Antonio Fabbri L’informazione: Processo Bonifico, descritto il desolante quadro di BCS

Antonio Fabbri L’informazione: Processo Bonifico, descritto il desolante quadro di BCS

L’informazione di San Marino

Processo Bonifico, descritto il desolante quadro di BCS: soldi ad amici senza garanzie

Ascoltati gli ultimi testimoni e gli ex commissari imputati che hanno illustrato la situazione che si trovarono di fronte. Emerge la sfrontatezza di Colombelli che diceva “I commissari sono nostri” 

Antonio Fabbri

 

SAN MARINO. Nuova udienza per il processo sul famoso bonifico Bcs da 1,2 milioni che venne effettuato in regime di blocco dei pagamenti e finì su un conto della Finanziaria Infrastrutture di cui erano soci l’ex console William Colombelli e la ex segretaria del governatore del veneto, Giancarlo Galan, Claudia Minutillo. A finire sotto processo, per i fatti a cavallo tra il 2011 e il 2012, con l’accusa di interesse privato in atti d’ufficio, i commissari nominati all’epoca dal Banca Centrale, Sergio Gemma e Otello Carli, e l’ex direttore di Bcsm, Mario Giannini. Era finito a giudizio anche l’ex vertice della vigilanza di Bcsm, Antonio Gumina, nel frattempo deceduto. Nel processo di ieri sono stati ascoltati gli ultimi testimoni e sentiti anche gli imputati.

Tra le testimonianze della mattinata
quelle del dottor Fraternali,
all’epoca responsabile della compliance
della Banca Commerciale
Sammarinese. Poi Maria
Grazia Scapinelli, che divenne
Commissario straordinario dopo
le dimissioni di Sergio Gemma.
“Era un periodo di mancanza di
liquidità – ha detto la dottoressa
Scapinelli – Tra le varie richieste
di bonifico una parte non fu eseguita
per mancanza di adeguata
verirfica, un’altra in funzione del
blocco dei pagamenti. Io diventai
commissario dopo l’esecuzione
del bonifico alla Finanziaria
Infrastrutture e mi venne raccontato
perché in quel periodo
sulla stampa emergevano notizie
relative a questo fatto. Ne trassi
comunque la convinzione che
questo bonifico era stato chiesto
a causa dell’estinzione di un rapporto
bancario e, autorizzato a
novembre, non era stato fatto subito
perché non era stata trovata
della documentazione, rinvenuta
successivamente all’interno di
un fascicolo nella scrivania del
titolare di filiale che in quel periodo
era in ferie”.

L’audizione di Baita
A spiegare perché la Finanziaria
Infrastrutture chiese la chiusura
del rapporto con Bcs e la restituzione
del capitale sociale per
la propria liquidazione, è stato
Piergiorgio Baita, implicato in
Italia nella vicenda delle tangenti
del Mose e sul Titano, per le movimentazioni
di denaro legate ai
fatti italiani, rinviato a giudizio
per riciclaggio assieme a Claudia
Minutillo e all’ex console di San
Marino William Colombelli.
“La Finanziaria Infrastrutture
venne costituita con fondi della
Mantovani, società di cui ero
amministratore all’epoca. Io non
avevo rapporti a San Marino e
non ho mai sollecitato il bonifico
perché avevamo qua il nostro fiduciario,
il dottor Colombelli”.
Ma perché la Adria Infrastrutture,
società italiana riconducibile
alla Mantovani, aveva costituito
una finanziaria a San Marino?
“Ci era stata prospettata la
possibilità di svolgere attività
bancaria. Quando poi la cosa
non andò in porto, chiedemmo di
liquidare la società. Inizialmente
lo stesso Colombelli si opponeva
alla liquidazione. Poi si convinse
in modo da fare rientrare i soldi
del capitale sociale che era stato
versato. Ci fu una telefonata
con Colombelli che ci comunicava
che il bonifico non veniva
eseguito. Chiedemmo ragione
di questo e ci rispose che i fondi
erano bloccati perché la banca
era commissariata. Di fronte alle
nostre insistenze lui ci disse che
conosceva la strada per poterli
liberare”.
Alla domanda su come mai Colombelli
disse questa frase, Baita
ha risposto: “Non lo so, non raccontava
le sue relazioni che erano
il suo capitale. Non le rendeva
palesi”.

“I commissari sono nostri”
Risulta da una telefonata riportata
dallo stesso Baita e agli atti del
processo che Colombelli si spese
per lo sblocco dei fondi dicendo:
“Semmai poi vado dal Segretario
delle Finanze, perché poi i
commissari sono nostri”
Una affermazione sulla quale
le difese hanno chiesto
spiegazioni puntando su
una sorta di millanterie di
Colombelli. “I commissari sono
nostri… so io la strada. Rispetto
a questo modo di parlare che
cosa si figurava?”, ha chiesto infatti
l’avvocato Andrea Gemma.
E la risposta di Baita è stata emblematica
perché fa capire anche
a chi San Marino desse credito in
determinate circostanze. “Questo
modo di parlare si inserisce
nel comportamento di Colombelli
e il motivo era che vantava un
rete di relazioni che avrebbe dovuto
consentire poi anche esercizio
dell’attività bancaria”. E
Baita sottolinea che quanto diceva
Colombelli era credibile, perché
la credibilità, di fatto, gliela
dava il governo sammarinese.
“Era stato accreditato in sede
di protocollo nei rapporti tra
Repubblica di San Marino e regione
Veneto allora governata da
Giancarlo Galan. Aveva curato
il protocollo di intesa. Sennò mai
più saremmo andati a cercarci
Colombelli noi”.

L’audizione degli imputati
e le magagne in Bcs

Nell’udienza di ieri sono stati
sentiti anche i tre imputati: Sergio
Gemma, Oitello Carli e Mario
Giannini.

Gemma ha ricostruito la situazione
molto difficile che si sono
trovati ad affrontare i commissari
quando sono entrati in Bcs. “Riporto
solo alcune frasi contenute
nel rapporto di Banca Centrale
che parlava di gravi violazioni di
sana e prudente gestione; gravi
ed estese disfunzioni organizzative
nonché gravi perdite del
patrimonio accentuate dall’instabilità
dell’ambiente e dall’evidente
asservimento ad interessi
estranei alla banca stessa. E
ancora: soci che hanno usufruito
di finanziamenti per l’acquisto di
azioni della banca medesima. Si
finanziavano soci o amici degli
amici che facevano transitare
su finanziarie di loro pertinenza.
Finanziamenti illeciti a personaggi
amici e conoscenti che
poi versavano fondi per aumentare
capitale. Finanziamenti fatti
senza garanzie solo sulla base
della conoscenza. Finanziamenti
per oltre tre milioni di euro sulla
base di quadri e opere d’arte
senza verificarne, tramite perizia,
il valore e l’autenticità. 3,5
milioni dati senza autorizzazione
a un tale Kankun…” Insomma
Gemma ha elencato una serie di
irregolarità con cui si sono trovati
a dover operare i commissari.
“Addirittura trovammo che la
contabilità non era registrata dal
2008. Cioè, sul computer c’era,
ma non era su un libro giornale
stampato e vidimato e sul computer
poteva da chiunque essere
modificata”.

Una lunga deposizione quella di
Gemma che ha anche affermato
di non aver mai conosciuto né
Pasquale Valentini, allora Segretario
alle Finanze, né Giancarlo
Venturini, agli Interni, né
Colombelli. Ha confermato che
operativamente e materialmente
il bonifico fu eseguito da Banca
centrale dato che Bcs non aveva
disponibilità liquida. Gemma ha
comunque ribadito la regolarità
dell’operato dei commissari.
Sentito poi anche l’ex Direttore
di Bcsm. Giannini ha affermato
che fu interessato da Valentini
tramite una lettera nella quale
si prospettavano possibili azioni
di richiesta danni da parete della
Finanziaria Infrastrutture. Giannini
ha riferito di non aver fatto
altro che trasmettere la lettera
a Gumina che poi seguì la pratica.
“Mi disse di essersi informato
anche in Bankitalia e che
lo avevano tranquillizzato sulla
possibilità di effettuare quel bonifico”.

I soldi di quel bonifico per metà
risulta siano stati trasferiti da Colombelli
in Svizzera. L’altra metà
è stata invece posta sotto sequestro
dall’autorità giudiziaria.
Fissate già altre due udienze per
procedere alle conclusioni delle
parti: una il 17 novembre e una il
2 dicembre, data in cui è attesa la
sentenza.

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