DIREZIONE PSRS DEL 07.09.2010

DIREZIONE PSRS DEL 07.09.2010

C/O SALA CASTELLO DI SERRAVALLE

RIFERIMENTO POLITICO DEL SEGRETARIO

Care Compagne e Cari Compagni,

ci ritroviamo dopo la pausa estiva e, nonostante le illusorie e poco credibili rassicurazioni dell’attuale governo, dobbiamo constatare che la situazione del Paese continua ad essere particolarmente delicata e difficile. Il goffo e mal riuscito tentativo, messo in atto da qualche membro del Congresso di Stato non proprio responsabile, di voler ridimensionare la portata della crisi economica e sociale che sta colpendo la Repubblica di San Marino è in palese contraddizione con i dati relativi al Prodotto Interno Lordo del 2009, i quali fanno registrare un pesante decremento dell’8,42% rispetto all’anno precedente. Purtroppo il PIL proseguirà ancora nella sua inesorabile discesa ed infatti tale trend negativo è destinato a proseguire anche nel 2010 e nel 2011, quindi è oramai inconfutabile che, quella a cui ci troviamo dinanzi, sia una crisi di sistema vera e propria, che dovrà essere affrontata in maniera adeguata e tempestiva per evitare conseguenze pesanti e permanenti sul tenore di vita della popolazione sammarinese. Le crisi strutturali debbono essere gestite con politiche di alto livello finalizzate al superamento dell’emergenza e per questa ragione ritengo che oggi non sia più il tempo dei tatticismi e delle scorciatoie per raggiungere posizioni di potere, ma è il tempo del coraggio e del senso di responsabilità per prendere le decisioni indispensabili per garantire un futuro di sicurezza, benessere e libertà ai nostri concittadini. In questo senso valuto in termini molto negativi il fatto che il governo del Patto tergiversi continuando a nascondersi dietro ad un deficit di bilancio ancora sotto controllo, ad un tasso di disoccupazione tra i più bassi a livello europeo, alla chiusura di “qualche” azienda e ai moderati aumenti delle tariffe e dei servizi. Purtroppo, la realtà è cosa ben diversa ed infatti si parla di un deficit del bilancio 2010 già raddoppiato rispetto alle previsioni; si notano le prime avvisaglie di una disoccupazione strutturale, che sino ad oggi non era mai esistita nel nostro Paese; si è già materializzato il desolante fenomeno del frontalierato “al contrario”, con tanti sammarinesi, giovani e meno giovani, che, pur di mantenere il loro posto di lavoro, sono obbligati a seguire le aziende trasferitesi in Italia per scongiurare gli effetti della black-list del decreto incentivi. La precarietà dei conti pubblici, l’aumento del tasso di disoccupazione e le difficoltà dell’economia reale attestano la drammaticità della situazione e, a mio parere, queste problematiche vanno immediatamente inserite nell’agenda politica delle prossime settimane con l’obiettivo di trovare le soluzioni più opportune per contrastare un declino che rischia di diventare incontrollabile.

L’incauta minimizzazione dei problemi operata dall’attuale compagine governativa non è assolutamente utile al Paese; i sammarinesi, infatti, pretendono giustamente una classe politica che parli con chiarezza ed onestà e che dica come stanno effettivamente le cose. E’ estremamente grave che il governo, nonostante le ripetute richieste provenienti da più parti, neghi alle forze politiche la conoscenza dei dati sensibili di sistema. Tutto questo non è tollerabile in uno Stato che si basa su una democrazia evoluta di tipo occidentale. Gli annunci, le promesse, le chiacchiere e gli slogan, che hanno caratterizzato l’azione della maggioranza fino ad ora, non servono a nessuno ed è per questo che anche questa sera ribadisco l’urgenza di passare alla politica del fare, rispetto alla quale, però, il governo del Patto pare essere del tutto incompatibile.

A questo proposito, Compagne e Compagni, vorrei soffermarmi brevemente sulla misteriosa manovra economica che l’esecutivo sta portando avanti nelle ultime settimane, negando in modo imprudente ed incomprensibile la concertazione con le forze sociali ed economiche. Sinceramente non posso non esprimere il mio personale sdegno sulla scelta del governo di redigere la manovra economica a colpi di decreti d’urgenza – il secondo è stato emanato proprio questa mattina dopo quello del 6 agosto – che rendono marginale la funzione ed il ruolo dell’organo legislativo per eccellenza, ovverosia il Consiglio Grande e Generale. E’ inconcepibile e personalmente credo sia pericoloso che su un argomento di siffatta rilevanza per il futuro del nostro Paese e con notevoli ricadute sull’intera società civile, il governo e la maggioranza impediscano il necessario confronto consiliare tra le forze politiche, mettendo in mostra anche in questa circostanza una concezione piuttosto stravagante della democrazia parlamentare su cui si fonda il sistema politico ed istituzionale sammarinese. Fatta questa doverosa premessa, che conferma l’atteggiamento autoritario ed arrogante e la totale mancanza di considerazione non solo delle forze di opposizione ma anche dei sindacati e delle categorie economiche da parte del governo, entro nel merito della manovra economica, pur precisando che saranno necessari ulteriori approfondimenti vista la scarsità di informazioni a nostra disposizione. Innanzitutto, voglio ricordare che il Consiglio Grande e Generale di luglio era stato caratterizzato dalla presentazione, da parte del Segretario di Stato Valentini, di una relazione – spacciata per la manovra correttiva del bilancio 2010 – indicante una serie di propositi e di buone intenzioni che generalmente si possono trovare all’interno di un programma di governo o di un documento programmatico. Di una manovra nel vero senso della parola, con saldi dettagliati in entrata e in uscita, nemmeno l’ombra, nonostante le reiterate sollecitazioni provenienti dai banchi dell’opposizione ed anche, mi preme evidenziarlo, dagli esponenti del nostro gruppo consiliare. Dopo oltre due mesi da quel dibattito consiliare, peraltro mi sia consentito di definirlo scarsamente utile, oggi ci troviamo ancora di fronte ad una maggioranza e ad un governo incapaci di dare forma e sostanza ad una manovra economica degna di questo nome ed in grado di raggiungere il fondamentale obiettivo del riequilibrio dei conti pubblici. Le indiscrezioni, che emergono dagli organi di informazione, sembrano dare consistenza alle nostre perplessità su una manovra lacrime e sangue, che procede in modo indiscriminato a tagli generalizzati, senza mettere in campo una politica finanziaria complessiva orientata al riequilibrio permanente della struttura del bilancio dello stato. Pertanto, il nostro partito deve affermare con molto chiarezza che è corretto impostare una ragionata lotta agli sprechi, ma al contempo diventa fondamentale destinare risorse per la rinascita, il cambiamento e la riconversione del sistema economico sammarinese. Quindi, la manovra così come concepita – almeno sino all’elaborazione odierna – non va, in quanto, al di là delle “sforbiciate” a destra e a manca, mette in luce una mancanza di idee, di contenuti e di proposte indirizzate alla predisposizione di un progetto economico per il nuovo Sistema San Marino.
Sostanzialmente vengono a galla le enormi contraddizioni esistenti all’interno del Patto per San Marino sul piano del nuovo modello di sviluppo economico, che bloccano l’azione riformatrice di cui ha esigenza la nostra Repubblica. Senza un netto e deciso cambio di passo, l’implosione del Patto sarà inevitabile.

A proposito di incapacità di portare a casa risultati tangibili, mi è d’obbligo svolgere una breve riflessione sulla politica estera ed in particolare sullo stato dei rapporti tra San Marino ed Italia. Non intendo fare dietrologia, tuttavia è necessario ricordare che il Patto per San Marino si era candidato a guidare il governo del Paese, garantendo la celere normalizzazione dei rapporti tra la Repubblica di San Marino e la Repubblica Italiana. Dopo quasi due anni di legislatura, non solo i rapporti non si sono normalizzati, ma addirittura hanno subito un ulteriore deterioramento e questo a causa di una gestione della politica estera costellata da una serie incredibile di errori, culminata con la sceneggiata della conferenza stampa romana tenuta da quattro membri del Congresso di Stato, che si è trasformata – quanto meno a livello mediatico – in un dannosissimo e scriteriato attacco al Ministero dell’Economia italiano.
Personalmente, all’attuale governo imputo l’incapacità di impostare, in un lasso di tempo di quasi due anni, un negoziato serio sul piano politico con il governo italiano ed oggi ci ritroviamo al punto di partenza con la disponibilità espressa dal Ministro degli Esteri Frattini a riconvocare (l’incontro è in previsione per il 16 settembre prossimo) l’ennesimo tavolo tecnico di questa infinita trattativa che appare incanalata in un vicolo cieco. Il Governo sembra incapace di reagire e di individuare una possibile strada alternativa e, mentre si mette concretamente nelle “mani del Signore”, persiste imperterrito nel rimanere, a mio parere in modo incomprensibile, appiattito sulla posizione di chiusura all’Europa del Segretario di Stato per gli Affari Esteri. La pochezza dei risultati prodotti in politica estera ed il fallimento totale nel trovare il bandolo della matassa del rapporto italo-sammarinese sono una pericolosissima spada di Damocle che pende sulle sorti del governo e della maggioranza, sempre più in difficoltà a giustificare l’inconsistenza della loro azione sotto questo profilo. Ritengo, in tal senso, utile prevedere un apposito comma nella prossima sessione consiliare per fare il punto della situazione sullo stato delle relazioni bilaterali tra i due Stati, anche in vista della prossima riunione congiunta tra le commissioni affari esteri italiana e sammarinese che si terrà a Roma il 22 settembre. A questo proposito ho colto con favore la presa di posizione del Presidente del nostro Gruppo Consiliare, mediante la quale, non solo ha sollecitato l’inserimento di uno specifico comma sulla politica estera nella prossima sessione consiliare, ma ha anche avanzato la proposta di svolgere distinti dibattiti consiliari su due vicende estremamente delicate per il nostro Paese, ovverosia l’esposto presentato dal dr. Fantini presso la Procura di Forlì in merito all’incontro di Palazzo Begni nell’ambito dell’affaire “Gruppo Delta” e le strane manovre che si stanno determinando nel sistema bancario e finanziario sammarinese, con particolare riferimento alla vicenda dell’acquisizione del pacchetto azionario di maggioranza di Banca Agricola e Commerciale, attualmente detenuto da Unicredit.

Sul primo tema non ho molto da aggiungere rispetto alla lucida ed equilibrata presa di posizione del Capogruppo Crescentini, se non riconfermare inequivocabilmente il nostro atteggiamento favorevole rispetto all’introduzione di un comma nella prossima sessione consiliare per fare piena luce sugli esiti e sui contenuti dell’incontro di Palazzo Begni, come peraltro proposto ufficialmente da uno dei due Segretari di Stato (ora ex, Consigliere Gabriele Gatti) presente alla riunione oggetto delle registrazioni audio depositate dall’ex amministratore delegato di Carisp presso la Procura di Forlì.
Vorrei, invece, svolgere qualche riflessione più approfondita s
ul secondo caso, rispetto al quale desidero manifestare a voi tutti, compagne e compagni, un forte senso di preoccupazione. Ormai da tempo è nota la volontà di Unicredit di cedere le sue partecipazioni in BAC e sulla questione sino ad oggi abbiamo assistito ad un incredibile silenzio da parte del governo che, purtroppo per il Paese, sembra navigare a vista senza una linea guida in materia di politica bancaria e finanziaria. Tale latitanza governativa diventa ancora più grave se si pensa che allo stato attuale delle cose a competere siano i due principali istituti di credito sammarinesi – tra l’altro protagonisti nei giorni scorsi di una pubblica diatriba –, uno dei quali sino a poco tempo addietro ha beneficiato di un ampio e diffuso sostegno dell’intero sistema bancario e dello Stato per fronteggiare oggettive tensioni di liquidità. Non è compito del Partito Socialista Riformista prendere le parti dell’uno o dell’altro potenziale acquirente ed anzi io mi permetto di esplicitare la nostra preferenza per il coinvolgimento di un gruppo internazionale nell’acquisizione di Banca Agricola e Commerciale, in quanto si deve evitare l’autarchia del sistema bancario e finanziario sammarinese che senza il contributo di risorse e capitali esterni rischia di morire per asfissia. Tuttavia, sono molto determinato nell’affermare che il nostro partito presterà molta attenzione su una questione che interessa tutto il Paese, la piazza finanziaria nella sua interezza e le centinaia di dipendenti di BAC che vedono in pericolo il loro futuro. Deve essere ben chiaro che noi socialisti riformisti non presteremo il fianco alla conquista del sistema bancario e finanziario sammarinese architettata da un ristretto gruppo di potere. Intendo ribadire con forza che non siamo disponibili ad assecondare la logica ed il disegno dell’“uomo solo al comando” ed è per questo che chiediamo al governo di dare un segnale di vita affinché faccia un po’ di chiarezza e dica come la pensa sulle dinamiche sviluppatesi nelle ultime settimane e affinché illustri all’intero Paese il piano di sviluppo del centro finanziario sammarinese. A questo proposito sottolineo l’urgenza di procedere velocemente alla nomina del nuovo Presidente di Banca Centrale, in quanto è assurdo che in un momento così delicato per il sistema bancario non vi sia il vertice della governance. Sono passati già cinque mesi dalle dimissioni del dr. Reggia, non si può perdere altro tempo, pertanto il Psrs solleciterà il governo nelle sedi preposte affinché vada a colmare questo vuoto istituzionale nel più breve tempo possibile.

L’immobilismo progettuale e l’incapacità decisionale manifestati dall’attuale compagine di governo e l’insoddisfazione palesata da alcuni autorevoli esponenti della maggioranza che ha più riprese hanno invocato un cambio di passo, fanno presagire all’esaurimento dell’azione politica del Patto per San Marino. Per questa ragione, la strada delle elezioni anticipate non può essere esclusa aprioristicamente. Sono d’accordo con chi afferma che le elezioni anticipate non sono mai una soluzione positiva per il Paese, ma è altrettanto vero che è doveroso ricercare le soluzioni politiche migliori per determinare la chiusura di una fase, quella attuale, che sta provocando enormi danni al nostro Paese. Si deve voltare pagina – penso che su questo siamo tutti concordi – e, in tal senso, la legge elettorale vigente – che piaccia o non piaccia – stabilisce un principio molto chiaro, se si apre una crisi si va al voto. Noi socialisti riformisti, quindi, possiamo semplicemente attendere l’evoluzione delle fibrillazioni presenti all’interno della maggioranza ed utilizziamo anche questo appuntamento per ribadire che non siamo spaventati dall’eventualità del ricorso anticipato alle urne.

Colgo l’occasione per informare la Direzione su alcune indiscrezioni giornalistiche pubblicate circa due mesi or sono in relazione ad un ipotetico ingresso del nostro partito all’interno della maggioranza. Ebbene, voglio dire con estrema chiarezza che non si può allargare e non si può rafforzare un progetto politico che si sta avviando verso la sua fase terminale. Eventualmente si può dare slancio ad un progetto politico che già riesce a camminare con le proprie gambe, ma questo non è certamente il caso del Patto per San Marino. Per queste ragioni sia io che il Presidente, in più di una circostanza, abbiamo smentito tale opzione e abbiamo ribadito con forza che il Partito Socialista Riformista è una forza politica di opposizione che non cerca scorciatoie o stratagemmi per raggiungere posizioni di potere. Il Partito Socialista Riformista, quando e se entrerà a far parte di una compagine di governo, lo farà con la possibilità di incidere politicamente ed è per questo motivo che anche questa sera intendo fugare ogni dubbio affermando che i socialisti riformisti non sono in vendita e non faranno da stampella alla attuale maggioranza. Non ci interessa la politica dell’“aggiungi un posto a tavola” per spartirsi la torta. Ecco le ragioni per cui ritengo che il nostro partito debba insistere con la richiesta di aprire rapidamente una fase politica nuova, nell’interesse di San Marino e dei sammarinesi, affinché si possa elaborare e realizzare un progetto politico, economico e culturale di alto livello, adeguato a portare alla costruzione della San Marino del terzo millennio.

In tal senso, il nostro partito, pur riconfermando il suo ruolo di forza di opposizione, deve uscire dal guado e deve esplicitare la sua ricetta – politica e progettuale – per portare fuori il Paese dall’odierna situazione di profonda difficoltà. Dobbiamo dire con chi vogliamo costruire i nuovi equilibri politici e quali dovranno essere le priorità dal punto di vista contenutistico del Progetto Paese sul quale convergeranno le forze protagoniste di questa fase innovativa.
Inizio dalla parte relativa agli interlocutori con i quali noi socialisti riformisti dovremo privilegiare il dialogo e mantenere alto il livello del confronto già nelle prossime settimane. La Risoluzione Conclusiva dell’Assemblea Costituente del 30 settembre scorso è ancora attuale e quindi l’obiettivo della collaborazione stabile tra area socialista e area del centro moderato, democratico e liberale, deve essere riconfermato quale stella polare della nostra azione politica, che sino ad oggi ha permesso al nostro partito di conseguire una invidiabile centralità nel quadro politico. Però ora è giunto il momento di compiere un passo ulteriore in avanti e personalmente sostengo che dobbiamo entrare, anche se con prudenza e gradualità, maggiormente nel merito delle linee guida esplicitate dalla sopra citata Risoluzione Conclusiva e per questo credo che il nostro partito debba focalizzare il proprio impegno verso la definizione di una collaborazione stabile ed organica tra l’area socialista e l’area democratico cristiana. Questi dovranno essere gli equilibri su cui si dovrà fondare la futura coalizione, di cui faremo parte, che ovviamente dovrà essere completata con altre forze centriste e moderate. In tal senso, il nostro partito sta seguendo con molta attenzione il percorso intrapreso dagli Europopolari per San Marino che hanno avviato un percorso di aggregazione con i Democratici di Centro per la formazione di un moderno centro riformista non alternativo alla Democrazia Cristiana. Sul resto delle forze del centro moderato e democratico ribadiamo la nostra disponibilità al dialogo e al confronto, purché da parte di esse ci sia una incontrovertibile volontà di avviare una coraggiosa azione riformatrice di cui il Paese ha enorme bisogno.

Mi avvio alla conclusione del riferimento soffermandomi sui contenuti che dovranno essere portati avanti dalla coalizione protagonista di questo nuovo progetto politico, economico e culturale. Infatti, la futura coalizione non dovrà essere soltanto il selvaggio assembramento di liste con l’unico obiettivo di avere i voti necessari per vincere le elezioni, ma dovrà poggiare su un Progetto Paese ben definito e ampiamente condiviso. Sono due i livelli su cui il Partito Socialista Riformista dovrà espletare il proprio impegno indirizzato alla ricerca delle convergenze programmatiche della futura coalizione: da un lato c’è l’obiettivo immediato ed urgente di salvare il Paese, dall’altro c’è la prospettiva di medio-lungo termine di costruire la San Marino del futuro.

Sull’obiettivo del salvataggio del Paese i temi da inserire nell’agenda politica sui quali siamo sin d’ora disponibili al confronto, sono:

1. Riequilibrio dei conti pubblici finalizzato alla diminuzione della spesa corrente per destinare risorse alla spesa in conto capitale;

2. Normalizzazione dei rapporti con l’Italia, reimpostando su basi rinnovate un negoziato politico con il governo d’oltreconfine;

3. Riforma della pubblica amministrazione per garantire un servizio pubblico efficiente ai cittadini e alle imprese.

Sulla prospettiva di medio-lungo termine, invece, dovremo favorire l’inserimento dei seguenti temi:

1. Riconversione ed internazionalizzazione del sistema economico e del centro finanziario;

2. Integrazione con l’Unione Europea;

3. Potenziamento della formazione scolastica e post-scolastica;

4. Conferma dello stato sociale ma orientato ad un moderno welfare delle opportunità.

Nella chiarezza della linea politica e con obiettivi programmatici ben definiti, il nostro partito ha il dovere di mettersi in gioco e di assumersi l’onere di guidare una rivoluzione democratica e riformista all’insegna del cambiamento e della discontinuità con la politica del passato. E’ arrivata l’ora di voltare pagina, una volta per tutte. Da questo punto di vista, i Socialisti Riformisti sono pronti, ne sono certo.

Simone Celli (Segretario PSRS)

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