“Non ci sono vermi a far festa sul mio corpo. Le fiamme purificatrici dovrebbero consumarlo. Ho sempre amato il calore e la luce, e per questo motivo non dovete seppellirmi, ma cremarmi.”
Questa targa si trova sull’ingresso dei forni del campo di Buchenwald, a distogliere l’attenzione dalla tragedia e dalla violenza che vi si consumava.
“Arbeit macht frei” sono «le tre parole della derisione», che stanno sopra «la porta della schiavitù».
Dice Primo Levi: “Se il fascismo avesse prevalso, l’Europa intera si sarebbe trasformata in un complesso sistema di campi di lavoro forzato e di sterminio, e quelle parole, cinicamente edificanti, si sarebbero lette sulla porta di ingresso di tutte le officine e di tutti i cantieri.”
Le parole utilizzate nella messa in opera di un disegno di morte, diventano lo strumento per ingannare gli uomini e attirarli attraverso le loro aspirazioni e speranze ad accettare anche l’orrore.
Per Jan Liwacz, il fabbro, queste tre parole, rappresentano un problema di forgiatura e un modo per sfidare le SS; incastonare un errore, saldare la B al contrario, per ribellarsi alla loro spietata ironia.
«Gli aguzzini volevano imbrogliare le vittime fino all’ ultimo. Illudere i morti viventi che sarebbero sopravvissuti, lavorando.>>
Il 27 gennaio 1945 l’Armata rossa, entrò nel campo di concentramento di Aushwitz mise fine allo sterminio. Solo in quel campo di concentramento furono sterminate un milione e trecentomila persone, e quel giorno fu solo il primo di una lunga serie di liberazioni e scoperte di un orribile verità.
Civico10, nella giornata della memoria ricorda la violenza tragica dei campi di sterminio nazisti, affinché questa disumanità dell’uomo sull’uomo non si ripeta, e non si perpetui altra violenza neppure attraverso altre forme.
- San Marino, Istituto Musicale. Corsi serali
- San Marino. Giornata della Memoria. Civico10