Mons. Andrea Turazzi. Lettera aperta ai Sammarinesi: ‘rigenerazione’

Mons. Andrea Turazzi. Lettera aperta ai Sammarinesi: ‘rigenerazione’

Lettera aperta del Vescovo di San
Marino-Montefeltro

S. E. Mons. Andrea Turazzi

 

Rigenerazione

 

Un
pensiero mi ha attraversato la mente. É stato come un lampo, ma l’ho subito
scacciato. Questo il dubbio: ce la farà la piccola e nobile Repubblica di San
Marino a superare questa crisi, la crisi morale di cui tutti sussurrano, di cui
ci informa la stampa?

Una
parola ha preso il posto di quel pensiero importuno, la parola rigenerazione.

Talvolta,
in passato, s’è tenuto nascosto il male, oggi viene messo in luce. E questo non
è, di per sé, un segno positivo? Non dall’esterno, ma dall’interno può avvenire
il cambiamento.

 E
chi ha sbagliato? Ammettiamolo, non sono pochi quelli che ne hanno goduto
vantaggi. C’è invece chi si è sentito tradito nella fiducia accordata ad un
sistema di cui era all’oscuro. Un’altra cosa è incontrovertibile: in tanti ci
siamo disinteressati. “Chi crede di stare in piedi – direi con San Paolo – badi
di non cadere”.

Rigenerazione vuol dire anzitutto saper trarre profitto dai propri
sbagli e ripartire.

È
giusto che chi ha sbagliato finalmente si riscatti, riconoscendo l’errore, e
dando prova della nobiltà dell’animo che probabilmente non è venuta meno e
restituisca.

 Rigenerazione è mostrare ai giovani la politica come servizio al
bene comune, far ritrovare la fiducia nella gente che teme per il futuro ed
educare a nuovi stili di vita necessariamente più sobri, ma forse più felici.

 Rigenerazione significa anche disponibilità al perdono; e perdono
non è far finta di niente, al contrario! Comporta da una parte umiltà e
dall’altra premura per la verità. Detto meglio: “caritas in veritate”.

In
una grande scuola media della nostra Repubblica è stato messo un cartello con
una scritta a grossi caratteri: “Meglio una sconfitta pulita, che una vittoria
sporca”.

 Rigenerazione è un appello alla responsabilità per tutti e a
ciascuno per la sua parte. Insieme
per il bene comune, diversi per le
convinzioni, collaborativi nella
convivenza delle ragioni. In tutti gli schieramenti ci sono tante persone che
vogliono il bene della comunità.

Non
dimentichiamo i padri storici della Repubblica, gli ideali comuni, i germi di
vita nuova che sono stati messi dentro di noi e le prospettive aperteci dai due
grandi papi che ci hanno fatto visita. I cattolici ci stanno, mentre
ribadiscono i valori a cui non sono disposti a rinunciare. Non vale dire:
viveteli liberamente, ma teneteli per voi! I cattolici amano troppo la loro città
per rinchiudersi nelle sagrestie: desiderano, senza arroganza, proporre ciò
che, secondo ragione, ritengono il meglio per la società. È un atto di
amicizia!

Si
può ripartire: non è troppo tardi per restituire alla comunità quanto è stato
tolto, per restituire la speranza.

Pennabilli,
18 Ottobre 2014

 

+ Andrea Turazzi, vescovo

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