Antonio Fabbri – L’informazione: Quegli strani pagamenti per l’acquisto della sede di Bcsm

Antonio Fabbri – L’informazione: Quegli strani pagamenti per l’acquisto della sede di Bcsm

L’informazione di San Marino

Quegli strani pagamenti per l’acquisto della sede di Bcsm

Nell’udienza del conto Mazzini l’attenzione sulle singolari modalità di acquisto del palazzo di Via del Voltone, l’incarico a Luigi Moretti senza alcun bando o licitazione e con la promessa dei lavori di ristrutturazione della sede… e i denari finirono nei libretti

Antonio Fabbri

Una udienza dedicata alla parte del decreto di rinvio a giudizio che contesta a diversi imputati il riciclaggio dei denari ritenuti il frutto della tangente per l’acquisto della sede di Banca Centrale. Furono singolari le modalità di pagamento. Infatti il prezzo pattuito per l’acquisto del palazzo di Via del Voltone fu di oltre 5 milioni e venne pagato con modalità ritenute anomale. Un milione era già stato versato all’atto del rogito, a gennaio 2006. All’atto della firma vennero versati al venditore 3.650.000 euro in due assegni, prevedendo l’impegno di saldare l’importo complessivo entro la fine di quell’anno. Questi due assegni avevano importi diversi, uno di 3.050.000 euro e l’altro di 600mila euro. Proprio quest’ultimo assegno venne versato sul conto del venditore, la Sam-Marina Arte Ceramica SA, presso Banca di San Marino. Pochi giorni dopo il rogito, l’amministratore unico della società anonima, Castiglioni, prelevò la bellezza di 523mila euro girandoli in un altro libretto al portatore poi spacchetato e finito nei famosi libretti della famiglia Mazzini.

Proprio sull’acquisto della sede di
Via del Voltone sono state incentrate
le testimonianze di ieri.

La prima, per questo filone, quella
dell’avvocato Luigi Lonfernini
che, all’epoca, in rappresentanza
di Banca Agricola Commerciale,
prese parte all’assemblea dei soci
di Bcsm e in quella sede chiese
come mai, per quell’acquisto e
per le valutazioni sull’immobile,
non fossero stati investiti gli uffici
tecnici competenti dello Stato.
“Noi eravamo informati che la
Banca Centrale era in trattativa
per l’acquisto dello stabile in Via
del Voltone, ma non abbiamo mai
partecipato alla fase preliminare.
Informato in quell’assemblea sollevai
il fatto che era bene coinvolgere
anche l’ufficio del Catasto.
Feci questa affermazione, non
per perplessità sulla perizia, ma
perché un organismo pubblico
non era stato coinvolto a titolo di
verifica”.

E’ emerso che il prezzo come da
perizia fu ritenuto congruo.
E’ durata tutta la mattinata, invece,
l’audizione dell’ex presidente
di Bcsm, Antonio Valentini, che
ha presentato una memoria integrativa.
Memoria che è parsa – sia
al giudice che all’avvocato Moreno
Maresi che ha sollevato la questione
– una posizione difensiva,
che ha sollevato dubbi sull’attendibilità
del testimone.

“A me fa specie – ha detto il Giudice
– che all’atto dell’interrogatorio
davanti all’inquirente o
qualche giorno dopo non abbia
detto nulla, poi, allorché l’indagine
progredisce con arresti, con
perquisizioni in uffici pubblici,
lei il 10 luglio 2014 ha presentato
una nuova memoria. Siccome
devo valutare la sua attendibilità
come testimone e lei presenta una
memoria in cui si difende, vorrei
capire…”

“Mi sono consigliato con un legale
e mi ha detto che non era necessario”
presentare subito delle precisazioni all’interrogatorio, ha
detto Valentini.
“Ma come – ha incalzato il giudice
– lei va da un legale e questo
le dice che non c’è necessità che
vada a chiarire la verità?”
“Mi ha dato un cattivo consiglio”,
ha detto Valentini.
“Le ha dato un consiglio pessimo”,
ha detto il giudice.
Al di là di questa constatazione
del giudice, poi, l’ex presidente
Antonio Valentini ha a fatica, e
con diverse contraddizioni, ricostruito
l’iter seguito per l’acquisto
della sede di Bcsm.
E’ emerso che venne istituito un
comitato ristretto della Bcsm per
seguire la trattativa con l’assistenza
dell’architetto Luigi Moretti,
imputato nel processo. Non
venne fatta nessuna licitazione o
bando per l’acquisto sede. Moretti,
che fece una stima per conto di
Bcsm, fu però pagato dalla parte
venditrice, la società Sam. Già
questa viene rilevata come anomalia.
Poi l’ex presidente Valentini ha
detto di non ricordare di aver disposto
il pagamento con due assegni.
“Non ricordo neanche se li
ho firmati io… Io non ho mai fatto
nessun pagamento di Banca Centrale”,
ha detto.
Poi invece, dalla testimonianza
del Vice Direttore, Daniele Bernardi,
e dalla documentazione
agli atti è emerso che i due assegni erano stati firmati da Valentini
e in uno scambio di e-mail
– sempre agli atti – è emerso che
fosse al corrente delle modalità di
pagamento.

Le domande dei legali sono state
mirate a chiarire anche se l’ex
presidente, ma anche gli altri
membri del Cda, avessero ricevuto
pressioni per l’acquisto
dell’immobile, dall’allora Segretario
alle Finanze, Pier Marino
Mularoni. La risposta di tutti è
stata negativa.

Ascoltati, poi, nel corso del processo
anche tutti gli altri membri
del Cda dell’epoca: Nazzareno
Bugli, Gianluca Belluzzi, Maria
Stefania Lazzari, Matteo Mularoni.
Sull’incarico a Moretti
quest’ultimo ha affermato: “Cercammo
di totalizzare uno sconto
in vista di una promessa futura di
un possibile incarico. L’architetto
Moretti era il tecnico che coadiuvava
questa sorta di commissione
interna”, il comitato ristretto per
la trattativa di acquisto della sede.
Per questo affiancamento e per la
stima fatta, però, si procedette in
modo singolare: “Non fu decisa
retribuzione specifica”. Come
venne pagato allora per l’opera
svolta? La richiesta della Banca
Centrale era che Moretti ottenesse
lo sconto massimo possibile e
“di lì a poco – ha risposto l’avvocato
Matteo Mularoni – la Banca
centrale avrebbe avuto bisogno
della sua attività professionale”.
Circostanza emersa più volte ieri:
che cioè Moretti avrebbe affiancato
il Comitato ristretto nella
trattativa con l’intesa che i lavori
per la ristrutturazione dell’immobile
sarebbero stati a lui affidati.
Modalità quanto meno singolare
per un ente formalmente non inquadrato
come pubblico, ma che
“non spende soldi privati”, ha
rilevato il giudice Felici.

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