Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Tesoretto del boss Femia / 4 anni e mezzo a figlia e genero

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Tesoretto del boss Femia / 4 anni e mezzo a figlia e genero

L’informazione di San Marino

Tesoretto del boss Femia / 4 anni e mezzo a figlia e genero / Condannati per riciclaggio Guendalina Femia e Giannalberto Campagna. Disposta confisca fino a 1,3 milioni

ANTONIO FABBRI – Soldi del boss Nicola Femia (foto) nascosti sul Titano, condannati a 4 anni e mezzo figlia Guendalina e il suo compagno, Giannalberto Campagna. Ieri il processo, partito lo scorso anno e che ha visto diverse udienze, ha visto il passaggio alle conclusioni dopo che, come era stato preannunciato, la difesa ha rinunciato al deposito di una perizia relativa alle movimentazioni di denaro che, per un disguido, non è stata in grado di produrre. Flussi di denaro che sono stati ricostruiti nel processo e che, secondo l’accusa, erano riconducibili all’attività di traffico di armi e stupefacenti di Nicola Femia, il boss della ‘ndrangheta per il quale, in seguito a un’intercettazione telefonica nell’ambito dell’inchiesta Black Monkey, finì sotto scorta il giornalista Giovanni Tizian. Figlia di Femia e compagno di lei, quindi, sono finiti sotto processo per riciclaggio sul Titano dei denari del padre.

Le conclusioni dell’accusa Secondo il pro fiscale, Giovanni Belluzzi, le somme transitate sul conto sammarinese presso l’Ibs, sono riconducibili all’attività illecita di Nicola Femia. “La risposta alla rogatoria fatta alla procura di Locri induce a ritenere plausibile l’ipotesi di Aif di deposito e investimento dei proventi da attività illecite –ha detto il Pf Belluzzi– C’è, inoltre, una discrasia evidente tra le disponibilità economiche riconducibili a Guendalina Femia e a Campagna, e la mole di denaro movimentata. Fino a gennaio 2010 le condizioni reddituali dei due risultano largamente inferiori. Sono più che legittimi, dunque, i dubbi circa liceità della provenienza del denaro. Si tratta di tutt’altro che di risparmi personali”. Il pro-fiscale parla dello scopo di “occultare i denari provento dell’attività di Nicola Femia facendola passare come frutto dell’attività del gioco d’azzardo on-line. Denari poi movimentati per un importo di 1.313.096,98 transitati sul conto su cui operavano i due”. Così il pro-fiscale ha chiesto la condanna a 5 anni e 2 mesi, 9000 euro di multa, 2 anni di interdizione e la confisca dei 14mila euro ancora sotto sequestro e più quella per equivalente fino alla concorrenza dell’intero importo movimentato.

La difesa Dal canto suo l’avvocato del foro di Bologna, Filippo Giunchedi in giudizio assieme al collega sammarinese Rossano Fabbri, ha affermato che “non ci si può misurare con presunzioni approssimative: l’indagine svolta è stata carente. Si è usato troppo il sistema presuntivo, ma credo si sia arrivati ad una soglia insufficiente per ritenere provata responsabilità. A un certo punto ci si è affidati al gossip, quando, riprendendo informazioni dalle prime battute dell’inchiesta black monkey si è ricollegata la risposta della tenenza della Gdf di Lugo che negava la riconducibilità di quei denari alla attività illecita del Femia, all’arresto di un brigadiere di quella tenenza, giustificando così le incongruenze con la risposta di un altro comando della Gdf, quello di Locri. Ebbene gli stessi sviluppi di quel processo hanno escluso che il brigadiere della tenenza di Lugo avesse la possibilità di influire su quella indagine”. Poi il legale dà atto che l’attività del gioco è fiorente ed è pure riconducibile a Femia, ma, dice, non è illegale. “Si tratta di una attività reale e non è uno schermo e i denari provengono da quella attività”. Dello stesso avviso l’avvocato Rossano Fabbri che ha aggiunto come per “Giannalberto Campagna la contestazione è di un episodio di un periodo limitato risalente al 2009 e quindi va dichiarata la prescrizione”, ha affermato. Poi per il resto ha ribadito la posizione del collega bolognese sostenendo che “per entrambi gli imputati gli elementi emersi non concretizzano la fattispecie. Per entrambi chiedo l’assoluzione con formula piena o dubitativa”, ha concluso.

La decisione Il giudice Gilberto Felici, dopo una ventina di minuti di camera di consiglio, ha emesso la sua decisione. I due imputati sono stati entrambi condannati per riciclaggio a 4 anni e 6 mesi di prigionia, 2000 euro di multa, un anno e quattro mesi di interdizione dai pubblici uffici e diritti politici, alla confisca della somma di 14.598,45 euro. Disposta, inoltre, la confisca per equivalente di denaro, beni o altre utilità, fino alla concorrenza della somma di 1.298.498,53, la differenza, cioè, tra quanto movimentato e quanto già sequestrato.

 

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