Consiglio G. e G. Seconda nota seduta odierna pomeridiana

Consiglio G. e G. Seconda nota seduta odierna pomeridiana

COMUNICATO STAMPA

 

 

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 12-20 LUGLIO

 

LUNEDI’ 17 LUGLIO_II

 

            Arrivato il via libera alla presa d’atto
delle dimissioni di due segretari di Stato e al dibattito sulla situazione
politica conseguente, si sono susseguiti per tutta la seduta gli interventi di
consiglieri e segretari di Stato.

            Il dibattito, con 62 richieste di
parola, si è aperto con l’intervento dell’ex segretario di Stato per la
Giustizia, Augusto Casali, che ha spiegato in aula i motivi della sua
decisione. Lo stesso ha fatto più avanti l’ex titolare della Cultura, Romeo
Morri. Il consigliere del Nps, Massimo Cenci, compagno di lista di Casali,
prendendo la parola ha spiegato di non condividere la decisione presa dal suo
partito e di rimanere fedele al Patto.

Di
seguito un riassunto del dibattito che proseguirà nei prossimi giorni. 

 

Augusto
Casali, segretario di Stato per la Giustizia dimissionario
: 

            “Dopo le elezioni del 2008, è
nato il governo
del Patto per San Marino. Da subito si è trovato ad affrontare enormi difficoltà.
In pratica si è trovato a governare una fase di transizione del Paese, in tutti
i settori. La globalizzazione e la crisi economica europea hanno posto San
Marino di fronte alla necessità di un cambiamento radicale, alla ricerca di
un’economia più sana e trasparente. Governo e maggioranza hanno dovuto lavorare
in un continuo stato di emergenza, senza precedenti. Ad un certo punto sono
arrivate le prime crepe. In primis, l’attacco all’allora segretario di Stato
per le Finanze, Gabriele
Gatti, portato avanti da alcune forze. E’ stata un’azione
pretestuosa e lo avevo capito subito. Ciò fu clamorosamente confermato dal
fatto che la firma degli accordi è avvenuta solo poche settimane fa, oltre due
anni dopo l’uscita di scena del segretario di Stato Gatti, confermando che il
problema non erano le persone, ma altri. E’ stato inaccettabile che, per la
smania di una delle forze politiche del Patto, sia stata messa a rischio la
compattezza del medesimo. Dopo il cambio della guardia alla guida della segreteria
alle Finanze, fu la volta dell’uscita degli Europopolari dalla maggioranza.

Si
sono quindi serrate le fila e si è andato avanti. Molte cose sono state fatte:
le leggi che ci hanno allineato agli standard internazionali, la riforma della
Pa, norme e strumenti tesi a combattere la malavita. A mio
avviso, non includo la riforma fiscale che arriva a fine legislatura e aveva
senso tre anni fa.

Nel
frattempo si è avviato il processo di ricostituzione del partito socialista.
Tutto è filato liscio, il progetto del Ps ha aiutato il Patto anche a superare
momenti salienti, fino a quando non sono cominciate le ingerenze. In molti si
sono attivati per piegare il nascituro Partito socialista. In particolare,
quando è stato deciso che con il
Psd non era possibile dare vita a un partito socialista, i
problemi si sono acuiti. Le cose sono peggioratae con la nascita del Ps. Siamo
stati chiari, sarebbe avvenuta solo alla fine del percorso del Patto per San
Marino, solo per le prossime elezioni politiche e fino ad allora con il Psrs si
è convenuto sul rispetto dei ruoli. Poi un certo malumore ha iniziato ad
affiorare a più riprese anche tra i partiti di governo. Fatto sta che il clima
tra governo e Patto è molto cambiato. Si sono manifestate corsie preferenziali
tra alcune componenenti della Dc e di Alleanza popolare. Il Patto ha più volte
scricchiolato negli ultimi tempi, anche in Consiglio grande e generale. Si é
corso ai riparti, con il ritiro di odg e provvedimenti e tattiche per cercare
di passare la nottata.
Questo stato di cose si è verificato perché l’asse politico
trainante è stato sempre più totalizzante e perchè nel frattempo talune forze
politiche del Patto hanno posto in essere un progetto di prospettiva
sottotraccia, teso a esclusione delle forze del Patto scomode e non
funzionali.. Questo è divenuto chiaro con l’accelerazione della dirigenza del
Pdcs nei confronti del Psd.

Poi
sulla riforma fiscale non ci sono state posizioni unanimi, soprattutto da
quando i sindacati hanno portato i lavoratori in piazza e si è arrivati a un
ordine del giorno convdiviso con la Csu. Tutta quella fase non è stata condivisa. E
tutto quello che è avvenuto è, in sostanza, il superamento delle ragioni
dell’esistenza del Patto.

Il Partito socialista
ha dato piena disponibilità a discutere del dopo perchè i problemi del Paese
restano anche al termine di questo Consiglio. Già da domani serviranno ombrelli
protettivi molto ampi, per scongiurare pericoli dell’avanzante antipolitica e
per dare garanzia di governabilità e stabilità, senza dover rimanere attaccati
agli specchi.

Il Partito socialista,
che da qualche settimana ragiona all’unisono, con comuni organismi, ha
semplicemente contribuito a rendere chiara la situazione: quella di
un’operazione politica in corso consumata all’ombra di alcuni partiti del Patto
che ne sono stati esclusi. E soprattutto consumata sulla testa dei lavoratori
che sono stati prima portati in piazza, e poi hanno vissuto la ritirara del
sindacato, che ha dato prova di essere una bella cinghia di trasmissione dei partiti.
C’è una dignità e abbiamo deciso di porre fine a una sceneggiata. Il Patto non
esiste più e il dopo può esserci solo con il coinvolgimento delle maggiori
forze del Paese. Il presente è quello che è. La riforma  fiscale, è giusto che si sappia, è la riforma
di alcuni partiti del Patto, del Psd e della Csu”.

Massimo
Cenci, Nps
:

            “Ho preso atto delle dimissioni
dei segretari di Stato Casali e Morri. Ho preso atto della comunicazione del Nuovo partito socialista
che annuncia il ritiro della delegazione di governo e del sostegno al Patto per
San Marino. Desidero esprimere la mia personale assoluta contrarietà a questa
azione, in un momento difficile come quello che stiamo vivendo sarebbe stata
opportuna una maggior ponderazione. Non stiamo vivendo un momento normale e
anche un piccolo ritardo nell’uscita dalla black list italiana significa, per
le aziende e per i lavoratori, un periodo di grande sofferenza. Siamo vicini
all’esame Ocse di settembre, ci sono un serie di interventi concordati da fare
e in piedi ci sono indagini e attività giudiziarie che è giusto giungano con
serenità a conclusione. Chiudo questo mio intervento dicendo che ho preso atto
della decisione di Nps di non sostenere ulteriormente la coalizione del Patto,
ma rilevo che questa scelta non coincide con la mia posizione, che rimane
fedele alla coalizione con cui mi sono presentato alle elezioni”.

Antonella Mularoni, segretario di Stato per gli Affari esteri:

            “Non voglio fare polemiche. Casali
ha fatto la scelta di mantenere l’incarico politico assieme a quello di
governo. Ha lanciato un attacco preciso ad Ap, ma non è mia intenzione smontare
tesi non corrette. Trovo che il suo sia un atto di assoluta irresponsabilità
rispetto ai problemi del Paese. E’ paradossale che quando cominciamo a vedere
la luce qualcuno stacca la
spina. La legislatura sarebbe comunque scaduta in anticipo,
ma prima dovevamo raggiungere obiettivi fondamentali. Credo ci sia disappunto
da parte delle categorie economiche e dei cittadini per una decisione che mette
in secondo piano gli interessi del Paese.

Il
congresso di Stato non rimarrà in carica un giorno di più di quanto necessario
per concludere certi percorsi. La riforma tributaria è un atto importante, ci
sono soluzioni e promesse. A breve ci sarà inoltre la visita dell’Ocse. Eppure
viene messa in campo un’azione che privilegia gli interessi di bottega. Le
ragioni le valuteranno gli elettori, ma non possiamo bloccare per un anno
passaggi fondamentali come l’uscita dalla black list.

E’
stato opportuno approvare questo comma, la prova che non vogliamo fare
giochini, a breve dobbiamo definire quanto è possibile fare e poi tornare il
prima possibile alle urne. Spiace che il percorso avviato nella massima
collaborazione sia chiuso nel momento più sbagliato. C’è tutta la mia amarezza,
l’epilogo segna la volontà di privilegiare gli interessi di bottega. Le
motivazioni addotte sono secondarie, per la prossima legislatura ognuno si
sceglierà le alleanze che vuole. Farlo adesso è ingiustificabile, è un atto di
estrema irresponsabilità”.

Luigi Mazza, Pdcs:

            “Quando furono gli Eps a ritirare la
delegazione la valutazione era non essere d’accordo sul percorso del Paese. Le
dimissioni di oggi sono diverse, la valutazione è esclusivamente politica. C’è
stato pieno sostegno all’azione del segretario di Stato Morri e anche Casali
oggi ha detto molte cose vere, sulle emergenze affrontate. San marino è in
piedi e a testa alata, c’è stata continuità di intenti e di azioni. Il Pdcs ha
dato prova di quanto è difficile affrontare un momento difficile, ha accettato
fasi complesse e ha messo prima il Paese del partito, tenendo in piedi la
coalizione.

Rispetto al percorso verso il Pss, la Dc ha prestato
attenzione, anche se poi i comportamenti vanno valutati. Comquneu abbiamo fatto
tutto alla luce del sole e se tutto ciò ha determinato il ritiro della
delegazione spiace per il Paese. C’è ancora strada da fare e c’è bisogno di
questo governo. Tra le scelte c’è la riforma fiscale, che contiene elementi
necessari e importanti, anche per gli organismi internazionali. Se la scelta è
che non va approvata non siamo d’accordo. I conflitti sociali sono una
barzelletta. L’accordo con il sindacato è stato trovato, anche se alcune forze
del Patto hanno fatto di tutto per bloccarlo, così buttiamo due anni di lavoro.
Comunque se non la facciamo ora toccherà al prossimo governo. Infine ribadisco
che non siamo qui per stare un giorno di più di quanto necessario”.

Claudio Felici,
Psd
:

   “Siamo
contenti che, senza ritardi, questo Consiglio grande e generale, dopo l’ufficio
di presidenza, ha deciso di affrontare la questione generata dalla dimissione
di due membri di governo. Siamo contenti perchè non abbiamo visto incertezze e
da parte della maggioranza e dell’opposizione c’è la consapevolezza che questo
Paese non si merita una pantomima sulla gestione della crisi.

Prendo atto della dichiarazione finale del collega
Mazza  che ha indicato, come strada
maestra per risolvere la crisi politica, il passaggio elettorale e il
coinvolgimento dei cittadini in coerenza con la legge elettorale. D’altra parte
dobbiamo capire e farci capire dal Paese perché siamo oggi qui a parlare di
questa crisi di governo. La maggioranza di prima oggi ha 28 voti e non può
garantire governabilità.

Con Casali facciamo parte dell’Internazionale
socialista e qualcuno dei nostri compagni ci chiama per capire cosa sta
succedendo a San Marino e ho avuto difficoltà a spiegare perchè siamo in crisi
di governo. C’è un Paese che ha bisogno di mettere in atto passaggi di
responsabilità e siamo in crisi di governo, ci chiedono perciò come siamo messi
ai voti. Come Psd abbiamo pensato che questo piccolo Paese, in grande
trasformazione, aveva bisogno delle migliori risorse politiche, anche perché i
cittadini ci chiedono di superare le divisioni e investire, ognuno per la
propria capacità e rappresentanza, di orientare sforzi nella stessa direzione.
Dopo aver proposto il progetto dello scambio di informazioni unilaterale e
averlo approvato all’unanimità delle forze di questo Consiglio, dopo aver
proposto un approccio al piano strategico, approvato anch’esso all’unanimità,
dopo aver proposto a marzo di interpretare la relazione dell’Fmi come elemento
di riferimento per le politiche su cui orientare il Paese, siamo stati
addirittura contestati perchè volevamo sostenre la maggioranza su quei
provvedimenti e abbiamo subito contestazioni perchè tutti volevano essere della
partita. E allora ben venga. E lo stesso vale sulla riforma tributaria che non
abbiamo scritto noi. Abbiamo il dubbio che la riforma possa portare agli
introiti necessari e che l’equità trovi le giuste risposte. Eppure dobbiamo
dare segnali convincenti nelle sedi bilaterali e in quelle internazionali. Se
c’è ancora una disponibilità per trovare quell’equilibrio distrutto dalla
commissione Finanze, siamo in condizioni di votare questa riforma. Non è un
atto clientelare, nè semplice, ma politico. Di fronte a questa posizione, mi
sarei aspettato una risposta positiva dal Patto, e anche da Nps. Mi aspettavo
che anche Casali dicesse che la maggioranza aveva lavorato bene perché, oltre
ai voti di maggioranza, il maggior partito di opposizione era disposto a
votarla. Mi sarei aspettato sentire dire che il consenso sia un elemento di guadagno per
il sistema, invece un piccolo partito di maggioranza, visto che i suoi voti non
sono più determinanti, allora non va più bene. Il nostro sforzo ha dato
fastidio ed è diventato un elemento destabilizzante per la maggioranza.

Questo è diffcile da spiegare a interlocutori esterni
e ai sammarinesi. Noi diremo la nostra sulla riforma, come su inziative da
mettere in campo nei rapporti con l’Italia, vorremmo dire la nostra. Ma a questo
Paese non si può dare, in un momento come questo, un punto di rottura perchè
chi riteneva di avere in mano la chiavetta del sistema e si è visto
neutralizzarlai ed è tutto da rifare.  
E’ chiaro che qualcosa di strano e politicamente confuso è successo.

C’è bisogno di pensare al futuro e il nostro ruolo lo
vogliamo giocare. Ci sono dei provvedimenti e delle risposte che i nostri
interlocutori ci chiedono. Lo stesso odg sull’accordo governo e Csu, sulla
riforma tributazia, alla luce degli elementi che emergeranno, prenderemo le
nostre decisioni e ci faremo carico delle nostre responsabilità”.

Roberto
Giorgetti
, Ap:

    “Dall’intervento
di Casali, mi stupisce che i riferimenti sono orientati a logiche superate in
questo Paese. Porre come elemento centrale, il discorso di chi è più o meno
socialista, e riportare in auge una serie di valutazioni e dinamiche politiche,
nel momento tra i più difficili della nostra storia recente, proprio quando si
riusciva a intravvedere la luce, mi sembra incompensibile nella logica in cui
si giustifica l’azione politica con l’interesse generale.

Non è da oggi che il Patto non ha più la composizione
del 2008, dopo l’uscita degli Eps. Potrei fare l’elenco dei provvedimenti
approvati con un consenso più ampio della maggiroanza. E’ una novità che, in un
momento difficile, il Patto abbia cercato una serie di rapporti politici
allargati, altrimenti ci si accusava di autoreferenzialità. Trovo discutibile
ancorare un gesto grave alla luce di beghe politiche che interessano ben poco
ai sammarinesi.

I partiti di Casali e Morri giudicano inappropriata la
riforma tributaria perchè è a fine legislatura, questa affermazione misura la
distanza da un approccio politico di fondo verso il Paese.

La loro è una scelta ingiustificabile e
incondivisibile. La riforma comunque la si mette è un elemento per il futuro di
chi dovrà gestire il bilancio. Se ci sono le condizioni politiche, noi siamo
per portare a casa questo risultato. Credo serva un momento di estrema
chiarezza per i cittadini, senza maneggi politici, senza trattative sottobanco,
senza ragionamenti sul ‘siamo disponibili per il poi’ che sono premesse per
un’ulteriore deriva del Paese. Siamo per portare a casa alcuni provvedimenti
fondamentali per il Paese, e non per l’attuale governo. E siamo per mettere in
capo iniziative per arrivare prima possible a un governo legittimato dagli
elettori. Se deve nascere per l’ennesima volta nella storia del Paese il partito socialista,
ai sammariensi interessa fino a un certo punto. Sulla motivazione delle
dimissioni di Gabriele
Gatti, da Casali è stata chiamata in causa una forza non
definita, forse siamo noi di Ap. Forse per valutare fino in fondo
quell’episodio mancano degli elementi che ci auguriamo possano essere portati
in quest’Aula prima possibile”.

Simone
Celli
, Psrs:

      “E’
doveroso compiere un’analisi seria e depurata dalla naturale vis polemica di
quello che è stato il Patto per San Marino in questi 4 anni di legislatura. C’è
la tentenza a mettere la sporcizia sotto il tappeto e con sorpresa si prende
atto dell’uscita di due segretari di Stato. Ma cosa è successo in questi 4
anni? E’ successo che quattro segretari di Stato si sono dimessi, che ci sono
stati problemi su certi provvedimenti. Mi è parso che si sia certificata la
mancanza dei numeri parlasmentari che potevano sostenere l’azione del governo
espressione del Patto per San Marino. La legge elettorale dice che il governo deve poter contare
sul sostegno parlamentare di consiglieri che facevano parte delle liste della
propria coalizione. I numeri del Patto non ci sono più. La scelta messa in
campo da Nps non è condivisa da chi siede nei banchi della maggioranza, ma è
improntata alla chiarezza. E’ non condivisibile l’impostazione manichea di
alcuni settori della maggioranza in questo frangente politico. E’ un po’
imprudente sposare il teorema che chi è contro il governo è contro il
Paese.  La maggioranza ha giocato sulla
riforma tributaria una partita esclusivamente politica doveva cogliere la
disponibilità di tutte le forze di opposizione, e non solo dle Psd. I primi che
hanno giocato la partita politica siete stati voi colleghi di maggioranza
perché sulla riforma tributaria non avete guardato agli interessi del Paese ma
a costruire la coalizione futura. Oggi si apre una fase nuova, come si
collocherà Ps? Da qui a fine legislatura, siamo pronti a dare sostengo ai
provvedimenti necessari alla credibilità internazionale”.

Romeo Morri,
dimissionario segretario di Stato per la Cultura:

            “Ieri ho consegnato le dimissioni.
Nella prima fase del Patto abbiamo vissuto momenti importanti e ottenuto
risultati sul fronte internazionale. Mi spiace sentire dal segretario di Stato
Mularoni la parola ‘irresponsabile’. Poi l’operatività si è bloccata.

Le
vicende sulla normativa fiscale hanno portato impostazioni diverse nel Patto.
L’accelerazione del Pdcs sul Psd, con una forte collaborazione sindacale, ha
messo a dura prova i rapporti interni alla maggioranza. E’ giusto potere
tessere dei rapporti politici, ma non per creare situazioni dopo il Patto. Non
cerco la polemica, i Moderati hanno messo grande impegno, lealtà e
disponibilità a lavorare. Non accetto il giudizio di irresponsabilità. Sulle
rette scolastiche, sugli asili ci siamo trovati in difficoltà, ma abbiamo
sempre guardato in avanti senza polemiche. Ma sull’università sono arrivati gli
stop.

La
delega
ad interim della Cultura, di cui ho avuto notizia
oggi, è illegittima e viziata da un eccesso di potere. Scriverò una lettera ai
Reggenti, per convocare prontamente un Consiglio grande e generale che prenda
atto delle mie dimissioni. Non ha giustificazione procedere alla sostituzione
prima di quel momento. Prima di affidare ad altri incarichi da me ricoperti
infatti è necessaria una verifica politica della maggioranza”.

Pier Marino Menicucci, Upr:

            “Si tratta di un dibattito di grande
importanza, dal significato politico molto forte. Viene infatti meno la maggioranza. Ci
sono degli iter da seguire per legge, e la formalizzazione necessita degli
atti, ma dal punto di vista politico la maggioranza non ha più i numeri per
governare. Non è la prima volta che forze politiche lasciano la maggioranza. E’
capitato anche a me. Non fu facile, ci fu un dibattito etico. Comunque abbiamo
fatto un’opposizione seria e costruttiva, con una linea politica coerente. Oggi
il Paese è in grande difficoltà e molte problematiche nascono dalle scelte non
fatte e da tensioni interne”.

Alessandro Rossi, Su:

            “C’è una conclamata crisi politica,
ma si pretende di dire che senza il Patto il Paese non ha futuro. Se si
prosegue siamo di fronte a un ribaltone, proibito dalla legge elettorale.

Avete
portato il Paese in una situazione difficile, creato fibrillazioni politiche
interne. E vi arrabbiate, quando nel 2008 è stata ap a staccare la spina per
esigenze politiche. Allora il Psd
dialogava con la Dc. Oggi
avviene il contrario. Eppure non c’è la disponibilità a trovare un meccanismo
per gestire la crisi e a impostare diversamente la politica. Senza i
numeri si danno le dimissioni, questa classe politica deve ragionare sul suo
atteggiamento.
Di fronte a cotanta arroganza, non meritate più
un’apertura di credito.  Nel’opera di
piulizia della classe politica ci saremo sempre, non è necessario aspettare la
conclusione della Commissione antimafia. Ma di fronte alla politica non
possiamo più dare apertura di credito. Ci abbiamo provato anche ieri sera a
trovare elementi per superare l’esame Ocse e poi andare ad elezioni nella massima
chiarezza. Ma non avete voluto dialogare con il Paese. Questa crisi, ad
eccezione delle categorie economiche, interessa poco ai cittadini. La crisi è
vissuta come un ulteriore arrovellamento della classe politica e lo ha
dimostrato il dibattito oggi, con la sua assenza totale di passione politica.
Siamo dispiaciuti per le difficoltà che la crisi politica comporta al Paese, ma
molto sollevati per il fatto che la classe politica dovrà compiere una
riflessione dell’atteggiamento tenuto in questi 4 anni”. 

 

 

 

 

San
Marino, 17 luglio 2012/02

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