Consiglio Grande e Generale. Seduta di mercoledi’ 24 agosto. Mattino. SMNA

Consiglio Grande e Generale. Seduta di mercoledi’ 24 agosto. Mattino. SMNA

COMUNICATO
STAMPA

CONSIGLIO
GRANDE E GENERALE 22-31 AGOSTO

MERCOLEDI’
24 AGOSTO – MATTINA

Nella seduta odierna, il Consiglio Grande e Generale
prosegue i
l
lungo dibattito al
Comma
11
,
ovvero la Presa d’atto delle dimissioni del Segretario di Stato per
il Territorio e l’Ambiente
Antonella
Mularoni

a cui risultano 53 iscritti a intervenire. Al centro del confronto
della mattina, lo scontro tra alleati ed ex alleati di Bene comune
che si rimpallano le responsabilità per il termine anticipato della
legislatura.
Vladimiro
Selva, Psd,
si spinge fino a denunciare una
“volontà intimidatoria” emersa nell’ultima fase, nei confronti
del suo partito. Sollecitato dagli alleati a dare garanzie sulla
prossima legislatura,“il Psd non ha dato risposte- spiega così il
consigliere- perché voleva capire cosa fare in quella in corso, a
quel punto sono arrivate bordate sulla segreteria alle Finanze e
Banca centrale”. D’altra parte,
Francesco
Mussoni
,
segretario di Stato per la Sanità punta il dito contro Ap e, in
particolare, contro il consigliere Mario Venturini. “Sulla sanità
dal primo gennaio 2015, dal momento in cui c’è stata la
fuoriuscita di un membro serio del comitato esecutivo, Ap ha iniziato
la sua battaglia- manda a dire- Mario, tu hai usato il tuo partito
per attaccare”. Anche il segretario di Stato T
eodoro
Lonfernini

bacchetta gli ex alleati: “Nelle responsabilità ci si sta dentro e
non si esce per ragioni di parte o politiche”. Non solo, Lonfernini
lamenta che Ap abbia fatto saltare un “crono-programma che
conosceva bene”, legato alla risoluzione delle questione bancarie e
finanziarie e alla legge di bilancio. Si unisce alle bordate nei
confronti di Ap,
Alessandro
Cardelli
, Pdcs,
secondo cui “la volontà di costruire un progetto politico
alternativo alla Dc era da molti mesi nella testa vertici di Alleanza
popolare”. Un altro segretario di Stato,
Iro
Belluzzi,

si rammarica per il fatto che la crisi di governo impedisca la
realizzazione della riforma del mercato del lavoro: “Quanti
progetti- si chiede- non vedranno la luce nonostante l’impegno
profuso finora? Saranno scritti sulla carta ma non verranno
realizzati”.
Quindi
Matteo
Fiorini
,
Ap, prende le difese del suo partito: “Si è voluto far passare il
gesto di Ap come un capriccio o una vendetta- manda a dire- questa è
la strategia del fango”. Mentre
Valeria
Ciavatta
,
Ap, spiega come “la litigiosità abbia toccato limiti paradossali
nell’ultima seduta del Consiglio”, per questo il suo movimento ha
ritenuto “necessario accelerare il chiarimento per aprire una nuova
fase”.
Dall’opposizione proseguono le stroncature sull’attuale
governo:
Matteo
Zeppa
,
Rete, rimarca come “in questi ultimi 4 anni l’anima conservatrice e
quella riformista di Bene comune non abbiano fatto nulla- osserva-
Fitch parla chiaro, il sistema economico non va”. Mentre
Augusto
Casali, Ps
,
si dice sicuro che questo sia stato “uno dei peggiori governi degli
ultimi anni”. Infine,
Luca
Santolini,

C10, guarda avanti: “Cittadinanza attiva è stata l’unica
alleanza rimasta in piedi. Siamo convinti della necessità di
ripartire da lì, non dalle grandi coalizioni”. Il dibattito al
comma 11 proseguirà nella seduta pomeridiana.

Di seguito un estratto degli interventi odierni.

Comma 11.Presa d’atto delle dimissioni del
Segretario di Stato per il Territorio e l’Ambiente, con delega
all’Agricoltura, alle Telecomunicazioni, alla Cooperazione
Economica Internazionale, alla Protezione Civile e ai Rapporti con
l’A.A.S.L.P. e sua sostituzione.

Vladimiro Selva, Psd
E’ opportuna una disponibilità
di collaborazione per quanto successo con il terremoto. Vengo
all’ordine del giorno. Mularoni ha svolto il suo compito con il
massimo impegno durante il suo mandato. Le riconosco capacità e
fedeltà al mandato assegnato da quest’Aula. Le dimissioni non sono
state una valutazione autonoma, ma una scelta del suo partito,
legittima. Ci sono state delle difficoltà nella maggioranza negli
ultimi mesi, ma è forse un anno e mezzo che ci sono difficoltà nel
portare avanti il programma sottoscritto nel 2012. La prima fase
della legislatura era di slancio proficuo. La legge sullo sviluppo, a
riforma fiscale, i riconoscimenti internazionali. Da un certo momento
alcune priorità hanno iniziato a essere messe in discussione, non
palesando una contrarietà, ma con richieste di approfondimenti e
continui rinvii. Mi riferisco all’Igc, alla riforma del sistema
previdenziale. Al Psd sono state richieste garanzie sulla prossima
legislatura. Sembravano nascondere una volontà di chiudere quella in
corso. Sulla tempistica devo fare una critica: c’è una vicinanza
fra la chiusura di progetti come il Polo della moda e il ritiro della
delegazione. Il Psd non ha dato risposte sulla prossima legislatura
perché voleva capire cosa fare in quella in corso. A quel punto sono
arrivate bordate sulla segreteria alle Finanze e Banca centrale.
Forse c’era una volontà intimidatoria, chi utilizza questi
strumenti non fa il bene del Paese. Il sistema bancario e finanziario
è alla base di questa crisi politica che si è venuta a creare. La
presenza della politica nel sistema bancario e finanziario è il
problema del Paese. La politica, con quel sistema, ha relazioni
troppo forti. Non c’è mai stata una reale autonomia di Bcsm nella
gestione del sistema. Oggi ci ritroviamo sulle pagine dei giornali
importanti italiani, paragonati a Cipro e alla Grecia. Credo ci debba
essere preoccupazione. Il nostro partito deve sfidare le forze
politiche sulla volontà di risolvere quei problemi. Tutti si
aspettano dal Psd posizioni definitive. Credo ci sia invece ancora
molto da fare per capire la situazione. E’ necessaria una
condivisione ampia. Serve un’autonomia ben confinata dei poteri
dello Stato, non ci devono essere ingerenze improprie, che sono il
male dal quale il Paese va curato. Ci saranno da fare sacrifici, il
Paese lo deve sapere. Non ci saranno tante risorse da elargire come
in passato. Ci sono macigni pesantissimi sulle nostre teste. Se
qualcuno pensa che questa sia una situazione normale, farà fatica a
dialogare con noi.

Matteo Fiorini, Ap
Cercherò di spiegare ai cittadini
che ci ascoltano alla radio, e all’Aula, i motivi che hanno spinto
Ap ad aprire la fase di crisi istituzionale. Con i comunicati stampa
non è possibile spiegarlo appieno. Si è voluto far passare il gesto
di Ap come un capriccio o una vendetta. Questa è la strategia del
fango. L’ultimo Consiglio è stato contraddistinto da un attacco
concentrico della maggioranza, esclusa Ap, a Capicchioni. Selva l’ha
definita una intimidazione. Qualche mese prima Marco Gatti ha
infastidito il Psd dicendo che da qui a fine legislatura era inutile
parlare di riforme. Igc e pensioni sono temi divisivi. Mi risulta che
qualcuno faccia in modo di non arrivare alla legge sulla carriera
diplomatica perché non c’è condivisione nella maggioranza. C’è
la vicenda Sanità, è stata gestita in maniera grottesca. La
Consulta ha detto cosa non andava. La Commissione ha determinato un
odg e il governo se ne è infischiato riconfermando i vertici
dell’Iss. Mularoni era contraria e l’ha fatto mettere a verbale.
A chi risponde il governo? Il Consiglio aveva fatto un odg che
impegnava il governo. Non era un impegno morale. Questo è il sale
della democrazia. Sono iniziate le grandi manovre. Il Psd, il Pdcs e
Ap hanno iniziato rapporti con partiti di opposizione. Mi pare
evidente che a marzo si sarebbe votato. C’è differenza fra
novembre e marzo? Sì. E’ fra avere la prossima legge di bilancio
fatta da un governo che litiga su tutto o fatta da un governo forte
che ha appena vinto le elezioni. Ciò ha determinato la scelta di Ap.
Si parla di equità. Questo governo chiese all’unica classe di
cittadini che non ha pagato il prezzo della crisi, cioè i dipendenti
pubblici, un 1,5%, cioè 30 euro per chi ne guadagnava 2 mila, per
aiutare il fondo degli ammortizzatori sociali, i disoccupati. Un anno
dopo, senza che ci fossero state proteste, il governo, per ragioni di
consenso, e qui faccio autocritica perché potevo fare un
emendamento, non ha confermato la misura.

Francesco Mussoni, segretario di Stato alla Sanità
Le
dimissioni della Mularoni hanno rotto un vaso. Dobbiamo prendere atto
della fine di Bene comune. Ciò non ci deve spingere a rinnegare il
nostro passato. Siamo stati assieme quasi 4 anni, abbiamo raccolto un
Paese in una situazione difficile. Sono d’accordo con chi dice che
il Paese non è in una situazione semplice, ma non è in una
situazione da unità nazionale. Ci sono state meno risorse. Non è
stato semplice. C’è stato un problema di interlocuzione fra
maggioranza e governo. Ma l’unità di intenti fino a qualche mese
fa c’era. Poi sono partite delle azioni politiche. Tutto era
lecito, ma le iniziative politiche volte a creare Ssd e Repubblica
futura hanno aperto delle tensioni. La crisi era annunciata, è vero.
Sulla Sanità, è normale che una Commissione consiliare, dopo che il
segretario di Stato annuncia le dimissioni dei 3 dirigenti nelle mani
del Congresso, continui a lavorare per un odg per chiedere le
dimissioni subito? Questa azione politica sulla Sanità è grottesca.
La crisi forse si poteva gestire in una modalità diversa. Questo è
un atto di preparazione a un’alternativa politica che qualcuno ha
voluto creare in questi mesi. Spero che si cerchi di uscire dagli
attacchi personali, ho ricevuto 3 comunicati stampa contro di me,
un’interpellanza. Vi sembra normale? Facciamo ordine e cominciamo a
dire che la politica dei veti deve finire. Nella Sanità dal primo
gennaio 2015, dal momento in cui c’è stata la fuoriuscita di un
membro serio del comitato esecutivo, Ap ha iniziato la sua battaglia
sulla Sanità. Mario, tu hai usato il tuo partito per attaccare. I
problemi del Paese non sono nella Sanità, ma nel bilancio, negli
Npl.

Gian Franco Terenzi, Pdcs
Il Paese viene messo in una
situazione di incertezza. Serviva invece dare corpo a rimedi alle
emergenze. Dobbiamo ammetterlo: la maggioranza ha deluso chi l’aveva
sostenuta mostrando i suoi limiti con una gestione precaria,
soprattuto nel settore economico e finanziario. La responsabilità è
di tutta la colazione, anche di Ap, che non può, con le dimissioni,
sottrarsi alla responsabilità. La nostra volontà è di operare per
gli interventi necessari per la stabilità economica e sociale del
Paese, evitando ammucchiate che non favoriscono il raggiungimento
dell’obiettivo prefissato. Mi sia consentito di indicare i settori
che presentano forti criticità. L’economia non dà segni di
ripresa, la disoccupazione registra percentuali elevate, il sistema
previdenziale viene messo in crisi fino al punto di dubitare sulla
sua sussistenza, l’accumularsi del debito pubblico è preoccupante,
l’inasprimento fiscale colpirà ogni settore economico. La Sanità
rischia di capitolare nella confusione. La spesa per l’impiego
pubblico deve essere ridimensionata in maniera significativa, anche
riducendo l’orario di lavoro e riorganizzando gli uffici. Sulle
banche serve un accordo con Banca d’Italia per la piena
collaborazione in questo settore. Sosteniamo invece una Banca
centrale costosa e inefficace. Le sofferenze della banche hanno
raggiunto livelli insostenibili. La prossima maggioranza in via
principale dovrà dare vita a un governo in grado di affrontare le
problematiche dello sviluppo economico. Il lavoro dipendente andrà
regolamentato, andranno creati posti di lavoro. Sul Polo della moda
non posso nascondere le perplessità. La Smac deve essere riportata
alla finalità di favorire il commercio. Deve essere rilanciato il
turismo, che negli ultimi anni si è ridotto notevolmente, anche in
termini di poca propensione all’acquisto dei nostri prodotti. Ci
sarà la monofase, o l’Iva? Un progetto di prospettiva va lanciato.
Potremmo pensare a un casinò quale punto di forte attrattiva.
Permetterebbe ai nostri servizi e al nostro commercio di crescere in
qualità e quantità. E’ la mia posizione personale. Occorre una
riforma che attribuisca responsabilità gestionali al governo sotto
il controllo del parlamento.

Luca Santolini, C10
Mussoni sposta l’attenzione dalla
sua incapacità politica. Mai alcuna critica è stata accolta con
umiltà. Sembra ci sia sempre un disegno politico dietro. A me non
piacciono le fasi pre elettorali. Si sviluppa una demagogia che
surclassa la discussione sui temi. Il governo ha perso la sua spinta
propulsiva da anni. Siamo fermi da tempo sulle emergenze del Paese.
Ci sono veti reciproci. Le elezioni sono pre condizione per un
cambiamento, prima di tutto, di metodo. Vanno portate avanti le
riforme che tutti riconoscono come necessarie. Va spostata
l’attenzione dalle persone ai progetti, ma sarà difficile con la
preferenza unica. Serve un messaggio di cambiamento e discontinuità
con questa legislatura, caratterizzata da dimissioni, vicende
giudiziarie. Dobbiamo dire ai cittadini che la politica ha voglia di
cambiare passo e cambiare pelle. I programmi non possono non partire
dalle emergenze. Alcuni temi erano e sono tabù. Per esempio gli npl.
Deve nascere un’agenzia per lo sviluppo. Serve una riforma
istituzionale. Oggi di fronte ai problemi i leader dicono che non
condividono la chiusura anticipata della legislatura. Dov’è la
coerenza in tutto ciò? La grande coalizione non è la soluzione. I
fondi pensione sono in deficit, il debito pubblico aumenta. Questo è
un momento fondamentale. Il tempo per i giochini politici è finito
da un po’. La politica deve riprendere credibilità. Cittadinanza
attiva è stata l’unica alleanza rimasta in piedi. Siamo convinti
della necessità di ripartire da lì, non dalle grandi coalizioni.

Alessandro Cardelli,
Pdcs
Credo
che le ragioni di Ap si possano ritrovare dal 12 novembre 2012,
quando appena scrutato il risultato elettorale, si accorse che si era
dimezzato. Da qui nascono i mal di pancia e i malumori di Ap che si
sono acuiti nell’ultimo periodo. Io ricordo che da Ap, più che
proposte, sono arrivati veti. Vedo contraddizioni tra quanto detto e
fatto. Da un lato si dice che si litigasse molto in maggioranza,
dall’altro Ap lancia, appena staccata la spina, la proposta di un
governo di unità nazionale. Ma se davvero emergesse ci fossero
problemi, la soluzione era staccare la spina oppure mettersi al
tavolo, come dice la Dc, e andare alle elezioni nell’anno nuovo,
risolvendo il problema finanziario e con una legge di bilancio? Credo
Ap puntasse a una coalizione senza Dc, lo si vede dall’atteggiamento
ultimi mesi di Ap e di altri partiti. Ma prima viene l’interesse del
Paese, poi del partito. Perché due partiti così diversi come Ap e
Upr hanno deciso di unirsi? Perché Su punta ad avvicinarsi ad Ap? La
volontà di costruire un progetto politico alternativo alla Dc era da
molti mesi nella testa vertici di Ap.

Augusto Casali, Ps
Sono
convinto questo sia stato uno dei peggiori governi degli ultimi anni.
Immobilismo, incompetenza imbarazzante: l’impressione è che sia
stato un governo fermo in attesa di chissà che cosa. E’ durato
anche troppo, se ne doveva andare prima. Solo che l’opposizione ha
rinunciato al ruolo assegnato di fare opposizione vera, gli attacchi
alla maggioranza sono infatti venuti soprattutto dalla maggioranza.
La legge elettorale andrebbe cambiata e forse ci si doveva pensare
prima, perché non garantisce stabilità e obbliga il Paese a tenersi
un governo incapace e inefficiente.
Oggi la situazione resta
confusa, ci sono variabili e incognite che rendono nebbiosa la
situazione. La soluzione della Grande coalizione non è utile al
Paese. Per uscire dalla crisi occorrono coalizioni coese, ma il
cemento devono essere le cose da fare e il sapere come devono essere
fatte. Bisogna dire ai cittadini perché ci si mette insieme, se no,
non possono avere fiducia delle chiacchiere. E’ l’unica strada. Come
Nuova San Marino siamo disponibili se ne vale la pena, non possiamo
permetterci un altro giro a vuoto.

Remo Giancecchi, Pdcs
Abbiamo
due strade da prendere, la maggioranza di unità nazionale proposta
da Ap, o sciogliere il Consiglio e andare prima possibile a nuove
elezioni, per avere una nuova maggioranza coesa. Siamo alle porte di
una Finanziaria che è importante per dare risposte al Paese. Sono
contrario a governi di unità nazionale, non si risolvono problemi
con maggioranze allargate. Per far le cose infatti non servono ampie
maggioranze, ma una maggioranza coesa che porti avanti le sue idee.
Gli elettori devono chiarire qual è programma di governo e quali
sono le strade percorrere per arrivare alle finalità. La mia idea è
di sciogliere il Consiglio prima possibile e andare alle lezioni.

Valeria Ciavatta, Ap
Dover
spiegare dopo un mese le ragioni della nostra scelta sembra
anacronistico. Ma alcuni consiglieri di maggioranza hanno voluto
travisare la nostra posizione e persino il nostro impegno in questa
legislatura, cosa che considero deprecabile. Di ‘giovani-vecchi’ il
Consiglio e il Paese non hanno bisogno. Ha spiegato bene Fiorini che
la scelta di Ap di ritirare le delegazione è stata solo la
decretazione di una situazione di fatto che perdurava da tempo e
l’accelerazione di una crisi già in corso. Lo scopo, forse da
kamikaze, era quello di consentire a un nuovo governo e ad un nuovo
Consiglio, legittimati dal passaggio elettorale, di affrontare
situazioni emergenziali per il Paese. Questo governo ha fatto
emergere luci e molte ombre, improduttività. Gli alleati avevano
ipotizzato di svolgere le elezioni in primavera, anticipando di pochi
mesi la scadenza naturale della legislatura, per affrontare nel
frattempo temi importanti come Npl e leggi di bilancio. Ma avremmo
potuto fare una legge di bilancio con emendamenti populisti da parte
membri di maggioranza, solo per garantirsi visibilità nella
popolazione, come già accaduto l’anno scorso? Il consigliere
Cardelli ha detto che noi abbiamo posto solo veti, dove è stato
tutti questi anni? La sua è una lettura semplicistica da comizio di
sezione. Gli organismi di Ap hanno sempre detto che un governo deve
andare avanti se è in grado di fare il suo lavoro e portare
risultati. Nella nostra uscita da maggioranza e governo non abbiamo
accusato nessuno, abbiamo fatto la proposta di unità nazionale
perché riteniamo che gli equilibri attuali siano da disequilibrare,
se vogliamo veramente essere fedeli al documento della verifica di
governo. La litigiosità ha toccato limiti paradossali nell’ultima
seduta del Consiglio e abbiamo ritenuto necessario accelerare il
chiarimento per aprire una nuova fase.
Su Carisp avevo un
presentato un Odg che non verrà discusso. Recentemente è stata
consegnata una relazione sugli assetti partecipativi dello Stato in
Cassa di risparmio. Nonostante l’ordinaria amministrazione, questa
relazione deve essere posta all’attenzione dei gruppi consiliari. Il
Consiglio Grande e generale, ancorché sciolto, può essere
riconosciuto come garante del periodo di ordinaria amministrazione.
Periodo in cui la questione Npl non può essere gestita dalla
politica, alla luce della formazione di coalizioni non sempre animate
dal principio interesse del Paese. Sarà difficile pensare che i
grandi debitori di Cassa possano infatti decidere le sue sorti.
Sembra che la nostra azione sia venuta come fulmine a ciel sereno,
molti hanno ridicolizzato le posizioni critiche di Ap nel corso
legislatura, definendole penultimatum. Mettetevi d’accordo, o erano
stati dati avvertimenti oppure no.

Milena Gasperoni, PsdE’
chiaro che oggi si apre una nuova fase. Siamo chiamati ad esprimere
la nostra visione del futuro. Non sento altro che parlare di nuove e
vecchie riedizioni. Vuol dire che i vecchi partiti che hanno avuto
responsabilità di governo devono essere esclusi dalla competizione?
Sono i partiti o le persone a fare progetti e fare una nuova o
vecchia edizione? Oggi più che mai la differenza la faranno le
persone e non le sigle che necessitano di nuovi contenuti e
significati per ridare coesione sociale alla popolazione. E’ giunto
il momento di fare un salto di qualità e cominciare a parlare di
come si vogliono risolvere i problemi, invece ho sentito solo
l’elenco dei problemi. Ci troveremo ad affrontare lo stesso problema
ma ad avere soluzioni diverse. Sono stanca di sentire strategie
politiche basate su sigle e coalizioni, in cui deve esserci qualche
movimento per avere l’attributo di nuovo. Non sono contraria ai
movimenti, ma non sono la ‘conditio sine qua non’.

Teodoro Lonfernini, segretario
di Stato per il Turismo
Questa
notte è accaduto un fattore straordinario che ha toccato realtà
vicine della Repubblica italiana, dovremmo tutti insieme mandare un
messaggio di solidarietà alle autorità di quelle collettività e
fare in modo che il nostro Paese possa contribuire ad aiutare quelle
comunità. Auspico un ragionamento come Consiglio Grande e
Generale.
Nell’entrare nel tema all’ordine del giorno, mi sento di
fare ringraziamenti ad ex collega Territorio. Le hanno imposto un
gesto suicida dal punto di vista politico e istituzionale. In Aula ho
potuto ascoltare interventi intrisi di demagogia e populismo. Ho
apprezzato tantissimo l’intervento di Francesca Michelotti, abbiamo
violentato completamento le istituzioni del Paese in questi anni,
siamo passati in questa legislatura nel dover vivere 12 dimissioni,
per effetto di contesti giudiziari, e non entro nel merito, e per
aver assunto un ruolo personalistico della politica in cui non ci
riconosciamo più in nessun tipo di gruppo, per cui ognuno diventa
rappresentante di se stesso o comunque di pochi cittadini. Non è
questo l’elemento che contraddistingue la democrazia del nostro Paese
che è rappresentativa e non viene fatta a colpi di referendum.
Abbiamo una legge che ha generato il sostituto del sostituto, è
possibile poter continuare la gestione del paese dal punto di vista
istituzionale in questo modo? Io credo di no. E’ giunto il momento di
rivedere come funzionano istituzioni, lo dovremo fare nella prossima
legislatura. Anche al governo abbiamo avuto defezioni importanti, per
motivi personali, nel caso di Fiorini, e giudiziari per l’ex collega
Felici, e attraversato mari in tempesta allucinanti. Ma non abbiamo
sollevato scudi, ho visto invece un imbarazzo notevole
nell’affrontare passaggi con superficialità. E, nel momento in cui
dovevamo dare la risposta migliore per mantenere viva la nostra
responsabilità, noi usciamo anziché rimanerci dentro. Fate in modo
di ascoltare i cittadini, ci dicono che nelle responsabilità ci si
sta dentro e non si esce per ragioni di parte o politiche. Anche se
ci fosse stato un cronoprogramma annunciato, che Ap conosceva bene,
lo si è fatto saltare. Ovvero affrontare la situazione legata alle
questioni bancarie e finanziarie, a partire dalla collaborazione con
l’organismo preposto, Bcsm, e – altra parte del cronoprogramma- una
gestione vera della legge di bilancio. In particolare, questo atto
doveva di fatto sancire insieme ai tiepidi segnali di ripresa un
concetto economico che riguardasse il Paese non nell’esercizio
ordinario del bilancio ma in prospettiva. La logica è stata invece
la ‘litigiosità’ che, cari amici di Ap, abbiamo avuto in tutta la
legislatura e anche in quella precedente. Ora ci troviamo in chiusura
di legislatura, abbiamo una serie di circostanze difficili per il
Paese, gli stessi pericoli sono vivi e a tutti dobbiamo dare
risposte. Mi auguro che la logica politica esca dalla demagogia e dal
populismo sentita qua dentro ed entri nella pragmaticità che può
concedere di mettere in protezione il Paese. Facciamolo adesso.

Franco Santi, C10Da
tempo avevamo sostenuto il ricorso alle elezioni, dopo il ciclone
giudiziario era infatti necessario ridare voce ai cittadini per una
nuova credibilità delle istituzioni. Siete stati irresponsabili
perché avete determinato ritardi gravissimi per il Paese. Il
prossimo governo si troverà in difficoltà per la vostra
responsabilità, sempre che ci sia un governo capace di prendere
decisioni che vanno prese. Per esempio, la decisione che lo Stato si
indebitasse per 30 mln di euro per infrastrutture: ad ora, dopo tre
anni, non siamo riusciti a spendere un euro per un’azione considerata
come determinante per Paese. Il governo ha fallito, per questo
bisogna ridare voce ai cittadini. Poi quello che verrà deve partire
da un’analisi condivisa sulle soluzioni possibili e su come possono
essere portate a compimento. Come mettere a posto problema degli Npl?
Su questo si giocano elementi divisivi. Come si raggiunge una riforma
equa sul sistema previdenziale?
Temo che la riproposizione di
soluzioni vecchie e stantie possa determinare ancora di più la
lontananza tra cittadini e politica e determinare ancora di più una
deriva populista e demagogica. Serve una reale azione di demarcazione
e discontinuità con il passato, soprattutto in termini di approccio
e di metodo. Si tratta di affrontare i problemi tutti insieme,
mettendo da parte le sigle, c’è di mezzo paese che sta morendo e non
stiamo facendo inutili allarmismi.

Gian Matteo Zeppa, Rete

In questi giorni mi sono andato a guardare il sito di statistica
dal 2012, anno di inizio legislatura. Avevamo espresso dubbio sulla
realizzazione di grandi riforme che ci risultavano impossibili con le
due anime distinte in Bene comune, i riformatori e i conservatori. In
questi anni avete leso i diritti dei cittadini, avete fatto la
patrimoniale, posto in essere garanzie per chi ‘si era dimenticato’
di fare alcune cose, ma poi non è tornato indietro niente. In 4 anni
il problema del lavoro non è stato affrontato. Sul sistema bancario,
al di là dell’entrata in essere del segretario di Stato Morganti,
nessun altro ha detto che la situazione era catastrofica. I numeri
sono spaventosi: raccolta bancari e flussi turistici dimezzati, per
il lavoro c’è solo una leggera ripresa, quando voi avevate detto che
in 6 mesi risolvevate la situazione. Abbiamo avuto le dimissioni per
il Conto Mazzini e ancora qui nessuno ha citato la grande spada di
Damocle su questa legislatura che probabilmente sarà anche la
prossima. E’ stato scoperchiato il coperchio sulla malagestio degli
ultimi ani che si è ripercossa su questa Aula. In questi 4 anni
l’anima conservatrice e quella riformista non hanno fatto nulla.
Fitch parla chiaro, il sistema economico non va. Per il ceto medio e
basso non avete fatto nulla e ora vi sperticate ad accusarvi l’un
l’altro per chi è uscito prima. Un esame di coscienza bisognerebbe
farselo.

Manuel Ciavatta, PdcsSpesso
noi parliamo, uscendo dalla realtà. Durante un precedente terremoto
due anziani mi hanno detto che ci avevano impiegato due anni per
costruire la loro casa e non avevano più niente. Questo è
catastrofe. Nel momento in cui affrontiamo questo dibattito dobbiamo
capire quale è la realtà della situazione di San Marino e
dell’esterno. Ringrazio il segretario Mularoni per i modi con cui
sono state portate avanti le cose.
A me non va, dopo 4 anni di
sforzi, di dare l’idea che il Paese è peggiore di quando lo
abbiamo preso in mano. Sarebbe una falsità. Si è detto che quella
tributaria è stata l’unica riforma sostanziale. Ricordo che quella
del catasto serviva da 30 anni. A livello internazionale si è detto
che abbiamo messo le giuste fondamenta. E’ facile criticare senza
aver camminato nelle scarpe di chi zoppica. Criticare
dall’opposizione è facile. Vedremo se sarete in grado di
affrontare i problemi. Vi auguro di andare al governo e di provarci.
La spesa pubblica è stata diminuita di un terzo. Questa è
spending-review. La disoccupazione è in calo, anche se di qualche
decina di unità. Lo è da marzo. Le aziende cominciano a riaprire.
Zeppa ci ha detto che abbiamo fatto la patrimoniale. I loro
emendamenti la avrebbero aggravata di oltre il doppio. 

Iro Belluzzi, segretario di Stato al LavoroSpiace aver
perso la collaborazione di una collega come la Mularoni.
L’occupazione passa attraverso l’internazionalizzazione del
Paese. Attraverso lo sviluppo, favorendo l’ingresso di nuove
imprese. Ho qualcosa da sottolineare. Non posso pensare che il gesto
nasca da un senso di responsabilità di quella forza politica.
Sarebbe servito un confronto nella maggioranza sui problemi. Invece
ho molte perplessità. Il Paese sta vivendo delle criticità. Tra
pochi giorni ci sarà la visita del Fondo monetario internazionale.
Mi auguro che al più presto si arrivi all’elaborazione delle
soluzioni ai problemi, a una condivisione fra le forze politiche che
hanno idee e volontà per costruire una coalizione unita.
Nella
revisione del quadro normativo della Repubblica una riforma del
mercato del lavoro sarebbe stata importante. A settembre avevo
intenzione di fare delle analisi sull’andamento del mercato del
lavoro, dove ci sono segnali di ripresa. Quanti progetti non vedranno
la luce nonostante l’impegno profuso finora? Saranno scritti sulla
carta ma non verranno realizzati.
Le coalizioni devono essere
costruite non in funzione delle analisi dei problemi, ma della
soluzione alle criticità e dell’idea di sviluppo del Paese. Per
quelli che sono i numeri della crisi, se avessimo avuto coraggio, la
soluzione sarebbe stata più veloce. San Marino potrebbe ancora
garantire lo stato sociale, l’istruzione, la tranquillità ai
cittadini. Ciò dipende da quanto siamo capaci nel creare idee per lo
sviluppo ed entrare nello scenario internazionale. Vogliamo
confrontarci su quelli che sono i contenuti per i problemi presenti,
ma soprattutto sull’idea di Repubblica per i prossimi anni. 

San
Marino, 24 AGOSTO 2016/01

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