Il Foglio sui rapporti San Marino – Cina

Il Foglio sui rapporti San Marino – Cina

Il Foglio Quotidiano

Il Titano e il Dragone

di Marco Valerio Lo Prete

 

San Marino è l’ultimo attracco europeo su cui punta Pechino
Banche e imprese del Titano si sentono pressate da Tremonti e guardano a est. La Cina nel doppio ruolo di partner e salvatore
 
Tra poco più di un mese inizieranno le celebrazioni del quarantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra San Marino e Cina, e gli osservatori fanno notare come le autorità locali siano molto più impegnate del previsto a “onorare” la ricorrenza. La possibile realizzazione di un parco tematico in collaborazione con l’ex impero celeste sarebbe solo la rievocazione più vistosa del trattato del 1971, ma la speranza, spiegano politici e imprenditori, è che i sammarinesi potranno presto giovarsi di rafforzate relazioni economiche con il colosso asiatico.
Perché la crisi ha colpito duro anche questa rocca, incastonata in Emilia Romagna, che dal 1296 conserva la sua indipendenza. Né d’altronde le istituzioni finanziarie locali, con circa 13 miliardi di euro in pancia alla vigilia della recessione, sono state aiutate dalla stretta globale sulle regole della finanza. Una stretta inaugurata da Ocse e G20, e attuata con fermezza dal governo italiano. Non a caso, proprio in queste ore, a San Marino stanno ragionando su una lettera aperta da rivolgere al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: un testo nel quale sono sottolineate le difficoltà economiche del paese, si accenna ai possibili contraccolpi per i 7 mila italiani che vi lavorano e si auspica una ripresa del dialogo.
“La congiuntura mondiale ci ha spinto a guardare a est, visti i ritmi di crescita orientali. Ma a questa nostra svolta hanno contribuito anche le relazioni purtroppo un po’ più fredde con l’Italia”, dice al Foglio Pasquale Valentini, segretario alle Finanze di San Marino, oltre che leader della Democrazia cristiana locale che in queste ore è riunita a congresso. L’esecutivo di San Marino attende con impazienza da Roma il via libera a un pacchetto di intese e in particolare a un accordo per evitare la doppia imposizione in materia di imposte sul reddito e per il contrasto alle frodi fiscali. San Marino, in sintesi, è uscita negli ultimi due anni dalla “black list” dei paradisi fiscali dell’Ocse, “ha abolito l’anonimato societario, ma con l’Italia restano alcune difficoltà”.
Così, nell’ultimo anno e mezzo, la città stato ha stretto circa 30 accordi di scambio di informazioni in materia finanziaria con paesi esteri. Ma l’attenzione predominante è per la Cina: “Da maggio a fine ottobre siamo stati presenti con il nostro stand all’Expo di Shanghai”, fa notare Gianfranco Terenzi, presidente dell’Associazione San Marino-Cina. Una presenza costata quasi due milioni di euro: “Ma ormai Pechino offre possibilità sempre più accattivanti”, conferma Terenzi. Che poi ricorda gli ultimi accordi economici conclusi, a partire dal turismo: da quest’anno per i cittadini cinesi presenti in area Schengen non c’è più bisogno di visto per accedere alla rocca; altre fonti confermano lo sforzo diplomatico in corso per trasformare l’aeroporto di Rimini in scalo internazionale, con annessa area doganale e area visti legate a San Marino. Anche le imprese locali tentano di aumentare la loro presenza in Cina: a giugno l’associazione degli imprenditori ha stretto un primo accordo di cooperazione con gli omologhi cinesi, a settembre alcune aziende sammarinesi (settori metalmeccanico, fotovoltaico e del mobile) hanno concluso un’intesa con la Camera di commercio di Shanghai.
Ma la spina dorsale di San Marino è il suo comparto finanziario. “Stiamo già valutando come la Cina possa contribuire a consolidare il nostro sistema bancario, vista anche l’enorme liquidità di quel paese”, dice Valentini. D’altra parte le autorità cinesi hanno esplicitato il loro interesse a diversificare gli investimenti, magari acquistando titoli di stato dei paesi europei in difficoltà: Grecia, Portogallo, Spagna. Ora tocca a San Marino? Alcuni politici locali che chiedono di restare anonimi parlano di possibili ingressi nel capitale di istituti bancari e finanziari sammarinesi, a partire dalla nota Cassa di risparmio locale. Si vedrà. Intanto proprio il presidente della Fondazione Cassa di risparmio di San Marino, Tito Masi, è stato uno dei primi a sbilanciarsi: “La Cina, oltre alla Grecia, aiuterà San Marino”, ha detto il mese scorso a una tv locale. Da partner alla pari a conquistatore benevolo, il ruolo del Dragone potrebbe essere ambiguo.
© – FOGLIO QUOTIDIANO
di Marco Valerio Lo Prete

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