La storia delle telecomunicazioni a San Marino, La Tribuna Sammarinese

La storia delle telecomunicazioni a San Marino, La Tribuna Sammarinese

LA TRIBUNA SAMMARINESE

PRIMA PARTE

1 MARZO 2010
L’azione della Stet per impedire l’avvio
di una gestione autonoma


Il governo fece entrare soci sammarinesi anonimi in una società autonoma che poi dovrà essere ceduta alla Stet

San Marino sono state
gestite fin dagli anni ’30
dalla Società Telefonica
dello Stato Italiano. Con
il Governo delle sinistre
(1978-1986) si iniziò un
percorso di autonomia rispetto
all’Italia per riportare
a San Marino risorse
economiche, imprenditoriali,
culturali e
professionali di vari settori
strategici, tra i quali
l’energia e le telecomunicazioni.
Sucessivamente
venne frenata ogni possibilità
di sviluppo in tal
senso, mentre i settori
furono affidati a imprenditori,
ancor oggi in forma
anonima, impedendo
di fatto lo sviluppo di
settori strategici capaci
di generare ricchezza e
grantire indipendenza al
paese senza creare alcun
disturbo nelle relazioni
tra Italia e San Marino. Il
dossier che da oggi pubblichiamo
in una serie di
puntate, giunge proprio
nel momento in cui in
Italia è stata svelata una
delle più grandi frodi che
riguardano questo settore.
Ci auguriamo che il
dossier possa favorire la
comprensione di eventi
che ancor oggi originano
una delle più grandi e
pericolose guerre che si
stanno consumando nella
politica. In gioco c’è
il futuro del paese o meglio
la sua capacità di
svincolarsi dalle mani di
quegli attori anonimi,
coperti a volte da associazioni
compiacenti e
da politici. Un futuro che
potrebbe invece vedere
un Paese veramente libero
che lascia che le guerre
si consumino sui mercati,
sulle idee e le capacità
imprenditoriali.

PARTE PRIMA:
ILPERIODO
1986 – 1992

Nel 1981 nasce la Società
Sammarinese Telecomunicazioni
con la concessione
per l’esercizio di alcuni
servizi di Tlc. Dopo un avvio
timido in alcuni settori
marginali, SST inizia a
parlare di gestione della telefonia
nel Paese, ma nel
1987 viene accusata di fatturare
servizi mai consumati
dagli utenti e sullo
scandalo vengono incarcerati
soci ed amministratori
fino a portare alla chiusura
dell’esperienza. Se oggi si
dovessero applicare gli
stessi parametri che hanno
portato all’inciminazione
della SST, viste le centinaia
di denunce depositate
dagli utenti presso le associazioni
dei consumatori,
si produrrebbe uno sconvolgimento
totale del settore.
Dopo la chiusura della
SST, il governo Dcs –
Pcs si trova nella necessità
di colmare il buco
apertosi anche a causa della
gestione del periodo di
commissariamento, dove
lo Stato ha speso tanti soldi
per mantenere in piedi
una situazione produttiva
praticamente distrutta. Si
fece avanti una cordata di
imprenditori italiani, indicata
dall’allora Ministro
italiano per gli Affari Esteri
allo stesso Segretario
per gli Affari Esteri sammarinese,
che diede vita ad
una nuova società concessionaria
per le telecomunicazioni,
la Titano Comunicazioni.
Contestualmente
al rilascio della licenza
fecero il proprio ingresso
nella compagine
societaria i soci sammarinesi
rappresentati al 30%
dal gruppo Cotes Sa e G5
Sa. Soci di fatto anonimi.
L’operazione era stata ovviamente
supportata dal
governo di allora guidato
da Gabriele Gatti “Esteri”,
Clelio Galassi “Finanze”,
Gilberto Ghiotti “Industria”,
dal rappresentante
dell’associazione industriali
Carlo Giorgi e da
Gilberto Terenzi, amministratore
della stessa Cotes
Sa. Mentre le trattative per
impostare la nuova azienda
erano in corso giunse
sul Titano una lettera di
Biagio Agnes, potente
presidente della STET, holding
di controllo delle partecipazioni
Statali Italiane
su Telecom Italia. Nella
lettera Agnes diceva chiaramente
che se la Repubblica
di San Marino avesse
affidato le telecomunicazioni
ad aziende non STET,
si sarebbero create problematiche
tra Italia e San
Marino e che ogni concessione
non sarebbe stata
priva di ripercussioni. Di
fatto una minaccia che toglie
ogni possibilità a San
Marino di esercitare la
propria autonomia nel
settore. Tale risultato sarebbe
stato il primo conseguito
fra i piccoli Stati,
poi successivamente divenuti
tutti indipendenti nelle
Tlc. La lettera del Presidente
della STET, Biagio
Agnes, comportò la revoca
della licenza della Titano
Comunicazioni che,
nel 1991, venne data alla
stessa STET che creò Intelcom
Spa, (oggi Telecom
Italia San Marino), società
allora detenuta al 15% da
Cotes Sa, 15%, da G5 Sa e
al 70% dalla STET. In tal
modo il governo oltre a
rinnovare la convenzione
per la telefonia di base a
Telecom Italia (già SIP),
offriva su un piatto d’oro a
STET un’ulteriore concessione
per operare tramite
Intelcom nel settore dei
servizi internazionali e a
Valore Aggiunto (VAS). Il
Governo siglò una convenzione,
oggi ancora in
vigore, attraverso la quale
assegnava in forma esclusiva,
a Cotes Sa e G5 Sa, i
lavori di impiantistica che
obbligano Telecom Italia
ad utilizzare, senza gara di
appalto e con procedimento
d’ufficio, tali società
che usufruirono anche del
privilegio di essere inserite
nell’albo fornitori del
gruppo STET Telecom Italia,
affinchè potessero
partecipare ad appalti anche
in Italia. Nei fatti Cotes
Sa e G5 Sa hanno in
esclusiva da allora tutti i
lavori di impianti telefonici
e di rete sul territorio
della Repubblica. (Fine
prima parte. Domani ci
concentreremo sulla attività
portata avanti da Intelcom
a San Marino).

———————
Dossier Telecomunicazioni: parte seconda

La tribuna Sammarinese

Martedì 2 marzo 2010

Il business del traffico
telefonico internazionale

Dal 1992 Intelcom gestisce
in forma esclusiva le
telecomunicazioni internazionali
basandosi sui
nuovi accordi che introdussero
il nuovo prefisso
+378 e sulla forza lavoro
della ex Sst, assorbita
dalla nuova società
a seguito dell’accordo
governo-Intelcom. La
forza della nuova impresa
fu soprattutto quella
di gestire un nuovo servizio
che si era appena
affacciato sulla scena
delle più moderne tecnologie,
l’Audiotex. Si
trattava di un’impresa
con ampi margini di redditività
e svolta da Intelcom
a livello globale. Il
servizio Audiotex di fatto
consente di ricevere
informazioni telefoniche
a pagamento chiamando
uno specifico numero
anticipato da un prefisso.
A metà degli anni
novanta per i numeri
contraddisitinti dal
+378, si spendevano allora
cifre molto superiori
a quelle classiche. Telefonando
dall’estero
verso San Marino si poteva
quindi ottenere lo
stesso effetto utilizzando,
attraverso Intelcom,
il prefisso +378, ma anche
tramite Telecom Italia
con il prefisso italiano
+39 seguito dallo
0549. Una situazione oggettivamente
strana visto
che esistevano due
aziende, Intelcom e Telecom
Italia, facenti capo
allo stesso proprietario,
che lavorano in due modi
diversi sulle chiamate
telefoniche di un paese
degli allora 25 mila abitanti.
Venivano infatti
tenute separate le reti e
le risorse, con un raddoppio
dei costi che non
risultava giustificato dai
criteri di sana amministrazione.
Oggi la situazione
è cambiata e Telecom
Italia gestisce il prefisso
+39 0549, diventato
poi +378 0549, dove
transitano la gran parte
delle chiamate telefoniche
di utenza domestica
sia in entrata, sia in uscita
dal nostro paese. Tutto
questo traffico telefonico
non lascia però
traccia economica in Repubblica
perchè Telecom
Italia (da non
confondere con l’attuale
Telecom Italia San Marino)
è un’azienda che
non ha una sede operativa
a San Marino, non ha
personale e non svolge
attività economica soggetta
al fisco sammarinese.
Per dirla in termini
chiari, dal traffico telefonico
normale, nella casse
dello Stato sammarinese
non entra nulla.
San Marino è considerato
come un semplice distretto
telefonico dell’Italia
e la stessa Intelcom
non riceve alcun vantaggio
sulle telefonate classiche.
Per questo punta
sui servizi di Audiotex
promuovendo l’utilizzo
del +378 che, nelle ipotesi
più estreme, finisce
pubblicizzato sulle TV
private e associato a
servizi pornografici, di
cartomanzia, del lotto,
ecc. Il +378 diventa così
il simbolo del proibito
piuttosto che essere utilizzato
per i servizi alla
cittadinanza. Fu così che
l’utilizzo di Audiotex si
tira dietro anche le ‘beghe’
immancabili intorno
alle televendite dei
servizi gestiti da operatori
di scarsa affidabilità
soggetti ad accuse e, a
volte, a vere e proprie
denunce. Nacque anche
una contestazione per la
sottrazione di traffico,
tanto che Stati come la
Francia e gli Emirati Arabi
chiusero il passaggio
delle chiamate dai loro
paesi verso San Marino,
per tutelare i propri
utenti dall’uso del
+378. Ciò determinò
una situazione grave di
danno nei confronti della
Repubblica di San Marino,
la cui immagine divenne
negativa agli occhi
della comunità internazionale
compresa l’Unione
Internazionale
delle Telecomunicazioni.
In un periodo immediatamente
sucessivo la
TMI, società del gruppo
Stet, si avvalse della società
a San Marino per
gestire traffico telefonico
internazionale producendo
consistenti fatturati,
ma forse anche in
questo caso, generando
perplessità sulla linearità
dell’operato della
grande azienda italiana
nell’utilizzo delle prerogative
della Repubblica,
fra le quali quella di un
diverso regime Iva anche
per le carte telefoniche.
Una situazione
complessa, resa ancor
più problematica dall’esplosione
del caso di Telecom
Serbia in cui una
società finanziaria sammarinese
ebbe un ruolo
significativo che portò
all’incriminazione del
sua amministratore. Di
fatto un fuoco senza più
controllo che stava toccando
vari aspetti della
vita economica, ma anche
politica della Repubblica,
un fuoco che divampava
mentre in Italia
stava per consumarsi
il caso, oggi emerso in
tutta la sua vastità, in
cui sono rimaste coinvolte
Fastweb e Telecom
Italia Sparkle proprietaria
quest’ultima del
100% di Telecom Italia
San Marino, la società
nata dalla trasformazione
di Intelcom. (Nella
prossima puntata gli
eventi che ritardarono la
nascita della telefonia
mobile a San Marino)

——————————–
Anni ’90: Tlc traino della neweconomy? Non per San Marino

Parte terza, La tribuna Sammarinese, 5 marzo 2010

Tlc, sfida ai grandi colossi

Telecomunicazioni, gli operatori dei Piccoli Stati sul Titano
Mentre la telefonia mobile, nonostante Tms, resta saldamente nelle mani di Telecom Italia,
quella fissa vede Telenet espandersi utilizzando la rete in fibra ottica dello Stato


Il gruppo STET/Telecom Italia ha cercato di
frenare l’autonomia di
San Marino nelle Tlc.
impedendo che i sammarinesi
potessero ‘diventare
bravi’. Ma in
tutti gli anni ’90 si continuava
invece ad utilizzare
la Repubblica per
operare su linee di traffico
telefonico non sempre
in modo cristallino
creando anche seri danni
all’utenza internazionale.
Intanto, nel 1995
in Italia, grazie anche
alle normative Ue, nasce
finalmente Omnitel,
oggi Vodafone Italia, la
prima rete privata Gsm
in concorrenza ai servizi
mobili di Tlc. Da quel
momento nuovi soggetti
e nuovi servizi si affacciano
sul mercato italiano,
mentre ancora nel
2003 il Governo sammarinese
rinnovava la convenzione
esclusiva con
Telecom Italia. In tutta
la Ue si compete con investimenti
di eccellenza,
con nuovi servizi di
qualità per le nuove reti.
Le Tlc diventano il
traino della new economy
e i cittadini vedono
abbassarsi i prezzi e
migliorare le prestazioni.
Il governo sammarinese
decide invece di tenere
fermo il Paese e
sottoscrivendo le convenzioni
in regime di
monopolio impedisce
l’innovazione, rimanendo
con la vecchia rete in
rame degli anni ’60, e
addirittura rifiutando di
utilizzare la rete in fibra
ottica del progetto Socrate
il cui appalto gestito
da Cotes SA ha interessato
le strade della
Repubblica per lungo
tempo. San Marino vive
una anomalia storica
dagli anni ‘50, senza
concorrenza, senza innovazione,
senza servizi,
in totale monopolio.
Mentre in Italia nuove
tecnologie come UMTS,
internet veloce e nuovi
servizi hanno già preso
il largo, a San Marino
non si riesce nemmeno
a coprire il territorio con
efficacia e si fanno sempre
più pressanti i problemi
con l’Adsl, la rete
fissa, con la rete mobile
capace del solo Gsm,
con tutti i servizi che risentono
di una gestione
tipicamente monopolista.
Uno stato che andava
superato. Fin dal
1996 si discute della
possibilità di aprire una
nuova licenza che si occupi
di telefonia mobile
per competere con il
gruppo Telecom Italia.
Dopo 3 anni di discussioni
e lotte di chi doveva
essere presente nel
capitale sociale, nel
1999 nasce Telefonia
Mobile Sammarinese
SpA e contestualmente
Telenet. Una volta insediati
i soci di maggioranza
di TMS, costituita
al 51% da Intelcom SpA
oggi Telecom Italia San
Marino, 25% DBH SpA,
7% COTES SA, 7% G5
SA 10% Servizi Tecnologici
SA, decidono di imporre
a TMS un numero
di utenze contingentate
un modo da controllarne
il fatturato, il traffico
e gli utili. Ancora una
volta però TIM e TMS
non sono operatori mobili
in concorrenza, fanno
infatti capo alla stessa
Telecom Italia, e l’autonomia
di TMS è limitata
dal contingentamento
delle utenze. Diversa
la situazione nella
telefonia. Telenet è di
proprietà al 26% i Cotes,
al 25% di G5 Sa, al
24% di Servizi Tecnologici
SA, al 18% di Teletrade
srl e al 7% di DBH
SpA. L’operatore gode
di ampi margini di libertà
operativa sopratutto
grazie alla concessione
(straordinaria ed
esclusiva) del goveno
che cede in uso la rete
in fibra ottica per offrire
servizi allo Stato stesso
e all’utenza. Cioè Telenet,
utilizzando risorse
dello Stato, reti e centrali
telefoniche, quindi
senza grandi investimenti,
realizza e gestisce
in proprio i servizi
di Tlc realizzando utili
privati. Ogni telefonata
fatta dallo Stato verso
numeri non sammarinesi
veniva fatturato regolarmente
da Telenet allo
Stato stesso. La completa
interconnessione fra
0549 e rete delle Stato
88 consentiva ogni operazione
praticamente
senza costi aziendali.
Anche le banche possono
utilizzare la rete Telenet
e il 1025, il carrier
pre seceted, che permette
ai clienti di telefonare
da casa utilizzando
la rete TI cioè in unbundlig
e interconnessione
trasparente, senza
costi e senza subire discriminazioni
come avviene
per gli altri operatori
sammarinesi. Oggi
Telenet fattura 2 milioni
di euro, produce utili
per circa 7-800 mila euro
il tutto con un gruppo
ristertto di dipendenti.
Il legame fra Telenet
e lo Stato è talmente forte
che la stessa Segreteria
delle Finanze per le
feste di Natale dell’inizio
del 2000 invia a tutti
i cittadini una lettera invitandoli
a utilizzare i
servizi Telenet, concorrente
di Telecom Italia
perché le telefonate “costano
meno”.

—————————————————-
2005

Iniziano le prime timidi fasi per ricercare un’autonomia del settore e sviluppare un’economia propria
Il Piano Strategico delle Tlc,la grande illusione del 2005

Gli spazi per far crescere gli altri operatori restano strettissimi sebbene i dati di mercato siano importanti
LA TRIBUNA SAMMARINESE 8 MARZO 2010

Dopo anni di scarso
interesse della politica
rispetto alle potenzialità
delle telecomunicazioni,
viene finalmente
avviato uno
studio per capire le dimensioni
del fenomeno
e iniziare a progettare
ipotesi per il futuro.
Nel 2005 i risultati
dello studio giungono
in Consiglio Grande e
Generale. Si tratta di
una fotografia da cui
emergono i motivi che
avevano ostacolato
uno sviluppo moderno
delle Tlc. Il regime
di monopolio ne era
certamente la causa
principale. La ricognizione
mette infatti in
evidenza come fossero
70 mila le linee telefoniche
attive che
producevano una media
di 35-40 euro al
mese di traffico consentendo
a Telecom
Italia, una società senza
neppure una sede a
San Marino, un fatturato
di circa 30 milioni
di euro all’anno. A
questo si aggiungeva
il roaming generato
dai 3 milioni di turisti
durante la stagione
estiva e quello della
telefonia classica e dei
servizi Vas, Adsl e Internet.
Le cifre indicarono,
sebbene concentrate
in un piccolo
territorio, quali erano
le potenzialità oggettive
della Repubblica
nel campo delle Tlc e
posero l’accento sul
fatto che questa significativa
mole di ricavi
non avesse ricadute
sulla realtà economica
sammarinese se non
per alcuni rami marginali
gestiti da società
di diritto sammarinese
quali Cotes, G5,
Servizi Tecnologici,
Telenet, Tms, Intelcom
poi trasformata
in Telecom Italia San
Marino. Queste aziende
orbitano tutte nella
sfera di Telecom Italia
(TI), ma non gestiscono
il core businnes
delle tlc rappresentato
dalla possibilità di gestire
una propria rete.
In netto ontrasto con
questa politica prende
corpo un’idea di Andrea
Della Balda che
sviluppa San Marino
Telecom (Prima), che
non ricerca un’interfaccia
in TI, ma trova
l’appoggio di una
grande figura del settore,
Simon Murray,
uno dei fondatori di
Orange. Andrea Della
Balda già nel 1999
aveva fondato Fotonica
e sviluppato altri
progetti che avevano
però sempre come
punto di riferimento
la potente TI. Dal
2004 inizia a farsi
strada l’idea di agire
in piena autonomia,
strada incoraggiata
anche da parte del
mondo politico. Emma
Rossi fu una delle
sostenitrici più attente
del processo di autonomia
sammarinese
delle Tlc. Da questo
nuovo modo di pensare
prende l’avvio l’analisi
del 2005 i cui risultati,
definendo le
potenzialità del mercato
sammarinese, denotavano
la presenza
di un monopolio e la
necessità di migliorare
la trasparenza nelle
licenze e nei servizi
gestiti tutti, tranne
Tms, attraverso società
anonime. L’analsi
mette in evidenza le
lacune della rete fissa,
indica come il roaming
venga sfruttato
dalla società estera
TIM, come il +378
non funzioni nel mondo,
insomma come ci
sia molto da fare per
rendere competitivo il
settore. Nel frattempo
gli altri Piccoli Stati
diventano autonomi.
A San Marino invece
non si può fare nessun
ragionamento in
tal senso perché la rete
è di proprietà di TI
e il piano strategico
che prevede il confronto
fra gli operatori,
sebbene essi avessero
indicato le loro
proposte di investimento,
non trovava
attuazione anche perchè
non era stata ancora
nominata l’autorità
regolatrice che
avrebbe inevitabilmente
obbligato TI a
lasciare lo spazio necessario
perchè gli altri
operatori potessero
crescere.
______________________________________

LA TRIBUNA SAMMARINESE 15 MARZO 2010
DOSSIER COMUNICAZIONI

Il governo assegna nuove antenne
e concessioni a Telecom Italia e Telenet


Sesta puntata
‘Prima’ si trova intanto soffocata dalle limitazioni imposte sulle numerazioni
e apre un contenzioso in sede civile


—————————
Nonostante le difficoltà
Prima, la
compagnia guidata
da Andrea Della
Balda, inizia la propria
fase di start-up
e nella primavera
del 2007 è pronta
ad uscire sul mercato
sammarinese
con nuovi servizi,
con offerte per la
telefonia mobile,
per quella fissa e
per internet. La
proprietà è per il
76% di Simon
Murray, il fondatore
di Orange, il
20% di Della Balda
e il resto è nelle
mani di altri piccoli
azionisti sammarinesi.
I nuovi servizi
offerti aprono un
fronte di reale concorrenza
con Telecom
Italia e Telenet
che, forse perchè
seduti su una gestione
del mercato
in via esclusiva,
non reagiscono subito
alla politica
imposta dal nuovo
scomodo concorrente.
Nascono così
i contrasti che
trovano sponda,
come abbiamo già
detto nella precedente
puntata, anche
nel movimento
cittadino contro le
antenne e nell’assegnazione
di Telecom
Italia a Prima
di una tariffa internazionale
per le
chiamate locali e
negando l’interconnessione
e la
numerazione ordinaria
(cosa che invece
non fanno Vodafone,
Wind e
Tre). Solo nel novembre
del 2008
Smt (Prima) ottiene
una riduzione
delle tariffe e l’apertura
delle proprie
numerazioni
anche da Telecom
Italia, ma grazie al
ricorso vinto presso
il Tribunale di
Milano. San Marino
oggi è l’unico
Stato al mondo dove
per telefonare
fra le diverse compagnie
presenti, c’è
bisogno di digitare
il prefisso internazionale
anche se la
tariffa è nazionale.
Una situazione oggettivamente
senza
precedenti, resa
possibile solo dalla
mancanza di
un’Authority che
ponga gli operatori
tutti sullo stesso
piano. Ci prova nel
2008 la Direzione
Poste a mettere ordine,
e anche se
con scarsi risultati,
scrive documenti
ed ordina il superamento
di tutte le
barriere discriminatorie
in atto sul
sistema telefonico
sammarinese che
si ripercuotono a
danno dell’utenza.
La lotta delle Tlc
sammarinesi si inasprisce
nel momento
in cui i nuovi
vertici di Telecom
Italia chiedono e
ottengono dall’attuale
governo, di
installare nuove
antenne e di gestire
nuove licenze in
nome del superamento
di posizioni
di privilegio, concesse
in questo caso
a Prima (Smt).
Nell’aprile 2009 Telecom
Italia San
Marino e Telenet
ottengono nuove licenze
per erogare
nuovi servizi e installare
nuove antenne
sul territorio.
Nonostante questo,
gli utenti sono
ancora nell’incertezza
e non sanno
esattamente se esiste
o meno una
reale parità di condizioni
iniziali scegliendo
un operatore
piuttosto che
un altro. La questione
della numerazione
e il timore
di pagare il ‘roaming’
nel momento
in cui si riceve
una chiamata è ancora
molto alto.
Sebbene le compagnie
facciano la loro
campagna di
informazione, gli
utenti la considerano
comunque una
promozione, dovrebbe
invece essere
lo Stato ad informare
i propri cittadini
di cosa sta succedendo
divenendo
finalmente il
reale regolatore di
un settore così delicato.
Alla fine del
2009 altri nuovi accadimenti
caratterizzano
un periodo
nero per la Repubblica
che vede anche
nelle Tlc aprirsi
alcune controverse
situazioni
che creano tensione
sul fronte delle
relazioni esterne. Il
caso di Helvetiacom
è emblematico
perchè ad essa viene
addebitato erroneamente
l’uso di
numerazioni sammarinesi
quali
+378711 in un primo
tempo concessa
a Telenet, ma
che questa ha dichiarato
di non
avere mai attivato,
e la +378500 e
+378700 che non
sono mai di fatto
state assegnate a
nessun operatore
sammarinese dalla
Direzione Poste e
Tlc. Di fatto Helvetiacom
ha svolto
un servizio di acquisto
e di vendita
di traffico telefonico
con margini minimi,
mentre resta
un mistero chi invece
ha approfittato
dell’uso di queste
numerazioni
che consentono il
conseguimento di
importanti ricavi
(pare fino a 24 centesimi
per minuto).
C’è molto da fare
nel settore. Dal lontano
1987, quando
scoppiò il caso della
Sst che portò in
carcere i suoi vertici,
ancora San Marino
non ha definito
una politica di
controllo efficace
sul traffico telefonico
internazionale e
sono ancora presenti
i rischi che
possono far emergere
altre vicende.
Le Tlc rappresentano
una risorsa importante
per lo Stato
e non possono
essere lasciate al libero
arbitrio delle
imprese del settore,
l’utenza dovrebbe
essere tutelata e la
libera concorrenza
garantita nella più
assoluta trasparenza.
Indispensabile
è istituire un’Autorità
garante, ma
nonostante questo
sia un obiettivo anche
del governo, si
preferisce andare
avanti nelle decisioni
piuttosto che
nominare colei che
avrà il potere di applicare
regole eguali
per tutti sulla base
del piano di sviluppo
delle Tlc approvato
dal Consiglio
Grande e Generale.
Sesta puntata
Il governo assegna nuove concessioni
e antenne a Telecom Italia e Telenet
A causa di un errore grafico che ha impedito la lettura di parte del testo,
ripubblichiamo la sesta (ed ultima) puntata del Dossier Telecomunicazioni
Prima si trova intanto soffocata dalle limitazioni imposte
sulle numerazioni e apre un contenzioso in sede civile

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy