Don Gabriele Mangiarotti a Matteo Zeppa su dibattito alla Festa dell’Amicizia sulla famiglia

Don Gabriele Mangiarotti a Matteo Zeppa su dibattito alla Festa dell’Amicizia sulla famiglia

Scioccante imbarazzo

Queste le parole maggiormente adeguate per ciò che abbiamo provato leggendo l’articolo di tale Matteo Zeppa presente sui media Sammarinesi, tutti coinvolti in questa fiera dell’insensatezza e del dileggio gratuito, così che la risata sgangherata sostituisca la seria riflessione.
Spesso, quando non si hanno sufficienti ragioni da comunicare, si costruisce una immagine dell’avversario così disgustosa da non avere neanche più bisogno di opporre ragioni per contrastarlo. E si costruiscono scenari dove non le parole reali, ma le immaginazioni sono il sostituto delle argomentazioni.
E poi chi si permette di esprimere lecitamente la propria condivisione, anche con un battimani, viene considerato alla stregua dei peggiori nemici della libertà di espressione. Abbiamo applaudito, convinti, e apprezziamo i ragionamenti di Pillon. Quello che è in atto, ci ha ricordato, «non è più un problema di diritti delle persone omosessuali. Qui c’è in gioco molto di più.
Qui si combatte uno scontro epocale sul piano antropologico tra chi pensa che la nostra umanità si nutra di corpo e di altro in un’inscindibile unità e chi invece ritiene che il corpo sia solo materia; tra chi crede che la differenza sia una sfida all’accoglienza e chi invece ritiene che la differenza vada abbattuta. […] Quello che abbiamo di fronte è dunque uno scontro antropologico tra chi pensa che l’essere umano sia unità nella diversità e chi vuole annullare ogni alterità, tra chi pensa che vi sia un’unità intrinseca di corpo e di anima e che la dualità umana sia una insopprimibile chiamata alla trascendenza, e chi invece pensa che l’uomo sia solo una mente razionale che ha come appendice un corpo fatto di materia liberamente plasmabile, inutile retaggio di una evoluzione meccanica che dai procarioti ha portato all’Homo sapiens sapiens. Prestiamo bene attenzione perché tra queste due antropologie c’è una totale irriducibilità, ovvero non sono compatibili, non è possibile trovare un accordo, un compromesso. Sono due modi inconciliabili di concepire la persona umana.»
Di questo si può discutere, come anche delle questioni economiche e morali, della politica e della educazione. Ma demonizzare e ridicolizzare l’avversario è una scorciatoia che non favorisce quel clima di verità che può ridare slancio alla vita della nostra Repubblica.

P.S.:

se vogliamo citare i classici precristiani per sostenere le nostre posizioni, mettiamo anche in conto quello che affermava Platone: «Bisogna dunque considerare che alla natura femminile e a quella degli uomini che desiderano unirsi per procreare, il piacere che ne deriva è stato dato secondo natura, ma quello di uomini con uomini e di donne con donne è contro natura e tale atto temerario nasce dall’incapacità di dominare il piacere».

Don Gabriele Mangiarotti e amici che hanno applaudito

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