San Marino, stato di camorra di Giovanni Tizian

San Marino, stato di camorra di Giovanni Tizian

Esclusivo San Marino, stato di camorra

di Giovanni Tizian

La malavita campana (a iniziare dal clan dei casalesi) si è infiltrata ai più alti livelli della Repubblica del Titano. Per gestire una serie di affari sporchi, soprattutto legati al riciclaggio di denaro per conto delle varie mafie italiane

(19 settembre 2012) Galoppini della politica, ex segretari di stato, faccendieri, avvocati, imprenditori e camorristi. Il menù delle relazioni sospette all’ombra del Titano. E’ il sistema San Marino, raccontato nelle oltre 100 pagine di relazione conclusiva della Commissione consiliare Sammarinese sulle infiltrazioni mafiose.
Istituita per la prima volta nella storia di San Marino nel luglio 2011, la commissione dotata di potere di indagine, ha ascoltato decine di testimoni. Parole che raccontano di contatti diretti e indiretti tra il boss Francesco Vallefuoco – legato alla camorra napoletana del gruppo Stolder, al clan dei Casalesi e a esponenti di Cosa nostra- e alcuni politici sammarinesi. Nomi noti e importanti della vita istituzionale locale come Gabriele Gatti e Fiorenzo Stolfi, entrambi ex ministri della piccola Repubblica e tuttora consiglieri, il primo nel Partito socialista democratico cristiano, il secondo nei socialisti democratici.
La carriera di Gatti inizia nel ’74 quando entra nel Psdc. Da oltre trent’anni siede al Consiglio Grande e Generale (il parlamento sammarinese). Nel ’90 è stato presidente del Comitato dei ministri al Consiglio europeo. Il 2008 lo vede Segretario di stato alle Finanze, diretto interlocutore del ministro Giulio Tremonti durante i tentativi di accordi bilaterali tra Italia e San Marino. E infine l’anno scorso assume la massima carica di capitano reggente per la durata di sei mesi.
Fiorenzo Stolfi, “il ministro Fiore” è il nome in codice affibbiatogli dal boss, è consigliere in Parlamento ed ex Segretario di stato agli Esteri. I sospetti e le responsabilità la commissione li fa ricadere su di loro. Sospetti e ombre che partono da due inchieste della primavera 2011 coordinate dalle procure antimafia di Bologna e Napoli, precedute da un altro ciclone giudiziario che ha travolto il Credito Sammarinese coinvolto in una storia di riciclaggio con un narcotrafficante della ‘ndrangheta.
Tutto ha inizio con la vicenda “Fincapital”, la società finanziaria sammarinese gestita dall’avvocato-notaio Livio Baciocchi, attraverso la quale sarebbero transitati i soldi della camorra.
Le inchieste di Bologna e a seguire di Napoli delineano i contorni grigi in cui è inserita la finanziaria di Baciocchi. E gli appoggi politico-istituzionali su cui poteva contare la macchina da soldi messa in piedi dall’avvocato: «Tenete fuori Livio Baciocchi, se s’inceppa quella macchina lui mangia lo stesso, sono gli altri che non mangiano più».
Per il boss Vallefuoco Fincapital è un giochino da salvaguardare. La galassia societaria del notaio «si è intrecciata con alcune delle tappe che hanno contrassegnato lo sviluppo economico sammarinese negli ultimi vent’anni».
Numerosi i cantieri aperti da Fincapital: «C’è stato un momento che ne aveva 52 con immobili ancora da vendere», riferiscono i teste ascoltati dalla Commissione. Una miniera d’oro per il clan. Cresciuta grazie alla vicinanza di Baciocchi alla politica locale.
Nel piccolo stato affacciato sulla Romagna ha «prosperato un sottobosco politico e affaristico». E’ il 2008, e San Marino si prepara alle elezioni. Nell’aria c’è aria di avvicendamento politico, e i protagonisti della zona grigia che circonda le imprese di Baciocchi e Vallefuoco «si muovono per dare continuità e protezione» al circuito Fincapital. «Inoltre siamo in un momento di crisi del settore immobiliare e finanziario», si legge nella relazione.
Crisi acuita dallo scudo fiscale approvato dal governo e dal parlamento italiano. Infatti a seguito del regalo agli evasori fatto dall’ultimo Berlusconi i depositi annui nelle banche sammarinesi sono quasi dimezzati: si è passati da 14 milioni di euro a 7,5.
Tutte variabili che non lasciano indifferenti l’avvocato Livio e Franco Vallefuoco. Il gruppo guidato dal boss si pone il problema di come mandare avanti gli affari di sempre «in un contesto politico ed economico mutato». E quando il socialista Fiorenzo Stolfi, socio della Fincapital, è in difficoltà, il gruppo si mette alla ricerca di nuovi referenti politici. E «stringe rapporti confidenziali con Gabriele Gatti intendendo creare un collegamento con la componente politica ritenuta vincente in prossimità del voto».

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