L’informazione di San Marino: “Titano”, assolto Roberto Zavoli / Condanna confermata per Bacciocchi

L’informazione di San Marino: “Titano”, assolto Roberto Zavoli / Condanna confermata per Bacciocchi

L’informazione di San Marino

“Titano”, assolto Roberto Zavoli / Condanna confermata per Bacciocchi

Antonio Fabbri

Decisione della Corte d’Appello. Avvocato Caroli: “Zavoli fu sequestrato e gli fu estorta la firma per la cessione delle villette”, che però restano sotto sequestro. Al notaio di Dogana contestato il riciclaggio per la vicenda della Scaglietti che gli costa 4 anni

“Titano”, la terza sessione penale della Corte d’Appello presso il tribunale di Napoli riforma la sentenza del Gup. Assolve Zavoli, ma conferma la condanna per Livio Bacciocchi, mentre la ridetermina per Franco Vallefuoco. La decisione è di lunedì nel tardo pomeriggio.

Entrambi i sammarinesi nel rito abbreviato erano stati condannati, il 17 luglio 2014, a 4 anni di reclusione, per riciclaggio in concorso, nell’ambito dell’indagine che ha coinvolto decine di persone legate a clan camorristici del napoletano. Schiavone il nome più altisonante. Una parte di questa maxi inchiesta, tra l’altro, ha perso altra via ed è in discussione, con rito ordinario per una decina di imputati, davanti al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Per i sammarinesi che avevano optato per il rito abbreviato, il processo era invece rimasto a Napoli. Anche Franco Vallefuoco aveva optato per l’abbreviato e pure lui in appello ha beneficiato di uno sconto di pena, abbassata da cinque anni e sei mesi a 4 anni e 8 mesi, perché assolto da uno dei capi di imputazione. 

La posizione di
Roberto Zavoli

Roberto Zavoli esce dunque con
una assoluzione perché il fatto
non sussiste. Revocata anche
la pena accessoria che era stata
emessa nei suoi confronti dal
Gup. Decade, a questo punto,
anche la misura cautelare che
ancora era pendente sul suo capo
e che, per tutto questo tempo,
gli ha impedito di uscire da San
Marino, dato che oltre confine
era destinatario dell’ordinanza
di custodia.

“Lo abbiamo
sempre sostenuto che Roberto
Zavoli non c’entrava nulla con
le attività di riciclaggio – dice
il suo avvocato, Stefano Caroli
– D’altra parte risultava dalla
documentazione. C’erano però le intercettazioni telefoniche ed era sulla base di queste che
le accuse venivano sostenute.
Quello che non veniva compreso
e che abbiamo dimostrato
davanti alla Corte d’Appello è
che Zavoli in quel momento era
in balia di quella gente. Inizialmente
pensava di poter lavorare,
che fosse gente normale. Appena
si è reso conto delle persone con
cui aveva a che fare, ha fatto un
passo indietro”, afferma l’avvocato
Caroli.

Resta, però, il sequestro a fini
di confisca delle villette di
Montelicciano. Il dispositivo
della Corte conferma infatti in
chiusura, “la confisca di quanto
in sequestro”.
“Quando avremo letto le motivazioni,
valuteremo come agire
per le villette – dice l’avvocato
Caroli – quegli immobili sono
stati ceduti, e lo abbiamo ricostruito
in aula, su base estorsiva.
Zavoli, cioè, è stato sequestrato
e costretto a firmare la cessione
dal notaio, in funzione dell’indebitamento
con Fincapital.
Questo viene detto da due pentiti.

In pratica a Zavoli sono state
estorte due villette e gli sono
stati lasciati i debiti che, chi sta
liquidando Fincapital, gli sta
richiedendo. A lui e ai familiari.
Tra l’altro – aggiunge Caroli
– dopo essere state estorte a
Zavoli quelle villette sono state
cedute una seconda volta da un
soggetto che, mentre veniva fatta
la firma dal notaio a Napoli,
si trovava in carcere. Tanto che
anche questo notaio adesso è
sotto processo”. Villette congelate
anche perché un’altra parte
della vicenda, dove si procede
per associazione a delinquere di
stampo mafioso – accusa che non
riguardava i sammarinesi – nei
confronti di un’altra decina di
imputati, è presso il tribunale
di Santa Maria Capua Vetere.
Originando quindi questa parte
del caso, per la quale è in corso
il processo con rito ordinario,
dalla stessa inchiesta “Titano”,
le famose villette sono oggetto
di discussione anche in quella
sede ed è pertanto plausibile che
rimangano pertanto “congelate”.

La posizione
di Livio Bacciocchi
La terza sessione penale della
Corte d’Appello di Napoli ha
confermato, invece, la condanna,
comminata dal Gup in
abbreviato, per cinque persone,
tra cui Livio Bacciocchi. 4 anni
di reclusione e il pagamento in
solido, con gli altri riconosciuti
colpevoli, delle spese processuali.
Oltre al notaio di Dogana conferma
della condanna anche per
Carlo Bianco, Pasquale Maisto,
Biagio Santamaria, Massimo
Venosa.

A Bacciocchi era stato contestato
il riciclaggio dei soldi
provenienti dalla criminalità
organizzata in particolare per un
episodio rimasto in piedi, quello
della famosa Ferrari Scaglietti
finita, dopo vari passaggi, ai
Casalesi. “Già in primo grado
– spiega l’avvocato Simone
Sabattini del foro di Bologna che
difende Livio Bacciocchi – era
stato chiarito che si procedeva
limitatamente alla vicenda della
Ferrari ed erano state escluse
dalla contestazione di riciclaggio
le villette di Montelicciano
ed un ufficetto.

Immobili che
inizialmente erano stati considerati
nell’importo conteggiato, il
che faceva raggiungere la cifra
di oltre quattro milioni di euro.
Importo che si è ad oggi grandemente
ridimensionato, dato
che il solo episodio che rimane
contestato è, appunto, quello della
Scaglietti”, chiarisce l’avvocato
Sabattini. Resta pendente,
dunque, sul capo di Bacciocchi
l’ordinanza di arresto oltre confine.
Ci sono ora 90 giorni per il
deposito della motivazione, ma
l’avvocato Sabattini ha già annunciato
il ricorso in cassazione.
Assolta, come peraltro era stato
richiesto anche in abbreviato dal
Pm, Monica Fantini, la moglie
di Bacciocchi, per non aver
commesso il fatto.

La posizione
di Franco Vallefuoco
Si attenua di 10 mesi la condanna
per Franco Vallefuoco, che
sul Titano era socio di Zavoli e
per l’accusa in stretto rapporto
con Livio Bacciocchi. Condannato
in abbreviato a 5 anni e 6
mesi e all’interdizione perpetua
dai pubblici uffici, ha visto
decadere un capo di imputazione
a suo carico e la corte d’appello
gli ha ridotto la pena a 4 anni e 8
mesi, già ridotta in funzione del
rito abbreviato. L’interdizione
dai pubblici uffici da perpetua a
temporanea.

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