La Stampa: San Marino sfida Amazon “Qui le tasse deve pagarle”

La Stampa: San Marino sfida Amazon “Qui le tasse deve pagarle”

La Stampa

San Marino sfida Amazon
“Qui le tasse deve pagarle”

Sequestrata la merce comprata sul web: “Il portale evade l’Iva”

Giuseppe Bottero

Per anni è stato il simbolo dei paradisi fiscali. Poi è riuscito a cambiare pelle, uscendo dalla «lista nera» a colpi di riforme tributarie. Ora si prepara a guidare il braccio di ferro contro i giganti hi-tech accusati di dribblare le norme internazionali. San Marino dichiara guerra ad Amazon, e il primo round va alla Repubblica del Titano.

Il blitz

È martedì mattina quando gli uomini del gruppo dell’ufficio Tributario bussano alla sede locale di un corriere privato. Agiscono su mandato della segreteria di Stato alle Finanze – sostanzialmente il ministero del Tesoro – e sono lì per sequestrare tre bancali di merce acquistata sul portale. Il motivo? Secondo le autorità Amazon non rispetta le leggi: sui prodotti, infatti, non è versata la monofase, un’imposta sulle importazioni del 17 per cento equivalente all’Iva italiana. Il pressing della Serenissima andava avanti da mesi. Ma li contatti con l’ufficio legale e gli scambi di lettere non hanno portato risultati. «Abbiamo fatto presente alla multinazionale che anche a San Marino le imposte vanno versate al momento dell’importazione – spiegano dalla segreteria di Stato -. Il versamento può essere fatto dal venditore, in questo caso da Amazon, oppure dal corriere che consegna la merce». E dunque pugno duro, con le consegne bloccate che possono portare ad una multa.

I furbetti italiani

Dall’ufficio tributi rivendicano la scelta con un’escalation di segnalazioni, soprattutto da parte dei commercianti, spaventati per la concorrenza poco ortodossa. Ma c’è di più. Molti dei prodotti acquistati a San Marino sono destinati a consumatori romagnoli. Pagati in anticipo, e fatti spedire pochi chilometri più in là per approfittare del differenziale fiscale sammarinese. «La cooperazione tra San Marino e Roma inizia ad essere messa in pratica», ragiona Giovanni Bandera, partner dello studio legale Pedersoli e Associati.

La replica

Da Amazon tagliano corto: «Stiamo collaborando con le forze dell’ordine per chiarire il più presto possibile le ragioni del loro intervento e per continuare a consegnare gli ordini», dice un portavoce del gruppo. Restano quei tre bancali sotto sequestro. I sigilli possono saltare in fretta: basta che qualcuno, sia il portale o il corriere, poco importa, paghi l’imposta. Ma la sfida è lanciata: nell’Europa che si fa domande sul fisco e non riesce a trovare le risposte, ancora una volta, i primi ad arrabbiarsi sono i piccoli.

 

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