Smac, problemi non risolti, Osla, Usc, Usot

Smac, problemi non risolti, Osla, Usc, Usot

La Segreteria alle Finanze continua a chiamare le associazioni ai tavoli tecnici per presentare le novità destinate al miglioramento della funzione operativa della SMaC Card. E le associazioni continueranno ad andarci per evitare di rendere lo strumento SMaC, imposto dal Governo agli operatori economici, uno strumento ancora più diabolico di quello che già è diventato. Ma mai la Segreteria alle Finanze potrà convincerci della bontà del pastrocchio SMaC fiscale/SMaC sconti. Mai potrà convincerci che tentando di risolvere qualche problema operativo si trasformerà la SMaC Card in un equo strumento idoneo allo sviluppo economico.  Questo pastrocchio rimane una sciagura e non solo per i commercianti. È una sciagura anche per una lunga serie di altre categorie economiche, a partire dai liberi professionisti che dal primo gennaio si sono visti raddoppiare la burocrazia inerente la certificazione dei propri ricavi, come se non ne avessero già abbastanza, fino ad arrivare addirittura, e questo è quanto di più assurdo e ridicolo si possa immaginare, alle associazioni di volontari, sportive, culturali o ricreative senza scopo di lucro, anch’esse costrette a certificare telematicamente parte delle loro transazioni ai fini della deducibilità della spesa in capo al contribuente che si presenti loro con la SMaC Card. Follia!
La riforma tributaria del 2013, di cui il pasticcio SMaC fiscale/SMaC sconti è un successivo figlio (DD n. 11 del 28.01.2014, art. 1), continua ad impoverire e burocratizzare il sistema economico sammarinese. Con il decreto legge n. 66 del 2015 è stato prorogato il termine di presentazione delle dichiarazioni dei redditi al 31 luglio 2015 a causa delle modifiche introdotte appunto dalla riforma. In sostanza in un momento in cui la liquidità di cassa sammarinese è al minimo storico si è costretti per colpa di una riforma sbagliata, anche a procrastinarne la raccolta. Non si può andare avanti così!
La Segreteria alle Finanze ha presentato con circolare datata 11 maggio, come un trionfo di soluzione operativa, la possibilità per l’operatore che svolge la sua prestazione fuori sede (ad es. un idraulico o un elettricista, così come un venditore ambulante), di certificare il suo ricavo anche senza l’utilizzo di un POS, ma semplicemente con una registrazione telematica posticipata di 48 ore rispetto al momento del pagamento. Purtroppo però questa registrazione posticipata viene subordinata all’utilizzo di un bollettario pre-vidimato dall’Ufficio Tributario, con compilazione al momento del pagamento della prestazione, di una bolletta in duplice copia tratta dal summenzionato bollettario (nel quale vanno inserite da parte dell’operatore economico il numero seriale e le ultime 4 cifre del PAN della SMaC Card del cliente), di cui un esemplare deve essere consegnato al cliente a titolo di ricevuta di pagamento, ed uno conservato dall’operatore. Poi, appunto, entro le 48 ore successive l’operatore economico deve effettuare la registrazione telematica di ogni singola operazione avendo sempre cura, però, di conservare gli esemplari di sua spettanza dei documenti di ricevuta tratti dal bollettario sopra menzionato. Non basta una ricevuta. Si ritorna al bollettario pre-vidimato! Si va indietro anziché andare avanti! Ma la tecnologia elettronica non doveva servire almeno ad eliminare carta e burocrazia?! E come spiega ora la Segreteria alle Finanze a quegli operatori che dal primo gennaio si erano già muniti di POS mobile previsto dalla legge, che poi hanno scoperto che non è garantita una copertura su tutto il territorio della rete telefonica mobile, spendendo soldi per essere in regola con la normativa, che se avessero aspettato potevano evitare almeno questo costo?! Chi gli rimborsa l’inutile disagio e spesa?! Perché la Segreteria alle Finanze non recita un mea culpa e non ammette di aver sbagliato, come sempre sostenuto da OSLA, USC e USOT, a far entrare in vigore dal primo gennaio una norma ancora troppo lacunosa ed inapplicabile?
A marzo sempre la Segreteria alle Finanze aveva dichiarato che entro il 20 maggio gli operatori avrebbero potuto richiedere l’adeguamento del software e dei registratori di cassa (i costi a carico di chi?) in modo da poter evitare di battere due volte lo stesso prezzo da effettuare al proprio cliente. Ora questo termine, guarda un po’, è già slittato al primo luglio, le soluzioni proposte sono costose, non sono ottimali e non sono testate sulla realtà aziendale e lo scadere del termine per l’esenzione della certificazione delle spese fino a 5 euro è alle porte (30 giugno)! La segreteria alle Finanze come vuole spiegare agli operatori economici che sta continuando dal primo gennaio a fare esperimenti sulla loro pelle, con le loro tasche e sciupando le loro energie, per cercare di trovare improbabili soluzioni tecniche?!
Stesso discorso per il borsellino elettronico, misera soluzione, ma comunque per qualcuno sarebbe un aiuto, ma ancora la Segreteria Finanze sta tergiversando sul da farsi.
E della violazione della privacy aziendale non ne vogliamo parlare? Tutti i dati delle transazioni aziendali finiscono in un data base dove  vengono registrate le somme e gli orari degli avvenuti pagamenti. Questi dati hanno anche un valore commerciale, infatti misurano l’appetibilità o meno di quell’azienda da parte di competitors (i quali potrebbero essere non solo il collega dell’attività accanto, ma anche Stati o investitori esteri) che possono analizzare l’azienda stessa o il sistema economico nel quale la stessa è inserita, decidendo di aggredirlo o di emarginarlo. Sono dati sensibili per la ricchezza e la difesa di un sistema economico. Ora con la SMaC card sono diventati telematici e quindi facilmente accessibili. Ma dove vanno a finire? Abbiamo la certezza che rimangono nell’ufficio preposto? Oppure superano addirittura i confini di San Marino? A queste domande non riusciamo ad avere risposte. E soprattutto non ci si risponda, per favore, che la privacy è già violata ad esempio con l’uso ormai consolidato delle carte di credito, perché comunque l’operatore economico può sempre decidere di accettare o meno la carta di credito, mentre la SMaC fiscale è stata resa obbligatoria!
Tante altre problematiche ci sarebbero da affrontare, ma impossibile esaurirle in un unico comunicato stampa.
OSLA, USC e USOT continuano a dire NO a questa SMaC e si riservano di organizzare ulteriori manifestazioni e scioperi affinché questo Governo capisca che la SMaC, per quello che è diventata oggi, è uno strumento indegno, un’offesa per l’impresa ed una causa di arretramento economico.
OSLA                     USC                     USOT

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