Antonio Fabbri – L’informazione: Ha riciclato 900 miliardi di lire per cosa nostra. Un po’ sul Titano

Antonio Fabbri – L’informazione: Ha riciclato 900 miliardi di lire per cosa nostra. Un po’ sul Titano

L’informazione di San Marino

Ha riciclato 900 miliardi di lire per cosa nostra. Un po’ sul Titano

Giovanni Costa, latitante a Santo Domingo, venne arrestato nel 2013 e deve scontare 12 anni. A San Marino intercettati circa 200 mila euro

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Probabilmente sul Titano ci erano finiti gli spiccioli o, meglio, quelli che gli inquirenti sono riusciti a intercettare appaiono come una minima parte della massa di denaro che secondo la magistratura italiani ha riciclato, durante la sua vita, il 63enne originario di Villabate in provincia di Palermo, ma residente a Bologna, ironia della sorte in Via Falcone e Borsellino. Già, perché Giovanni Costa, secondo le accuse che gli sono costate una condanna a 12 anni oltre confine, ha passato la vita a ripulire il denaro di Cosa nostra, la mafia siciliana. Montagne di denaro che,
secondo i calcoli della
magistratura italiana basati
anche sulle dichiarazioni di
collaboratori di giustizia,
ammontano a circa 900miliardi
di vecchie lire di provenienza
mafiosa. Il calcolo venne fatto
nel 2001 dalla Procura di
Palermo che dispose l’arresto
dell’uomo, ma Costa fuggì
oltre oceano e solo nel 2013 fu
rintracciato, arrestato a Santo
Domingo ed estradato.
Venne tradito dalla sua passione
per la bella vita e da un profilo
facebook che aveva parto con
il nick name “Gio Costi”. Un
profilo sul quale postava le
bianche spiagge caraibiche della
sua latitanza.
Dalle nostre parti, come molti
soggetti legati alla criminalità
organizzata, arrivò nel lontano
1994 quando, come sorvegliato
speciale, gli venne comminato
l’obbligo di soggiorno per 5 anni
nel comune di Bologna. Qui
la sua immensa disponibilità
di denaro venne investita.
Così Costa risulta ex titolare
e amministratore unico del
cantiere navale ‘Mochi Craft’
di Pesaro e della controllata
‘Poliver Srl’ di Fano. Possiede
anche società immobiliari,
assicurative e di costruzioni.
Tra queste proprio una società
di costruzioni compare nelle
transazioni che vengono
contestate a San Marino.
Sul Titano Giovanni Costa,
manco a dirlo, deve rispondere
di riciclaggio, continuato e in
concorso, assieme ad Angelino
Coiro, pure lui 63enne di
Bologna.

Della mole di denaro riciclato
da Costa, a San Marino,
secondo l’accusa alla base
del rinvio a giudizio firmato
dai Commissari della Legge
Alberto Buriani e Simon Luca
Morsiani a inizio maggio, si
parla di movimentazioni, riferite
al 2011, per circa 200mila euro,
effettuate attraverso mandati e
intestazioni fiduciarie.

D’altra parte Giovanni Costa,
quei 900miliardi di lire di
provenienza mafiosa, li aveva
polverizzati – secondo l’autorità
giudiziaria che in Italia lo
ha condannato a 12 anni – in
decine di società, investiti in
oltre 370 mila titoli azionari,
depositati in Italia e all’estero
in banche. In queste banche il
“tycoon di borgata”, il picciotto
di Villabate, l’uomo d’affari
– in tutti questi modi è stato
etichettato dalla stampa italiana
– già arrestato due volte per
bancarotta, operava prelievi
miliardari a ritmo mensile.
Anche a San Marino era dunque
finita una parte di quel denaro
sporco. Movimentazione
che ha fatto scattare prima
la segnalazione da parte
dell’Agenzia di informazione
finanziaria, quindi l’indagine
e, a inizio maggio, il rinvio a
giudizio.
La data del processo a carico dei
due imputati è ancora da fissare
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