Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Restano sotto sequestro i 6,8 milioni del Re del vino

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Restano sotto sequestro i 6,8 milioni del Re del vino

L’informazione di San Marino

Restano sotto sequestro i 6,8 milioni del Re del vino 

Antonio Fabbri

SAN MARINO. E’ dell’11 settembre scorso la decisione del giudice di terza istanza, Lamberto Emiliani, che ha rigettato la richiesta dei legali di Vincenzo Secondo Melandri, definito il “Re del vino”. Richiesta, formulata dai legali Maria Selva e Antonio Vincenzi. Un richiesta di dissequestro di circa 6,8 milioni che, secondo l’accusa, sono il provento dell’attività malavitosa della criminalità organizzata pugliese.

La contestazione La contestazione di riciclaggio deriva dal fatto che, secondo l’accusa, i soldi di provenienza illecita della malavita organizzata pugliese, venivano trasferiti sul Titano facendo figurare operazioni commerciali con “l’Azienda Vinicola Alla Grotta” amministrata da Vincenzo Secondo Melandri. Quest’ultimo, sul suo conto presso il Credito Industriale Sammarinese, aveva depositato nel tempo contante per 6.132.577 euro e assegni per 1.768.913 euro che si erano aggiunti alla provvista già presente.

Quei fondi hanno
avuto diversi passaggi, in parte
sono stati prelevati e, alla fine,
si è arrivati al sequestro di oltre
sei milioni di euro versati in
una polizza assicurativa, sotto

Il motivo della richiesta
di dissequestro

La difesa di Melandri sostiene
che la movimentazione di
somme così ingenti è più che
giustificata dall’attività della
sua azienda vinicola, industria
di fama internazionale e con un
giro d’affari che di certo motiva
gli importi delle movimentazioni.
Di qui la richiesta di dissequestro
della polizza assicurativa
nella quale sono confluiti
i denari. Insomma, l’avvocato
Maria Selva, ha sostenuto che di
fatto l’attività del Melandri era
tale da giustificare un giro di
affari compatibile con le somme
movimentate e non legate alle
fatture false che vengono contestate,
bensì all’attività lecita della
società vinicola. Ha chiesto
quindi la revoca dell’ordinanza
di sequestro. Il procuratore del
fisco, Roberto Cesarini, si era
opposto alla richiesta, sottolineando
la legittimità del provvedimento di sequestro cautelare
della somma.

La decisione di Emiliani
Il giudice Emiliani nella sentenza
depositata lo scorso 11
settembre, nel rilevare che il
giudizio di terza istanza riguarda
la legittimità del provvedimento,
sottolinea che l’impianto
probatorio formatosi in istruttoria
sorregge “l’ipotesi investigativa”
e giustifica “l’astratta
configurazione del reato ascritto
a Melandri”, dice Emiliani.
Per il giudice di terza istanza
ha trovato riscontro, quindi, la
provenienza illecita dei denari e
le operazioni di occultamento.
In una parola, dunque, trova
riscontro l’ipotesi contestata di
riciclaggio che, naturalmente,
dovrà essere verificata nel merito
nel processo che ancora non
è stato fissato. Quindi il giudice
di terza istanza respinge come
“infondato” il ricorso e i denari
rimangono congelati. Secondo
l’accusa si tratta di soldi legati
alle vicende dell’operazione
“Baccus”, condotta dalla Direzione
Distrettuale Antimafia di
Bari nel 2012, con contestazioni
di associazione a delinquere
finalizzata alla truffa ai danni
dell’Unione europea e all’evasione
fiscale.

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