Polo Museale a San Marino. Il parere degli architetti Galassi e Mazza

Polo Museale a San Marino. Il parere degli architetti Galassi e Mazza

Una riflessione sul polo museale nel centro storico di San Marino.
Negli ultimi giorni le cronache quotidiane e politiche si sono occupate a più riprese dello studio di
fattibilità per un polo museale all’interno del centro storico di San Marino redatto dall’architetto
Tadao Ando. Non è certo il caso di criticare le capacità e la professionalità di un architetto di fama
internazionale, la cui proposta peraltro non è stata ancora resa pubblica, ma piuttosto di riflettere
su cosa è giusto fare per lo sviluppo del nostro paese.
Qualche anno fa si discuteva sull’opportunità di rilanciare il turismo a San Marino attraverso la
riapertura della Sala da Gioco, vista da molti come l’unico rimedio alla crisi, e ovviamente la
localizzazione non poteva che essere in centro storico, magari al posto delle scuole secondarie
superiori.
Poi si è passati a baloccarci con l’idea di realizzare un museo all’interno di un’antica cisterna come
se fosse la cosa più naturale del mondo, e soprattutto la più economica (cisterna: dal latino cista,
scatola, ma anche dal greco kistê, contenitore è un contenitore per i liquidi, ideato prima di tutto
per raccogliere l’acqua, ma il cui uso si è successivamente esteso anche ad altri fluidi, per scopi
alimentari o tecnologici).
Oggi discutiamo sul progetto di fattibilità per trasformare la cisterna suddetta, più diversi spazi
coperti e scoperti, in un polo museale di circa 3.000 metri quadrati all’interno del nostro centro
storico.
A questo punto è più che doveroso fare alcune riflessioni che potrebbero essere utili a tutti.
Innanzitutto occorre sgomberare il campo da un equivoco di base. E’ fondamentale prendere
coscienza di cosa è un “Polo Museale” capace di rilanciare l’economia. La prima immagine che
viene in mente ci riconduce a esempi già perfettamente funzionanti come quelli del Centre
Pompidou di Parigi (progetto di Renzo Piano) e, venendo ai giorni nostri, del MAXXI di Roma
(progetto di Zaha Hadid).
Se ciò che vogliamo fare a San Marino è, almeno nelle intenzioni, una di queste cose siamo
decisamente fuori strada.
Innanzitutto perché in entrambi i casi si bandì un “Concorso internazionale” per l’aggiudicazione
della progettazione. Di per sé l’istituto del Concorso di Architettura, se condotto in modo
trasparente, è l’unico modo per garantire un accrescimento del livello qualitativo delle proposte e
per discuterne in maniera partecipata e con cognizione di causa.
Tra l’altro può rappresentare esso stesso il modo per promuovere a livello internazionale la cultura
di un paese. Pensiamo ad esempio al “Concorso internazionale” di progettazione bandito dal
Vicariato di Roma per costruire una chiesa nella zona di Tor Tre Teste, a cui parteciparono
professionisti del calibro dello stesso Tadao Ando di Gunter Behnisch, Santiago Calatrava, Richard
Meier, Peter Eisenmann e altri.
Analizzando invece nel nostro caso la modalità di scelta del progettista una domanda scaturisce
spontanea: perché a San Marino non riusciamo a seguire modelli organizzativi e di scelta già
ampiamente collaudati in altri paesi ? Più di una volta abbiamo visto commissionare, a vario titolo,
la realizzazione di un’opera direttamente a un progettista senza anteporre uno strumento di
selezione. Sulla questione in esame abbiamo preferito coinvolgere, in tempi diversi, due archistar:
prima Toyo Ito e poi Tadao Ando, piuttosto che investire su un processo di scelta trasparente
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qual’è il “Concorso internazionale” (nel caso si sarebbe potuto ricorre a un “Concorso
internazionale ad inviti” chiamando diversi architetti di chiara fama oltre ai due giapponesi citati)
che si sarebbe ampiamente ripagato dei costi sostenuti attraverso la costruzione di un evento
culturale e mediatico che avrebbe proiettato il nostro paese sotto i riflettori della comunità
internazionale.
Inoltre, in tutti i casi citati di poli museali funzionanti, e se ne potrebbero fare molti altri, gli
interventi progettati sono stati fatti con la finalità di valorizzare un ambito urbano degradato o
dismesso (il quartiere delle Halles alla fine degli anni ’60 per il caso del Centre Pompidou, l’area
delle ex‐caserme di Roma per il progetto del MAXXI, un’area periferica per la chiesa di Tor Tre
Teste), in modo da rappresentare essi stessi il motore di una politica, connessa al territorio, di
rinnovamento e rinascita urbana, arrivando a divenire, nei casi migliori, il simbolo stesso del nuovo
quartiere.
Davvero pensiamo che l’area bisognosa di riqualificazione sia il nostro centro storico che, guarda
caso, è stato iscritto all’interno della Lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’UNESCO nel
2008? Non è il momento di prendere veramente coscienza che abbiamo ereditato un patrimonio
eccezionale e, ragionevolmente, l’attenzione che gli stiamo dedichiamo al momento risulta
alquanto impropria? Riflettendo quindi sui contenuti non e difficile intuire che il nostro centro
storico non reggerebbe l’impatto paesaggistico e funzionale con la realizzazione di un polo
museale delle dimensioni previste. Tra l’altro la storia è da sempre maestra e ci dovrebbe
insegnare a non commettere errori: una ragione ci sarà pur stata, se già negli anni trenta si decise
che era meglio non proseguire con il progetto del “centro uffici” dello Zani (oggi Cava dei
Balestrieri).
Le dimensioni del centro di San Marino, e le sue caratteristiche fisiche e funzionali, non sono
neanche paragonabili a realtà di grandi città, come Roma o Parigi e, d’altra parte, tutti noi
abbiamo la sensibilità sufficiente per capire quello che un progetto fuori scala può rappresentare
per un piccolo centro, e purtroppo di esempi di questo genere sono realtà anche da noi.
Tra le tante cose, quello che serve al centro storico capitale di San Marino è un rapporto migliore
con il territorio circostante soprattutto per avere risvolti e ricadute economiche positive in tutti i
settori oltre a quello turistico.
Giancarlo De Carlo una volta parlò di San Marino come di un “osservatorio osservato”, mettendo
in luce questa sua natura duale di punto di osservazione verso il territorio e al tempo stesso di
punto di vista privilegiato dal territorio; bisogna quindi ricordare sempre che il monte rappresenta,
e ha rappresentato nei secoli passati, una mèta, ma è anche il punto dal quale si può guardare e
riflettere sull’intorno. Questo per dire che se valorizzassimo e pianificassimo, come merita, l’intero
paesaggio sammarinese e il sistema dei castelli della Repubblica, con quello che ne consegue in
termini economici, renderemmo un gran servizio all’intero paese, centro storico capitale
compreso.
Si tratta di capire quindi, che la programmazione e la pianificazione urbanistica non è solo una
carta prescrittiva di dove si può e dove non si può costruire, ma deve rappresentare una “strategia
condivisa” per fissare gli obiettivi a breve e lungo termine connessi alla gestione del territorio, e
nel contingente, di rilancio del paese.
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Se oggi ci sono le risorse per avventurarsi nella progettazione e realizzazione di un polo museale (o
tecnologico) cerchiamo di utilizzarle nel migliore dei modi, evitando di sprecare ulteriori occasioni
e tempo, magari volgendo il nostro sguardo in altri luoghi individuati successivamente a una
progettazione urbanistica d’insieme, valorizzando in primo luogo le risorse intellettuali e tecniche
interne se non quelle internazionali laddove effettivamente necessarie e utili per tutto il Paese.
La sfida che ci si pone davanti in questo periodo di grande incertezza e difficoltà economica è di
continuare a credere nella nostra storia, nelle nostre specificità, nel nostro lavoro e nelle nostre
capacità, riscoprendole e facendole conoscere a tutti nell’interesse collettivo sganciandosi da un
atteggiamento, a vari livelli, di conservazione di una posizione raggiunta.
La conoscenza dovrebbe quindi spingerci a valorizzare le nostre risorse: paesaggistiche, culturali,
linguistiche, eno‐gastronomiche, ecc, senza cercare di sostituirle con elementi o caratteristiche
che non ci sono propri, facendole divenire un motore economico, incardinato sull’identità e la
continuità col nostro passato, da presentare al mondo.
San Marino, 28 marzo 2013

Lettera firmata
(Alessandro Galassi architetto
responsabile scientifico Unità di
coordinamento UNESCO;
Lucia Mazza architetto già Coordinatore
Piano di gestione sito UNESCO)

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