L’informazione di San Marino: Banca ai cinesi, aperta indagine. Acquisiti documenti presso lo studio dell’avvocato Mazza

L’informazione di San Marino: Banca ai cinesi, aperta indagine. Acquisiti documenti presso lo studio dell’avvocato Mazza

L’informazione di San Marino

Il fascicolo è stato aperto in funzione di una segnalazione di Bcsm seguita ad una interpellanza di esponenti dell’opposizione

Banca ai cinesi, aperta indagine. Acquisiti documenti presso lo studio dell’avvocato Mazza

Il sequestro di carte è dei primi di maggio

Documentazione prelevata anche a Lorenzo Cardelli presso lo studio del padre Luciano. Nessuno al momento risulta indagato 

Investitori erano soggetti entrati in inchieste per riciclaggio. Fascicolo aperto in seguito a segnalazione di Bcsm

Cinesi interessati ad avere una banca a San Marino, acquisita dalla polizia giudiziaria documentazione presso lo studio dell’avvocato Luigi Mazza, capogruppo della Democrazia Cristiana, e nello studio di Luciano Cardelli, presso gli uffici nella disponibilità del figlio Lorenzo che, secondo quanto emerge, si è adoperato unitamente all’avvocato Mazza per presentare l’istanza, per conto dei cinesi, per la costituzione di una nuova banca a San Marino.

L’acquisizione di documenti è dei primi di maggio ed è stata disposta dal Commissario della legge Alberto Buriani, per vagliare gli adempimenti di adeguata verifica fatti dai professionisti che hanno portato avanti l’iniziativa per conto dei cinesi. Il nucleo antifrode che sta indagando sulla vicenda, dunque, ha fatto visita agli studi dei professionisti oltre un mese fa, ma la notizia sta circolando in questo periodo negli ambienti politici, molto probabilmente anche perché ci si appresta al dibattito in Consiglio su banca centrale e sui suoi vertici. Proprio quei vertici che hanno proceduto alla segnalazione all’autorità giudiziaria sull’operazione dei cinesi. Segnalazione per operazione sospetta che ha fatto scattare le indagini. Adempimento che, tuttavia, è arrivato solo dopo che il caso era stato sollevato da una interpellanza dei consiglieri di Minoranza, Luca Lazzari, Federico Pedini Amati (indipendenti) e Matteo Zeppa ed Elena Tonnini, di Rete.

La tempistica
La tempistica degli eventi attorno
a questi fatti è degna di
nota. Infatti il 18 marzo 2015
i Consiglieri di opposizione
presentano l’interpellanza, nella
quale, oltre a richiamare altre
vicende come quella dei miliardi
dell’ungherese destinati ad
Asset Banca – sui quali la segnalazione
non c’è stata – portavano
alla luce anche la richiesta
“prossima autorizzazione”
di una banca ex novo a favore
di soggetti cinesi. Inoltre chiedevano
pure se corrispondesse
al vero “che il procuratore della banca in oggetto sia il dottor
Luciano Cardelli, proprio in
questi giorni rinviato a giudizio
per una vicenda di riciclaggio
di denaro con la Cina; se il legale
sia il capogruppo consiliare
della Democrazia Cristiana
Luigi Mazza e quindi se siano
stati presi in considerazione
gli aspetti relativi al conflitto
d’interessi e al coinvolgimento
di un soggetto PEP (persona
politicamente esposta)”.

Circa
un mese dopo questa interpellanza,
è scattata da Banca centrale
la segnalazione all’autorità
giudiziaria. E un paio di giorni
dopo, il 21 aprile, è arrivata la
risposta all’interpellanza. In
questa risposta si confermava
che l’avvocato Luigi Mazza
aveva ottenuto specifico mandato
professionale, sottolineando
anche che la qualifica di persona
politicamente esposta, seppure
richieda un maggiore controllo,
non può essere utilizzata per
creare disparità sul piano professionale.
La risposta all’interpellanza
sottolineava inoltre che
“Bcsm compie una valutazione
complessiva non solo sulla validità
del progetto, ma anche
sull’onorabilità e sull’idoneità
dei promotori-futuri azionisti”.
Ed evidentemente da queste
valutazioni ha ritenuto di fare
segnalazione.

Perché Bcsm ha segnalato Al momento, in questa indagine,
né Cardelli né Mazza sono indagati,
ma a muovere la segnalazione
di Bcsm ad Aif e Autorità
giudiziaria sono stati i collegamenti
tra i soggetti cinesi interessati
alla banca e una vicenda
di qualche anno fa che però,
proprio in questi giorni, vede
ben 294 richieste di rinvio a giudizio:
il caso Money2Money.
Così, secondo quanto risulterebbe
delle prime indagini, si
tratterebbe di nomi o, meglio,
di cognomi con gli occhi a
mandorla già nelle carte delle
indagini della maxi inchiesta
Money2Money, nella quale sono
stati chiamati in causa, per la
branca denominata operazione
“Cian Liu”, sia Lorenzo Cardelli,
consulente con Mazza per
la banca dei cinesi, sia il padre
Luciano. Il caso riguarda contestate
condotte di riciclaggio attraverso la “Fininternational”,
finanziaria oggi liquidata. Condotte
per le quali, tra l’altro, a
San Marino Luciano Cardelli –
che comunque assieme al figlio
si è dal canto suo sempre dichiarato
innocente – è stato rinviato
a giudizio per riciclaggio.

Ci sono poi, si diceva, le coincidenze
sulla carta d’identità
dei cinesi promotori. I cognomi
degli aspiranti banchieri, infatti,
risultano gli stessi di quelli di
soggetti coinvolti nell’inchiesta
per riciclaggio attraverso la
“Fininternational”. Sono state
riscontrate anche altre anomalie
che, rendendo opaca l’operazione,
hanno mosso la segnalazione.
Anche perché risulta che,
nonostante gli inviti ripetuti a
chiarire l’origine dei fondi per il
capitale della costituenda banca,
né i promotori né i consulenti
avrebbero prodotto documentazione
idonea.

Cosa vuole capire
l’autorità giudiziaria

A fronte di questo quadro Banca
centrale ha segnalato. Ora, per
il ruolo di avvocato di affari
assunto da Mazza nella vicenda,
l’autorità giudiziaria vuole capire
se si sia attenuto agli obblighi
imposti di adeguata verifica.
Allo stesso tempo indaga per
capire se Lorenzo Cardelli abbia
agito anche per conto del padre
Luciano che allo stato, a San
Marino, è imputato di riciclaggio
per oltre 14 milioni per il
caso della Fininternational.
Da qui le acquisizioni di documentazione,
sequestrata a inizio
maggio dalla polizia giudiziaria,
presso gli studi dei due professionisti
che tuttavia per la banca
dei cinesi non risultano al momento
indagati.

Money2Money
Per comprendere che cosa sta
accadendo anche attorno alla
Repubblica, giova richiamare
il fatto che venerdì scorso è
arrivata a conclusione, con la
richiesta del processo per 297
persone, Money2Money. Un’inchiesta
che va avanti da anni
avviata dal sostituto procuratore
Pietro Suchan e che ha portato
alle operazioni “Cian Liu”
(quella che ha visto indagini
anche sulla Fininternational
utilizzata secondo gli inquirenti
per trasferire in Cina parte del
denaro ritenuto di provenienza
illecita), “Cian Ba 2011” e
“Cian Ba 2012”.
La richiesta di rinvio a giudizio
è stata firmata dal pm i fiorentino
Giulio Monferini. A vario
titolo le indagini del nucleo
di polizia tributaria di Firenze
hanno portato a contestare i reati
di associazione per delinquere,
riciclaggio, evasione fiscale, trasferimento
fraudolento di valori
all’estero. I fatti vanno dal 2007
al 2010. Tra gli indagati, quattro
dirigenti della filiale di Milano
della banca di Stato (direttore
generale, vicedirettore, responsabile
ufficio rischi e ufficio
audit), gli imprenditori italiani
titolari di una società di Bologna
Money2Money e i loro agenti
titolari di negozi ‘money transfer’
dove centinaia di indagati
– secondo le indagini – depositavano
denaro in contanti. Soldi
che, sempre secondo gli inquirenti,
erano presunto provento di
altri reati come contraffazione,
contrabbando, furto, appropriazione
indebita, reati doganali. I
contanti venivano raccolti dalle
agenzie della società bolognese
tramite milioni di micro-operazioni,
ad importi bassissimi.
Bank of China diventava poi il
collettore finale che trasferiva
i soldi nel paese orientale. Qui
veniva utilizzato per acquistare
merci a basso costo da importare
e rivendere in Italia.-

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