Consiglio Grande e Generale. Seduta di martedi’ 23 agosto 2016. SMNA

Consiglio Grande e Generale. Seduta di martedi’ 23 agosto 2016. SMNA

COMUNICATO
STAMPA

CONSIGLIO
GRANDE E GENERALE 22-31 AGOSTO

MARTEDI’
23 AGOSTO

Nella seduta odierna, il Consiglio Grande e Generale conclude l’esame e l’approvazione dei progetti di legge che recepiscono le istanze referendarie rimasti all’ordine del giorno. Come quello sulla preferenza unica, licenziato ieri notte, anche “Disposizioni relative al superamento del quorum e alle condizioni di ricevibilità del referendum di iniziativa popolare” e “Tetto delle retribuzioni per i lavoratori dipendenti dello Stato, di Enti Statali o comunque a partecipazione statale” sono approvati con voto palese all’unanimità. 
Anche il

Progetto di legge
“Disciplina
dei reati informatici
“,
presentato in seconda lettura dal segretario di Stato con delega alla
Giustizia,
Gian
Carlo Venturini
,
viene

approvato con 30 voti a favore, 1 contrario e 4 astenuti.
Si
apre quindi il lungo dibattito al
Comma
11
,
ovvero la Presa d’atto delle dimissioni del Segretario di Stato per
il Territorio e l’Ambiente
Antonella
Mularoni

a cui risultano 53 iscritti a intervenire. A prendere per prima la
parola è la stessa Mularoni. “Il mio partito- spiega- ha deciso
che non c’erano più le condizioni di serenità di lavorare in modo
proficuo, un altro anno in questa situazione sarebbe stato
estremamente pregiudizievole per il Paese che non può permettersi
periodi di stasi così lungo”. L’ex collega di governo,
Pasquale
Valentini,

riconosce che nell’ultima fase, esecutivo e maggioranza “non hanno
dimostrato la capacità di tenere il timone della barca”. Quindi

Luca
Beccari
,
Pdcs annuncia che il suo gruppo presenterà le dimissioni dal
Consiglio: “Ci auguriamo- manda a dire- si arrivi al numero
necessario perché questa legislatura è finita”. Lo segue
Maria
Luisa Berti
,
Ns: “Non ci sono le condizioni per andare avanti- conferma-
formalizzeremo le dimissioni dalla nostra carica di membri del
Consiglio”.
Paolo
Crescentini
,
Ps, bacchetta Alleanza popolare: “Richiama all’esigenza di un
governo allargato- sottolinea- ma in 10 anni di governo ha provato
esperienze con tutti i partiti, forse è proprio Ap a essere
incompatibile con il ruolo di governo”.
Nicola
Renzi
,
Ap preferisce ribadire la cause delle dimissioni del suo movimento:
“C’è stato un blocco nella maggioranza su temi non banali come
il futuro del sistema bancario e finanziario, l’autonomia di Banca
centrale, una possibile riforma del sistema previdenziale”. Anche
Marco
Arzilli,

segretario di Stato per l’Industria, ammette che “questa
maggioranza non c’è più”, ma difende l’operato dell’esecutivo:
“Lasciamo un Paese migliore rispetto a quello del 2008”. Sulla
stessa linea
Andrea
Beluzzi
,
Psd: il governo “lascia un Paese in white list” e “i conti in
sicurezza”. Di tutt’altro avviso è
Andrea
Zafferani
,
C10: “Finalmente San Marino si libera di questo governo- manda a
dire- che conclude la sua avventura con un bilancio deludente”.
Nicola
Selva
,
Upr si chiede perché la legislatura avrebbe dovuto continuare: “Le
scelte non venivano prese- puntualizza- e i problemi non venivano
risolti”.
Stefano
Canti
,
Pdcs, torna a punzecchiare Ap: “Ha detto che governo e maggioranza
sono rimasti fermi al palo, ma il clima pre-elettorale è iniziato
per i trasversalismi interni e per la nascita di nuovi soggetti”.

Infine
Simone Celli,
LabDem, lancia un monito ai nuovi alleati di Ssd: se infatti la
proposta di una grande coalizione era di “buon senso”, osserva,
ora “d
alla
Dc si è parlato di impossibilità a procedere a situazioni mediate”.
Questo perché “legittimamente- prosegue- vuole una coalizione di
cui abbia la Golden Share”. E questa posizione “deve essere
oggetto di attenta riflessione politica- puntualizza- da parte di chi
è impegnato a dare unità all’area socialista riformista”. Con
l’intervento di Celli si interrompono i lavori che riprenderanno
domani mattina.

Di seguito un estratto degli interventi odierni.

Comma
8
,
Disposizioni
relative al superamento del quorum e alle condizioni di ricevibilità
del referendum di iniziativa popolare”
Progetto
di Legge Qualificata “(II lettura) /votato all’unanimità
Marco
Podeschi, Upr
Anche
Upr voterà favorevolmente il progetto di legge, auspicando il
recepimento diretto del quesito referendario, senza modifiche. Ci
auguriamo inoltre sia possibile al più presto un intervento per
rendere il ricorso referendario più snello e veloce.
Roberto
Ciavatta, Rete


Anche noi voteremo favorevolmente il Pdl sul quorum. Ci pare di
essere chiamati al recepimento delle indicazioni della cittadinanza
sul quesito. Riconosciamo che il comitato referendario ha indicato
lui stesso la possibilità di aumentare il numero di firme da
raccogliere e non c’è contrarietà all’elemento di novità
introdotto. Il punto è che il comitato ha un mandato rispetto al
quesito che deposita, ovvero in questo caso l’abbattimento quorum
nelle condizioni attuali. Qui si è insistito invece sulla
possibilità di introdurre interventi non contrari al quesito,
sicuramente da un punto di vista formale è possibile, ma da punto di
vista sostanziale ci pare azzardato, è infatti un intervento che
snatura il quesito. Crediamo si debba procedere a recepire il quesito
senza interventi che dovranno essere oggetto di un approfondimento in
un’altra legislatura.
Mimma
Zavoli, C10
E’
necessario rispettare l’esito uscito dalle urne il 15 maggio, ciò
significa accogliere quell’esito in modo chiaro senza aggiunte e
senza altri elementi. Ci auguriamo si apra una fase di revisione di
questa norma, il dover riprendere in mano il testo presuppone una
necessaria attività di confronto tra tutte le forze e il comitato
referendario, sarà necessario farlo in una seconda fase, perché è
un percorso che attiene all’espressione democratica e al
riconoscimento che alcuni meccanismi di salvaguardia e
contenitivi.
Paolo
Crescentini, Ps
Come
partito avevamo espresso perplessità sul quesito, l’esito è andato
come andato e ne prendiamo atto. Come per la legge approvata ieri
sera, la volontà popolare va rispettata e il referendum va recepito.
Il Ps condivide il progetto di legge presentato dal segretario di
Stato Venturini che contiene una norma di buon senso, avuto dagli
stessi promotori del referendum, legato all’innalzamento delle firme
necessarie. Il governo non ha stravolto il quesito.
Gerardo
Giovagnoli, Psd
Lo
stesso comitato referendario aveva proposto la possibilità di
aumentare il numero delle firme. Come è stato recepito, il
referendum si rende persino più facile la raccolta attraverso i
proponenti stessi. E’ legittima questa proposta. Il Psd è favorevole
a recepire il risultato referendario e di porre questa dinamica della
raccolta firme.

Marco Gatti, Pdcs
Il
Pdcs voterà favorevolmente il provvedimento anche se in campagna
referendaria avevamo preso posizione contraria. Come è stato per il
precedente Pdl, e come sul prossimo, auspico voto palese. Non
vogliamo nessuna strumentalizzazione sui voti che possono venire a
mancare. Sembra che la nostra classe politica stia dimostrando di
fare molta demagogia e populismo ma è mancante di cultura della
democrazia. Noi abbiamo una democrazia diretta- referendum, istanze
d’Arengo- e quella delegata. Si dà delega e fiducia a persone per
portare avanti l’interesse di tutti. In una situazione difficile del
Paese, c’è chi cavalca la situazione di pancia, dicendo alla gente
‘dovete decidere voi’, però viene qui. E chi viene qui deve
assumersi la responsabilità di decidere, portare avanti le sfide e
andare in mezzo alla gente a portare avanti la sua visione. Questa è
la capacità di guidare il Paese, riuscendo a catalizzare la sua
visione del Paese. Dobbiamo assumerci le responsabilità, non
chiedere ai cittadini di farlo attraverso i referendum. Oppure
pensare dall’opposizione che il referendum è uno strumento per
mettere in crisi le azioni di governo.

Repliche

Gian Carlo
Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni
La
proposta di legge recepisce pienamente la volontà popolare di
superare il quorum per l’approvazione di un qualsiasi referendum.
Unica variazione è quella di semplificare anche la raccolta firme e
consentire modalità più agevoli di quelle previse dalla normativa
del 2013 e la proposta di innalzamento del numero di firme, non per
togliere possibilità, ma per valorizzare l’istituto referendario.

Federico Pedini Amati,
Lbsm
Credo
si sarebbe dovuto recepire il quesito referendario così come era.
Poco importa se il comitato è favorevole e che il Consiglio possa
farlo. Dal momento che è stato sottoposto un quesito di un certo
tipo alla cittadinanza, è da sviluppare in un progetto di legge così
com’è. Non sono scandalizzato che le firme passino da 500 a oltre
mille, ma che si sia snaturata la richiesta dei cittadini. Il
comitato promotore, siccome ha fatto la raccolta firme per questo
referendum per ben due volte, se avesse voluto modificare la parte
della raccolta firme, l’avrebbe potuto fare mettendola nella sua
proposta referendaria, non in un secondo momento come viene fatto
adesso. Io e Lazzari voteremo in maniera contraria all’articolo che
va ad innalzare il numero delle firme, per il resto ovviamente
voteremo favorevolmente.

Franco Santi C10
Intervengo
per contestare fortemente l’intervento di Marco Gatti. Noi siamo un
paese molto piccolo, senza tantissime risorse, quelle che abbiamo
dobbiamo sfruttarle tutte. Se costruiamo un impianto istituzionale e
normativo che permette a tutti di avere dialogo e attenzione, è una
modalità di arricchire il paese, e non per metterlo in difficoltà.

Augusto Michelotti, SuMi
pare preoccupante l’atteggiamento di governo e maggioranza su un
provvedimento non richiesto e non previsto, sto parlando del 3%.
Qualcuno ha detto che i referendum sono presentati per contrastare il
governo, è falso e offensivo. Innalzare al 3% la raccolta firma non
attiene al merito del quesito, lo dice lo stesso Collegio dei
garanti. Ho presentato emendamento su questo articolo perché ritengo
che quando si fanno riforme sul referendum, vadano fatte in maniera
completa e non a spizzichi e bocconi.

Roberto Ciavatta, ReteLa
cittadinanza è sovrana. Si è espressa sui referendum. La questione
dei referendum può essere rivista. Ma non si deve cogliere
l’occasione, come in questo caso, per introdurre una modifica. Non
sappiamo se la legislatura arriva a domani o alla fine di questa
sessione. Su questa tematica la nuova legislatura potrà fare
modifiche. Invece qui si fa un intervento spot in una legge che si
disperderà. E’ un pastrocchio. Perché? Forse per il timore di
un’esplosione di referendum? Non sarà così. 

Marco Gatti, PdcsNon ho criticato la cittadinanza per
quello che ha scelto. Ho criticato l’Aula per quanto emerso nel
dibattito, perché ci siamo delegittimati.

Dibattito all’Articolo 3

Presentati due emendamenti uno soppressivo di Augusto
Michelotti, Su; uno emendamento modificativo di Rete, Lazzari e
Pedini Amati per non innalzare la quota di firme necessarie dall’1,5%
al 3%. Entrambi sono respinti a maggioranza

Augusto Michelotti, SuQuesto cambiamento del 3% non
rientrava nelle richieste referendarie. E’ stato a mio avviso
introdotto con un colpo di mano. Chiedo che venga abrogato il primo
comma dell’articolo 3, che chiede questa variazione.

Elena Tonnini, ReteL’intento è lo stesso, cioè
riportare la legge alle sue caratteristiche originali, evitando
l’innalzamento al 3%. A nostro avviso non è vero che i referendum
delegittimano il lavoro dell’Aula. Sembra che ci sia volontà di
aumentare il numero delle firme per limitare le azioni della
cittadinanza. Diamo la disponibilità ad accorpare la votazione, il
contenuto degli emendamenti è identico.

Giancarlo Venturini, segretario di Stato agli
Interni
L’innalzamento delle firme non significa non
recepire il quesito referendario. L’innalzamento delle firme era un
suggerimento presentato dal comitato promotore in un documento del 24
maggio scorso.

 

Comma 9 – Progetto di legge “Tetto delle
retribuzioni per i lavoratori dipendenti dello Stato, di Enti Statali
o comunque a partecipazione statale” (I lettura)/ accolta la
procedura d’urgenza e approvato con voto palese all’unanimità

Giancarlo Capicchioni, segretario di Stato alle FinanzeSi
recepisce il quesito referendario. Ci sono 2 articoli. Il primo
recepisce completamente il responso delle urne. 

Manuel Ciavatta, PdcsRispetteremo la volontà della
cittadinanza, pur ribadendo che la nostra posizione era contraria.
Questa scelta porterà in diversi ambiti, come la Sanità,
problematiche legate al fatto che certi professionisti non verranno
più nel nostro ospedale. Si creano situazioni che subito oltre
confine, in Emilia – Romagna e Marche, sono diverse. Ci tagliamo una
fetta di servizi e prestazioni importanti, che non potremmo avere da
certi professionisti, che vengono solo se pagati, perché il merito
va pagato. Questo provvedimento non risolverà gli squilibri negli
enti pubblici, dove le retribuzioni toccate saranno 20 o 25. 

Elena Tonnini, ReteIl primo progetto presentato dal
governo era stato bocciato dal Collegio garante. Forse non conteneva
tutti gli elementi necessari. Ora si toccano Banca centrale, Iss,
tutti i settori. Questo referendum è un segnale di equità. Nel
privato ci sono retribuzioni più basse. Speriamo nella disponibilità
nel voto palese. 

Maria Luisa Berti, NsEravamo contrari al quesito. Ci
rendiamo conto che su certi settori sicuramente l’ammontare di
certe retribuzioni può essere non corretta o adeguata. Questo
provvedimento ci sembrava trovare applicazione in modo troppo
estensivo. Mi riferisco in particolare al settore sanitario. Ci
saranno ricadute nelle prestazioni per l’utenza. Pregiudicherà
l’eccellenza dei servizi. Voteremo favorevolmente. 

Luca Beccari, PdcsNel 2013 questa maggioranza aveva
introdotto un primo tetto, poi abbassato nel 2014. Prima 180mila
euro, poi 150mila. L’equità è una condizione percepita, non
assoluta. Le retribuzioni dipendono dal grado di complessità, oppure
del rischio. Influiscono responsabilità, professionalità, rischio,
complessità. Parlare di equità è relativo, ciò si fa paragonando
contesti e condizioni simili. Non si può ridurre il dibattito al
dire che c’è un gap fra pubblico e privato. Nel pubblico ci sono
professioni che nel privato non ci sono, come il giudice o il
poliziotto. Come si può fare un paragone? Quello del lavoro è un
mercato, come quello dei beni e servizi. 

Milena Gasperoni, PsdI cittadini hanno chiesto che la
Pa e gli enti pongano un tetto di spesa alle retribuzioni. Ciò è
frutto anche di una situazione economica particolarmente grave. E’
un invito a spendere i soldi con estrema accuratezza e precisione,
evitando gli sprechi. Parlare di sprechi in una retribuzione è
delicato. Si pone il problema delle collaborazioni, delle consulenze,
delle cosiddette professionalità. Quando serve una professionalità
eccelsa si fa un contratto, non a tempo indeterminato, ma con una
scadenza. Perché le caratteristiche di eccellenza potrebbero venire
meno con gli anni. Sono favorevole all’accoglimento della legge. 

Andrea Belluzzi, PsdQuesta normativa aprirà in futuro
non poche problematiche. Ci sono aree dove la spesa pubblica si può
contenere, altre dove bisogna puntare alla qualità. Auspico che da
qui a breve chi ha la responsabilità delle finanze dia un quadro di
quanto verrà risparmiato. Saranno briciole rispetto a quanto
perdiamo. La mia principale preoccupazione è la Sanità. Il nostro
welfare, se non condotto con politiche di integrazione, verrà a
decadere. Ci saranno problemi di qualità e di costi per avere un
accesso gratuito alla Sanità pubblica. 

Andrea Zafferani, C10Il governo in questo progetto di
legge ha copiato il testo del quesito referendario. Condividiamo il
messaggio lanciato, quello di fare attenzione a determinate
retribuzioni, che sono sproporzionate. Nel contesto in cui è nato il
referendum, senza valutazione delle prestazioni e con la discrezione
del governo di turno, che decide le retribuzioni di persone amiche
messe in posizioni di potere, non poteva che esserci questa reazione
da parte della cittadinanza. E’ un messaggio dato alla politica
nella direzione della valutazione delle prestazioni. Non so se sarà
possibile agire con contratti per la Sanità, anche i promotori erano
d’accordo nel dire che le professionalità in quell’ambito
dovevano essere ancora attratte. Voteremo a favore. Chiedo al
segretario se può spiegarci quale era stata la prima proposta fatta
al Collegio garante, quella respinta. Sono curioso. 

Massimo Cenci, NsIl referendum tocca circa 20 soggetti,
il risparmio per lo Stato sarà minimo. Non si risolve così il
problema vero degli stipendi pubblici, che esiste subito sotto i
100mila euro. E’ questo che crea un sentimento di ingiustizia da
parte di molte persone. Non è sbagliato dare stipendi alti a persone
di vertice. E’ sbagliato mettere ai vertici persone sbagliate. Con
questa misura ci precluderemo delle possibilità. Voteremo questo
progetto di legge. 

Nicola Selva, Upr
In un ambito di spending review credo
sia necessario eliminare gli sprechi. Bene hanno fatto i cittadini a
entrare in questo ambito e chiedere di non superare un certo tetto.
Vanno però tenute in conto le professionalità, nella Sanità e non
solo. Lì non servono soglie, ma buon senso. In questo momento conta
la volontà popolare. Voteremo a favore.

Paolo Crescentini, PsSi rischia di mettere in
difficoltà settori strategici come la Sanità. Non solo per i medici
professionisti italiani che potrebbero non venire più, ma anche per
gli stessi medici sammarinesi che hanno curriculum di rispetto e si
troveranno penalizzati da questa normativa. Non vorremmo che fossero
proprio i medici sammarinesi a non voler operare nella nostra
struttura ospedaliera. Chiedo al segretario: quanti sono i dipendenti
pubblici che superano i 100 mila euro? Ciò ci può aiutare a capire
quanto gravava il loro stipendio sulle casse dello Stato. Un domani i
cittadini potrebbero rendersi conto che si è andata a creare qualche
falla. In quel caso la politica dovrà essere brava per risolvere la
questione. Rischiamo di smantellare la Sanità, che è attualmente un
nostro fiore all’occhiello. Ci saranno possibilità di intervenire?

Gerardo Giovagnoli, PsdStabilire un tetto fisso
significa non tenere conto dell’inflazione e di altri parametri.
Farlo su tutti significa non tenere conto dei ruoli. Voteremo in ogni
caso questo provvedimento. Sarà opportuna una votazione palese e non
segreta.

Marco Gatti, PdcsDovremo interrogarci su come fare per
avere professionisti capaci nonostante questo limite economico. Non
siamo soli, siamo in competizione con altri Paesi. Il mercato è
sempre più mondiale. Non so se questa sfida potrà essere vinta con
questi limiti, che sono bassi. Come gestiamo il transitorio, cioè la
situazione di chi ha già contratti in essere? E’ un dibattito che
il prossimo Consiglio dovrà affrontare. 

Repliche

Giancarlo Capicchioni, segretario di Stato alle FinanzePer
Zafferani: il parere del Collegio garante sulla prima proposta è sul
sito web del Consiglio. Per Crescentini: nella Pa nessuno supera i
100mila euro lordi di retribuzione al momento. Ci sono figure nel
settore sanitario. Corriamo il corso di vedere le eccellenze che
abbiamo andare via. In futuro potremmo precluderci delle possibilità
anche nei campi di scienza, innovazione e tecnologia. 

Denise Bronzetti,
indipendente
La
questione nasceva da emendamenti portati durante l’approvazione
della finanziaria. Se si è arrivati al referendum sul tetto stipendi
è perché, ancora una volta, la politica non ha voluto affrontare
appieno la questione. Ci sono settori, in particolare riferiti agli
enti partecipati dallo Stato, in cui c’è un problema di spesa
importante sugli stipendi del personale, in particolare Banca
Centrale. 

Maria
Luisa Berti, Ns
Solo
ed esclusivamente con gli effetti negativi di questa legge la
cittadinanza vedrà gli sbagli fatti. Noi voteremo il Pdl per
riconoscere la volontà popolare ma non lo condividiamo. Riteniamo
sia necessario invece introdurre un criterio proporzionale che premi
competenze e responsabilità nelle retribuzioni. Crediamo fortemente
sia un intervento legislativo di cui la cittadinanza si andrà a
pentire.

Gian Carlo Capicchioni,
segretario di Stato Finanze.
Per
Bronzetti, è vero che se ne parlava in diverse finanziarie, ma
l’Aula non ha mai voluto o potuto approfondire il tema degli stipendi
alti nella Pa. Forse esiste a livello di numeri nella fascia
medio-bassa rispetto il settore privato. Nella fascia medio-alta
credo siano allineati se non addirittura più bassi rispetto al
privato. Il costo nella Pa c’è, anche se dobbiamo dire che nell’arco
due-tre anni si è ridimensionato con la riduzione di 500-600 unità
di dipendenti pubblici. Credo si stato un errore questo quesito.

 

Comma 10.
Progetto di legge “Disciplina dei reati informatici”/
Approvato con 30 voti a favore, 1 contrario 4 astenuti

Guerrino Zanotti, Psd,
legge relazione unica al posto del relatore Francesco Morganti
La
Commissione Consiliare Permanente Affari Costituzionali e
Istituzionali; Pubblica Amministrazione; Affari Interni; Protezione
Civile; Rapporti con le Giunte di Castello; Giustizia; istruzione;
cultura e beni culturali, università e ricerca scientifica; ha
esaminato il progetto di Legge sulla Disciplina dei reati
informatici, in data 26 luglio 2016, approvandolo a maggioranza. Il
testo oggi in esame si pone l’obbiettivo di introdurre
nell’ordinamento legislativo sammarinese una tutela penale contro i
reati informatici apportando significative modificazioni al codice
penale. Nel nostro ordinamento la tutela contro questa tipologia di
reati è stata in gran parte carente e in alcuni casi parziale. I
reati informatici, o computer’s crimes, possono essere definiti come
il risvolto negativo dello sviluppo tecnologico dell’informatica. Dal
connubio informatica-reti telematiche originano ampie possibilità
per la crescita della società. Da ciò si sviluppano attività
quali ad esempio l’e-commerce, l’home­ banking, il trading online
e tante altre attività che consentono di rendere più efficiente
la società, La maggior parte delle attività sociali, lavorative e
di svago passano oggi attraverso reti telematiche, se dunque tutti
gli interessi e le attività propositive della società si spostano
su Internet, di conseguenza, anche le attività illecite ne
seguiranno l’evoluzione nelle forme e nelle pratiche, A tal riguardo
diventa perciò necessario sviluppare idonee contromisure atte a
contrastare, o quantomeno a limitare, il progredire di queste forme
di crimine. La Convenzione di Budapest del Consiglio d’Europa sulla
criminalità informatica approvata in data 23 novembre 2001,
rappresenta il primo accordo internazionale riguardante i reati
commessi attraverso Internet o altre reti elettroniche, con
l’obbiettivo di realizzare una politica comune fra gli stati membri.
La Repubblica di San Marino non ha aderito alla Convenzione del
Consiglio d’Europa del 23 novembre 2001, ma con questo progetto di
legge ne recepisce i principi fondamentali allineandosi agli altri
Stati del Consiglio d’Europa,
La Convenzione prevede l’adozione,
in ambito nazionale, di misure normative ad hoc di diritto penale, da
prevedersi nell’ottica dello sviluppo di una politica comune
finalizzata alla protezione delle società dei vari Stati dai
crimini informatici nonché nell’ottica di una maggiore cooperazione
internazionale. La battaglia contro i crimini informatici debba
necessariamente passare attraverso una serrata ed armonica
collaborazione a livello transnazionale. A rendere particolarmente
importante, quanto complessa, l’armonizzazione a livello
internazionale, è certamente la particolare caratteristica di
extraterritorialità delle reti telematiche. I reati compiuti a
mezzo informatico, come si è visto, sono spesso slegati dal
territorio e dunque diventa particolarmente complesso riuscire a
punire il reato senza una normativa comune ed omogenea tra i vari
Stati. La lotta alla criminalità informatica richiede una crescente
cooperazione internazionale in campo penale. Azione intrapresa oltre
che dal Consiglio d’Europa anche dalle Nazioni Unite, l’OCSE e
l’Unione europea, preoccupati dei rischi che le reti informatiche e
le informazioni in formato elettronico possano anche essere
utilizzate per commettere reati e che le prove connesse a tali reati
possano essere conservate e trasferite tramite queste reti. Diventa
quanto mai importante coltivare una nuova cultura informatica
attraverso la diffusione dell’educazione digitale, che sappia ben
informare e sensibilizzare l’utenza sui vantaggi ma anche sui rischi
che è possibile correre attraverso un incauto utilizzo delle nuove
tecnologie legate all’informatica ed alla telematica. Sono in gioco
diversi diritti, tutti importanti: il diritto alla libertà di
espressione, incluso il diritto di cercare, ricevere e trasmettere
informazioni e idee di ogni tipo, senza limiti di frontiere, e il
diritto al rispetto della privacy solo per citarne alcuni.
Eccellenze, Signori Segretari di Stato, colleghi Consiglieri,
nella
speranza di aver contribuito ad illustrare quanto dibattuto dalla
Commissione Consiliare Permanente, chiedo al Consiglio Grande e
Generale di approvare definitivamente il progetto di legge in
discussione.

Gian Carlo Venturini, Segretario di Stato per la
Giustizia
Questo provvedimento va a colmare una lacuna
legislativa. La sicurezza delle reti e delle informazioni si eleva a
interesse giuridico di primaria importanza e può declinarsi
addirittura ed elevarsi a bene comune, tanto più che i reati
informatici costituiscono il risvolto negativo dello sviluppo
tecnologico. Con il presente Pdl si introduce la tutela penale contro
accessi abusivi ad un sistema informatico e telematico,
danneggiamento delle informazioni, frodi informatiche, false
dichiarazioni su identità e altri dati. La disciplina si lega a
obblighi assunti a livello internazionale, in particolare dalla
Convenzione di Budapest del Consiglio d’Europa. Avendo già
introdotto e ratificato l’utilizzo di posta certificata che dovrà
trovare attuazione, in questo contesto riveste particolare importanza
anche questo provvedimento per la copertura di eventuali abusi.
Auspico come in Commissione ampia condivisione e collaborazione.

Roberto Ciavatta, ReteI contenuti sono condivisibili,
bene che ci siamo arrivati. Una volta che introduciamo articoli del
codice penale però poi dobbiamo verificare siano rispettati. Da poco
abbiamo fatto una legge sul commercio on line, abbiamo avuto
inizialmente un problema con la vendita di jemmer, vi invito ora a
cercare on line la vendita di tester a San Marino che altrove non è
consentita. E’ un buco nero. Voteremo a favore di questa legge, ma è
doveroso e necessario che le istituzioni si facciano garanti del
rispetto delle norme penali.

Franco Santi, C10
E’
un testo che è stato ampiamente condiviso in Commissione che
dà giusta attenzione a un settore sempre più in forte espansione.
Voteremo il Pdl. L’aspetto della cultura digitale è molto
importante.

Manuel Ciavatta, Pdcs

E’ un intervento che
colma alcune lacune della nostra legislazione e recepisce alcune
linee richieste dalla Convenzione di Budapest del Consiglio d’Europa
in un contesto come quello attuale, in cui l’informatizzazione è
diventata strutturale nella nostra società.

Gian Carlo Venturini, Segretario di Stato, replica
Gli
interventi confermano le posizioni condivise della Commissione. A
Ciavatta: il parlamento deve fare le leggi e poi ci sono gli
organismi che hanno l’obbligo di farle rispettare. In questo caso è
importante introdurre questa disciplina nel nostro ordinamento e, al
di là degli aspetti evidenziati, è un fatto importante che si vada
a colmare questa lacuna.

 

Comma 11. Presa d’atto delle dimissioni del
Segretario di Stato per il Territorio e l’Ambiente, con delega
all’Agricoltura, alle Telecomunicazioni, alla Cooperazione
Economica Internazionale, alla Protezione Civile e ai Rapporti con
l’A.A.S.L.P. e sua sostituzione (ai sensi dell’art.3 della Legge
Qualificata n.184/2005)/53 iscritti a intervenire

Antonella Mularoni, segretario
di Stato dimissionario
E’
passato quasi un mese dalle dimissioni, le loro ragioni e quelle del
ritiro della delegazione di Ap sono già state evidenziate sui
giornali. Quest’Aula è comunque la sede istituzionale propria per
fare alcune valutazioni, Ap aveva sollevato da tempo in maggioranza
le sue preoccupazioni e l’auspicio per una maggior incisività
del’azione di governo, ci sono state richieste di verifiche di
governo. Non rinneghiamo le cose buone fatte in questa legislatura,
ma la critica che rivolgiamo sono per le cose non fatte e per i tempi
troppo lunghi di deliberazione. Oggi viviamo un momento storico
diverso dal passato, tutti siamo consapevoli delle difficoltà del
momento, ci ha diversificato quali erano le strade che potevano
condurci a risolvere i problemi. Noi riteniamo di esserci comportati
con lealtà con gli ex alleati, tutte le difficoltà sono state fatte
presenti nelle sedi preposte e non andando sui giornali. Non ci si
può dire che i campanelli di allarme in maggioranza non ci sono
stati. Negli ultimi mesi, a fronte delle preoccupazioni manifestate,
paradossalmente il livello di litigiosità in maggioranza è
cresciuto invece di diminuire. A luglio abbiamo assistito in
Consiglio a situazioni paradossali, con attacchi dalla maggioranza a
rappresentanti di governo. Pensiamo non sia una maggioranza in grado
di risolvere i problemi attuali. Ci troviamo poi alla vigilia di
missioni di organismi che vengono a osservarci. Anche da fuori ci si
aspetta che certe decisioni siano assunte, non solo il Paese. Non
voglio dare voti e pagelle, lo faranno gli elettori, ma possiamo
dircelo, c’è una certa insoddisfazione manifestata anche nelle file
di maggioranza e non solo da Ap in molteplici occasioni. Il mio
partito ha deciso che non c’erano più le condizioni di serenità di
lavorare in modo proficuo per il Paese. Un altro anno in questa
situazione sarebbe stato estremamente pregiudizievole per il Paese
che non può permettersi periodi di stasi così lungo. Spesso poi
nell’anno precedente alle elezioni prevale la volontà di non
procedere a riforme e interventi perché possono non essere percepiti
bene dalla cittadinanza e le riforme non si fanno I giochi a questo
punto sono tutti aperti, ci auguriamo che la campagna possa vertere
su programmi e obiettivi e sulle strade per giungere agli obiettivi.
Abbiamo letto che probabilmente si andrà alle elezioni il 13 o il 20
novembre, aspettiamo la Reggenza. Ci accingiamo ad ascoltare il
dibattito con grande attenzione. Mi auguro il prossimo Consiglio
Grande e Generale possa esprimere le esigenze manifestate dal Paese
che noi in questa legislatura non siamo stati in grado di
rappresentare pienamente. Il mondo cammina a velocità supersonica e
la politica sembra voler tornare a schemi vecchi. Quello che la
popolazione deve chiedere alla classe politica e di averne una più
veloce. Come avviene in Paesi comparabili al nostro. E’ vero che
siamo condizionati da un Paese come Italia, ma saremmo capaci di
sposare maggiore snellezza in regime di trasparenza. Credo di aver
lasciato la segreteria di Stato in ordine, con quello che si poteva
fare definito per chi si appresterà al lavoro. Mi auguro questo
Paese possa avere un nuovo governo possibilmente coeso con una
maggioranza altrettanto coesa, in grado di sostenere il governo in
modo più forte di quanto successo in questa legislatura.

Pasquale Valentini, segretario di
Stato per gli Affari esteri

Parliamo di cose non solo
interne, ma di cose attraverso le quali il paese viene letto
all’esterno. Sento il dovere di intervenire. Non nascondo che la
modalità delle dimissioni ci abbia sorpreso e non siano state fatte
tutte le valutazioni del caso: il mattino avevamo fatto il congresso
di Stato ragionando assieme a Mularoni e la sera il suo movimento ha
deciso il ritiro della delegazione. Va dato atto, e Mularoni lo ha
sottolineato, del percorso iniziato dal 2008, che ha attraversato un
momento difficilissimo del Paese. E’ innegabile che il Paese di
allora è molto diverso da oggi che ha acquisito una serie di punti
fermi che ci collocano in modo diverso a livello bilaterale e
internazionale. Non è merito di un singolo, è un risultato
innegabile. Certo nell’ultima fase governo e maggioranza non hanno
dimostrato la capacità di tenere il timone della barca. La decisione
e la determinazione con cui continuare il percorso non hanno avuto lo
stesso livello registrato in altre fasi. Sono riemerse problematiche
che credevamo cacciate indietro, situazioni e proposte che ritornano
malgrado condizioni completamente diverse. Questo mi preoccupa per la
lettura fatta sia all’esterno e che all’interno. Sarebbe stato
diverso con un governo e una maggioranza che dicevano quello che
siamo stati in grado di fare e quali sono i punti su cui ci stiamo
arenando. Ci sarebbe stata chiarezza per i cittadini ma anche per la
maggioranza stessa. Le elezioni non sono una brutta cosa, ma lo sono
quando le si fanno in una situazione di confusione e quando chi ha
facoltà e capacità politica la demanda ai cittadini. Il Paese ha
bisogno di interventi significativi, il percorso non è finito.
Mentre è chiaro quello che il Paese non può più essere, non è
chiaro cosa vuole essere. E’ attraverso il passaggio del negoziato
per l’accordo con l’Ue che San Marino potrà fare chiarezza su
questo. Se pensiamo che rinviando avremo vantaggi ci mangiamo da soli
la terra sotto i piedi. Solo non subendo avremo le opportunità. Nel
momento in cui ci poniamo il problema dello sviluppo di San Marino e
non ci poniamo il problema del sistema bancario ci bruciamo le
possibilità di uno sviluppo economico equilibrato. Da mesi sembra
che sul sistema bancario la politica non sia in grado di esprimersi
su quello che si deve fare. Va interpretato chiedendo a Bcsm di
essere organismo di garanzia di una politica che deve essere fatta da
governo, maggioranza e consiglio.

Luca Beccari, Pdcs

Prendo queste dimissioni non come
scelta personale di Antonella Mularoni, ma del suo partito. Credo non
sia facile maturare scelte di questo tipo. Le motivazioni addotte da
Ap non giustificano il rapporto avuto in questi anni con la Dc.
Abbiamo condiviso per 8 anni governi con un’alleanza ritenuto allora
improbabile, non condividiamo oggi una scelta figlia di un panorama
molto più complesso. In questa legislatura è cambiato qualcosa e
dobbiamo dircelo. Le scelte più profondamente difficili come
approccio sono state fatte nella legislatura scorsa e in questa si
poteva sfruttare il traino di una rete che aveva rotto già alcuni
fronti. In questa si è sviluppata la consapevolezza di non chiudersi
in maggioranza per cercare fronti più allargati. All’inizio bastava
che ‘la Dc che non andasse tanto a cercare in giro’, ma poi succede
che, a un anno dalla legislatura, abbiamo Ap che fonda
RepubblicaFutura, il Psd che costituisce Ssd con Su e LabDem e poi ci
si chiede se questa maggioranza poteva andare avanti . Come Dc
presenteremo le dimissioni, ci auguriamo si arrivi al numero
necessario perché questa legislatura è finita. Il Paese ha tanti
problemi e non illudiamoci che in tre mesi o in più di governo si
risollevavano le sorti del Paese. Come si pone la Dc? Ci sono state
attribuite tante cose, siamo molto scettici. C’è un limite a tutto,
le mediazioni non sempre ci consentono risultati adeguati, è bene
presentarci alle elezioni con scelte chiare e non con programmi
mediati. Il Paese ha bisogno di scelte. Corriamo un rischio nel
farlo. Non chiudiamo la porta a nessuno ma non ci prestiamo a nessun
tipo di gioco politico delle alleanze. Non abbiamo nessuna paura
anche di correre da soli. Così non sarà, con il Ps abbiamo trovato
convergenze importanti, mi auguro di fare un percorso assieme su
contenuti e programmi. Il resto è solo un pezzo di storia che
possiamo archiviare nel più breve tempo possibile.

Paolo Crescentini,
Ps
Nelle parole della Mularoni ho sentito amarezza, ma anche
poca convinzione per la scelta fatta. E’ una mia considerazione. Mi
aspettavo un intervento diverso. Questa crisi di governo è stata da
tempo percepita dal Partito socialista. Ap richiama all’esigenza di
un governo allargato. In 10 anni di governo ha provato esperienze con
tutti i partiti. Forse è proprio Ap a essere incompatibile con il
ruolo di governo. E’ stata Ap a mostrare che il governo era debole,
chiedendo verifiche di maggioranza. Mancava fiducia. E’ difficile
far credere che le colpe erano di altri. Le nostre linee telefoniche
sono deboli, le colpe non sono nemmeno tutte sue, segretario. Abbiamo
sentito parlare di sviluppi, ma mi sembra che siamo fermi all’anno
zero.
Pdcs e Ps saranno dalla stessa parte. Non servono 50
consiglieri in maggioranza per dare risposte al Paese. L’importante
è dare un’idea di dove si vuole andare. Stare fermi è peggio che
prendere una decisione sbagliata. Sicuramente le difficoltà maggiori
erano del precedente governo. Noi lo abbiamo riconosciuto,
dall’opposizione. Questo governo doveva cavalcare l’onda del
governo precedente, soprattutto per il rilancio economico. Non c’è
mai stato un progetto pronto in questo senso. La maggioranza e il
governo devono prendersi la loro responsabilità.

Nicola Renzi, ApSpiegherò le ragioni della nostra
scelta. Questo è un momento difficile e complesso per il Paese. La
scelta di Ap si capisce guardando la legislatura. E’ stata un vero
e proprio unicum. E’ esplosa la questione morale. La verifica di
governo è stata impostata sui contenuti e su una assunzione di
responsabilità. Abbiamo ottenuto l’uscita dalla black list.
Abbiamo portato a termine la riforma Igr. E’ stato concretizzato il
progetto del Polo della moda. E’ diminuita la spesa corrente. Siamo
riusciti a fare delle leggi che hanno consentito al tribunale di
operare ampiamente. Chi disconosce queste cose non legge la realtà.

C’è stato poi un blocco nella maggioranza, su temi non banali
come il futuro del sistema bancario e finanziario, l’autonomia di
Banca centrale, una possibile riforma del sistema previdenziale. Gli
ostacoli sono meno difficili di quelli della passata legislatura. Ma
sono più divisivi. Uscire dalla black list era un risultato semplice
da comprendere, anche se non da conseguire.
Un problema del
Paese: le situazioni non si affrontano per quello che sono, ma anche
con retro-pensieri. Con domande come: chi o cosa c’è
dietro?
L’auspicio è che il confronto possa essere fatto, a
tutti i livelli, in modo tale da guardare ai contenuti e alle
proposte. Sarà necessario aggredire le emergenze. In campagna
elettorale spero non si vogliano tentare scorciatoie. Serve arrivare
a un grado di consapevolezza precisa nella popolazione. Non esistono
problemi che vanno taciuti per essere meglio risolti.
Una
coalizione ampia in questo momento non avrebbe avuto grandi successi
elettorali. Da adesso bisogna andare avanti. Sono contento che venga
accelerato l’iter per lo scioglimento del Consiglio. Bisogna far
capire alla cittadinanza che questo momento grave ha delle soluzioni
possibili. Per raggiungerle servono scelte coraggiose, tempestive e
consapevoli.

Marco Arzilli, segretario di Stato all’IndustriaI
cittadini dovranno dare al Paese un governo nato con presupposti
nuovi. Non voglio sminuire le dimissioni della Mularoni, ma non
voglio ragionare su cosa si poteva fare o cosa si è fatto. Abbiamo
lavorato insieme per 7 anni. Non ho intenzione di rinnegare quel
periodo. Fatico a sentire dire che è stato tutto sbagliato. Abbiamo
cercato di mettere il Paese nella condizione di avere un futuro.
Ci
sono sempre logiche e strategie politiche dietro alle scelte. Questa
maggioranza non c’è più. La politica deve recuperare il rapporto
con i cittadini. Ap ha aperto la crisi, si va a elezioni, ci sarà un
nuovo governo. Ci auguriamo, ma non sarà così, che il tono della
campagna elettorale sia costruttivo e non distruttivo. Noi
Sammarinesi sa con chi non ha intenzione di confrontarsi. Le grandi
coalizioni sono belle a parole, in alcuni Paesi hanno funzionato, in
altri sono state un disastro. Se aumentano i numeri può aumentare la
litigiosità. Nessuno può negare che l’Aula in certi momenti ha
mostrato di essere degna del mandato elettorale, in altri no.
Lasciamo un Paese migliore rispetto a quello del 2008.

Andrea Zafferani,
C10
Finalmente San
Marino si libera di questo governo, che conclude la sua avventura con
un bilancio deludente. Alla voce delle riforme strutturali c’è
solo quella Igr. E’ stata complicata la vita a imprese e cittadini.
E’ stata la legislatura delle cose presentate come imminenti, che
però non sono mai arrivate. E’ stata la legislatura del governo
che lavorava senza dialogo fra i segretari di Stato. Il Pil è fermo,
la disoccupazione preoccupante. San Marino rischiava un anno e mezzo
di immobilismo a causa dei litigi interni alla maggioranza.
La
maggioranza è dilaniata fra chi dice che le cose vanno bene e chi
dice che ci sono cose da risolvere con risolutezza e capacità di
confronto. Siamo contenti dell’apertura della crisi di governo.
Tutti sono focalizzati sul toto-coalizione. Giocare al “chi va con
chi” è lo sport nazionale. Si pensa alle alleanze e non alle
proposte concrete sulle cose da fare e sul metodo da condividere. E’
un paradosso tutto nostro.
Nella prossima legislatura servono
riforme serie, proposte da coalizioni con visioni comuni. Serve una
coalizione che imposti un metodo basato sulla trasparenza e il
confronto fra governo e maggioranza, fra maggioranza e opposizione,
fra maggioranza e cittadinanza.
Dobbiamo ripagare i debiti
contratti dallo Stato. Portare il bilancio in avanzo e realizzare
politiche di sviluppo e investimento. Per noi è importante una
riduzione delle imposte alle imprese. Occorre sviluppare la rete
telefonica e internet. Servono infrastrutture che possono dare
lavoro, come interventi in materia energetica e fognaria, che sono
una priorità. Servono investimenti sulla formazione delle risorse
umane. Serve un intervento immediato di sburocratizzazione,
l’estensione dell’orario di apertura degli sportelli degli
uffici. La prossima maggioranza dovrà affrontare le riforme,
rivedere il meccanismo di funzionamento della Pa nella direzione di
una sua managerializzazione, premiando il merito a tutti i livelli.
Va riformato il sistema previdenziale. La Sanità va rivista e
ripensata. Sullo sfondo ci sono i problemi dei crediti non
performanti, grande rischio per il Paese. 

Maria Luisa Berti, NsQueste dimissioni hanno una
valenza politica, non a caso oggi affrontiamo questo punto
dell’ordine del giorno. Non possiamo fare altro che prendere atto e
procedere con gli adempimenti che devono conseguire. Non faccio la
lista di quanto fatto e non fatto dal governo, o di quello da fare in
futuro. Non darò voti e non farò pagelle. Quello lo faranno gli
elettori e i cittadini. E’ stato detto che una delle cause della
decisione è stata la litigiosità della maggioranza. La litigiosità
c’era anche prima dell’approvazione della legge di protezione
degli investimenti. Ma le dimissioni sono arrivate dopo.
Cosa
fare ora di fronte a queste dimissioni? Non ci sono le condizioni per
andare avanti, formalizzeremo le dimissioni dalla nostra carica di
membri del Consiglio. La nostra raccomandazione è che da oggi si
apra una fase caratterizzata da senso di rigore e correttezza.
Nell’ultimo anno di legislatura avrei voluto portare a compimento
tanti interventi.

Nicola Selva, UprBisogna guardare al presente, guardare
avanti. Il Paese è fermo, il governo si era fermato. Di cose ne
faceva, ma non sempre utili. Ho ascoltato l’intervento del
segretario Mularoni. Sono stupito dello stupore di chi dice: perché
questa crisi? Ne abbiamo prova da tempo. La maggioranza non c’era
più. I provvedimenti erano sostenuti dall’appoggio di alcune parti
dell’opposizione. In questi mesi ho visto tanti decreti. Niente
aveva a che vedere con quello che serve al Paese, cioè interventi
che danno segnali di sviluppo, speranza ai giovani. Questo mancava e
questo manca oggi. Allora dico: perché andare avanti? Le scelte non
venivano prese e i problemi non venivano risolti. Il Congresso di
Stato era quasi una vetrina di singoli segretari che volevano essere
presenti sui media. Si pensava solo a tanta comunicazione per
ottenere un consenso elettorale. Sui temi bancari e finanziari non
c’era condivisione.
Si devono dare risposte sui crediti non
esigibili. Chi ha chiesto di trovare una larga intesa per affrontare
pochi problemi per mettere in sicurezza il Paese ha fatto bene. Le
soluzioni non sono nelle tasse e nel vendere le residenze. Upr
seguirà con attenzione gli sviluppi della crisi. Ci sono temi e
situazioni che rischiano di mettere a repentaglio lo stato della
finanza del Paese. Su questi temi si devono trovare condivisioni. Chi
è nel giusto e nell’onestà avrà le giuste gratificazioni, in
termini politici ed etici.

Andrea Belluzzi, PsdNon voglio entrare nel merito
dell’opportunità della scelta di Ap. Comprendo una parte di
ragioni. Ap ha sollecitato in più di una ripresa una maggiore
coesione. Non può però dire che il distacco è solo colpa della
maggiorana parlamentare. A chi dice che il governo lascia solo
debiti, ricordo che lascia anche un Paese in white list. Noi abbiamo
tenuto in sicurezza i conti del Paese.
Rivendico la paternità del
nostro partito sull’ipotesi della grande coalizione che potesse
ragionare su numeri importanti. Ci sono ragioni politiche di
opportunità per creare una coalizione con la forza di non essere
messa sotto scacco dall’individualismo. I temi di una coalizione di
questo tipo devono essere fondati sulla condivisione e sulla
coesione. Una modalità importante sarà quella di comprendere che la
valorizzazione del patrimonio immobiliare sarà importante per i
crediti non esigibili. I crediti riscuotibili vanno riscossi. Bisogna
evitare derive giustizialiste, le azioni legali tout-court.

Stefano Canti, PdcsNegli
ultimi decenni i governi costituiti non riescono a giungere a fine
legislatura, ma si sono interrotti prima.I traguardi raggiunti
da questo governo sono tanti, uscita black list,ingresso white list,
riforme, Pst, polo moda e tanti altri provvedimenti. Recentemente le
cose sono cambiate, Ap ha aperto la crisi senza effettuare un ultimo
confronto con gli alleati per scongiurarla. Rispetto la scelta di
Ap, ma non la condivido, come penso non sia stata condivisa da tutto
il movimento. Mi preme sottolineare come la coesione di governo e
maggiorana iniziale sia stata minata da personalismi e
trasversalismi. Ap ha detto che overno e maggioranza sono rimasti
fermi al palo, ma il clima pre-elettorale è iniziato per i
trasversalismi interni e per la nascita di nuovi soggetti. Anziché
ritirare la delegazione, governo e maggioranza avrebbero dovuto
sedersi al tavolo per definire i provvedimenti da mettere in atto da
qui a fine legislatura: su sistema bancario, riforma mercato lavoro,
bilancio previsionale. Questo andava fatto con senso di
responsabilità da parte della coalizione Bene comune ma i
trasversalismi e personalismi hanno preso il sopravvento. Fare
politica significa interessarsi dei problemi di tutti, scegliersi,
mettersi in discussione, individuare i provvedimenti necessari al
Paese e adottare provvedimenti che possano ridare fiducia e risposte
ai cittadini. La politica tornerà ad essere credibile nella misura
in cui non prevarranno i personalismi. Non ci resta che rassegnare le
dimissioni e poi, con un programma chiaro e dettagliato chiedere
fiducia alla cittadinanza per rilanciare nella prossima legislatura i
provvedimenti da adottare per il Bene del Paese.

Simone Celli, LabDem
Mularoni ha rassegnato le
dimissioni oltre un mese fa, aver atteso tutto questo tempo per il
dibattito consigliare mi pare in fortissima contraddizione rispetto
agli appelli al ‘fare in fretta’ uditi oggi in aula. Qualcosa non
torna. Questi appelli sono stati fatti da autorevoli esponenti di
governo e maggioranza. Ap di fatto ha istituzionalizzato una crisi
conclamata già diverso tempo fa. Il governo aveva spento la sua
spinta propulsiva da molto prima. E concordo che un altro anno in
questo modo non poteva essere tollerato da San Marino. La scelta di
Ap non mi ha sorpreso e ha rappresentato la logica conseguenza di
rapporti fortemente deteriorati tra governo e maggioranza e
all’interno della stessa maggioranza. Oggi cadere dal pero e dire che
‘si poteva andare avanti’ mi sembra una valutazione quantomeno
superficiale e irrispettosa di quello che abbiamo visto in Aula
negli ultimi tempi. Le condizioni per governare di Bene comune sono
venute meno. Non ho paura a riconoscere che non tutto di questi 4
anni siano da buttare via. Tuttavia, sostenere che dal 2012 ad oggi
il Paese stia meglio è una valutazione azzardata. Il Pil cresce di
‘zero, qualcosa punti percentuali’ di fronte alla perdita di oltre 30
punti percentuali. E’ una crescita insoddisfacente e che non ci fa
uscire dalla recessione. Non è stato raggiunto l’equilibrio
strutturale del bilancio dello Stato. Sono servite manovre
straordinarie per permettere al governo di raggiungere risultati
dignitosi. La situazione è tutt’altro che rosea per il settore
bancario. Tutto ciò mi fa dire che Bene comune lascia un’eredità di
situazione del Paese molto pesante. Delle componenti non hanno
esitato a dire che è una situazione di emergenza. Da questa base è
partita la proposta di lanciare una grande coalizione. Per la
consapevolezza del difficile momento del Paese e della complicatezza
delle scelte da prendere in prospettiva, si è ragionato su ipotesi
per un largo consenso politico e sociale. E’ un’ipotesi di buon
senso. Dalla Dc si è parlato di impossibilità a procedere a
situazioni mediate. Legittimamente la Dc vuole una coalizione di cui
abbia la Golden Share, con cui imporre la sua visione di società, un
monocolore Dc arricchito da satelliti. Questa è la vocazione che
emerge dalla Dc. E’ una posizione che però deve essere oggetto di
attenta riflessione politica da parte di chi è impegnato a dare
unità all’area socialista riformista. Sono d’accordo con chi
sostiene che le prossime coalizione devono essere basate su un forte
coesione programmatica, è ovvio. Siccome si ragione di contenuti ne
metto uno: garantire la piena separazione poteri Non vorrei che
diversamente si nascondesse un desiderio di ritorno al passato e di
restaurazione.

San
Marino, 23 AGOSTO 2016/01

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