Mercadini sfida Procura e Bankitalia. Mario Gerevini, Corriere della Sera

Mercadini sfida Procura e Bankitalia. Mario Gerevini, Corriere della Sera

Corriere della Sera

Lo «scudo» del banchiere che sfida Procura e Bankitalia

Credito di Romagna, i guai giudiziari del fondatore Mercadini

Mario Gerevini

MILANO — Nel nome del padre (Giovanni) del figlio (Luigi) e di San Marino. Storia di una banca e di un banchiere di provincia che sul filo delle norme e del diritto sfidano Procure e Banca d’Italia.

Tutto comincia 9 anni fa quando a Forlì un ex dirigente del Credito Romagnolo, Giovanni Mercadini, fonda insieme ad altri 40 soci il Credito di Romagna. Mezz’ora d’auto da Rimini, poco di più da San Marino. Da lì vengono i principali soci e molti affari. Manlio Maggioli, numero uno della Camera di Commercio di Rimini, sarà per anni il presidente. Si instaura un filo diretto con Giovanni Consorte e la sua Intermedia e con l’onorevole leghista Gianluca Pini. Fioccheranno i finanziamenti (91 milioni) per il consigliere Alessandro Fornari, imprenditore dell’eolico in rapporti d’affari con il faccendiere Flavio Carboni. Si scoprirà che tra il 2005 e il 2010 il Credito funzionava come una specie di bancomat per consiglieri e sindaci: assorbivano tra il 25 e il 30% degli affidamenti annui. Era una banca per le famiglie, ma quelle dei consiglieri. Aprono il conto anche importanti politici sammarinesi. Gabriele Gatti (ex ministro delle Finanze ed ex Capitano reggente) deposita 657.000 euro; Fiorenzo Stolfi (ex ministro degli Esteri) versa 212.000 euro cash.
L’apoteosi nel dicembre 2009. Il Palazzetto dello sport di Forlì, ribattezzato «Pala Credito di Romagna», è gremito per Claudio Baglioni, ingaggiato dall’amministratore delegato Mercadini per i 3.500 ospiti. Grandeur da multinazionale ma la convention è multicomunale: 12 sportelli, tutti in Romagna.
Bankitalia ha da poco inviato verbali ispettivi tutt’altro che rassicuranti. E la Procura di Forlì ha aperto un’inchiesta.
Sette mesi dopo il concerto di Baglioni il Credito viene commissariato per gravi irregolarità amministrative e organizzative. Ma nel giorno (20 luglio 2010) in cui Giulio Tremonti firma il decreto per spedire i commissari, un cda-fiume della banca riesce a deliberare affidamenti a 30 soggetti per 66 milioni di euro. La metà va ai membri del sindacato di blocco dell’istituto. Tra le operazioni urgenti anche i soldi per la casa a Cortina del presidente Maggioli.
I pm di Forlì Fabio Di Vizio e Marco Forte contestano a 20 indagati violazioni delle norme antiriciclaggio e di trasparenza e l’abuso dell’attività bancaria per la relazione «incestuosa» con la banca sammarinese Ibs, una sorta di clone spesso utilizzato per le operazioni in nero.
Bankitalia commina una maxi multa da 485 mila euro ai vertici della banca. A maggio 2011 Mercadini chiude (apparentemente) il conto con la giustizia patteggiando 11 mesi e 20 giorni di reclusione (pena sospesa). Poco dopo termina anche l’amministrazione straordinaria, il futuro sembra rasserenarsi. Ma logica e Bankitalia vorrebbero discontinuità. Apparentemente c’è un nuovo assetto gestionale. E per dare una ventata di istituzionalità, nel capitale entra Veneto Banca con quasi il 10% a fianco di Mercadini-Maggioli & C. La realtà è che comanda sempre il fondatore Mercadini. Ventiquattrore dopo che se ne sono andati i commissari in cda entra suo figlio Luigi, 33 anni. Il curriculum? Impiegato nella banca di papà e qualche affare con società sammarinesi. Il babbo intanto otteneva un ricco contratto di consulenza perché ai vertici in carica «purtroppo manca — si legge nel verbale del cda — una conoscenza approfondita della banca e del suo territorio». Che ci stanno a fare, verrebbe da dire. Il resto è cronaca di questi giorni e cioè le nuove ipotesi di reato (tra cui ostacolo all’attività di vigilanza di Bankitalia) contestate della Procura di Forlì a 14 ex amministratori e sindaci.
Il banchiere Mercadini non mollerà facilmente, del resto i numeri, lui dice e ripete, dimostrano che la banca è sana e solida. La sua storia e biografia ufficiale ci ricordano che 5 anni fa «in considerazione di particolari benemerenze» divenne Cavaliere del lavoro, su proposta dell’allora premier Romano Prodi. Intanto evadeva il Fisco portando quasi tre milioni di euro in nero a San Marino (presso Ibs) che poi avrebbe scudato.

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