ci suoi
noi 300 fatture e non c’è prova
neanche di un caso di fatture
false”.

L’avvocato Francini ha
chiesto anche chiesto la prescrizione
per il secondo capo di imputazione,
ritenendolo prescritto,
vista una diversa qualificazione
temporale del fatto. Nel
merito ha poi aggiunto: “Avrei
voluto vedere fattura per fattura
e capire per ciascuna se vi
fosse quanto i contestato. Non è
stata fornita prova”. Dello stesso
avviso il collega Matarrese,
che segue Manuzzi nei processi
in Italia. “Non è stato fornito
alcun elemento concreto che
possa sostenere l’accusa – ha
detto – In Italia questo processo
non si sarebbe potuto fare, perché
in Italia è obbligatorio che
l’accusa produca fattura per
fattura per poterle verificare.
Mi permettevo di ribadire che
in Italia ci sono state altre assoluzioni
del processo costruito
dal dottor di vizio, di una competenza
ci sono già assoluzioni.
Nel corso del dibattimento non
è stata fornita alcuna prova,
per questo chiedo assoluzione
perché il fatto non sussiste”.

La sentenza
Il giudice Battaglino valutati
i fatti e le richieste, ha quindi
emesso sentenza di condanna a
un anno di prigionia per l’emissione
e uso di fatture false,
dichiarando invece prescritto il
terzo capo di imputazione che
contestava le false dichiarazioni
a pubblico ufficiale.
Condanna anche a 3000 euro e
il risarcimento del danno a favore
dell’Eccellentissima camera
da liquidare in sede civile.
Non sono stati concessi i benefici
di legge.
La difesa di Manuzzi ha già annunciato
che farà appello.

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