“Tangentopoli”: così non facevano tutti

“Tangentopoli”: così non facevano tutti

Il sistema ‘marcio’ era diffuso, sì, ma non del tutto: c’è sempre stata una parte di cittadinanza che non ha avuto nulla a che fare con compravendita di voti e con i ‘contributi’ ai partiti o ai singoli politici per il rilascio di licenze.

A seguito dei rinvii a giudizio al termine dell’indagine ormai ribattezzata la ‘Tangentopoli sammarinese’, gli organi di stampa hanno pubblicato alcuni stralci degli interrogatori di Claudio Podeschi e Fiorenzo Stolfi, che iniziano a tracciare i contorni di quel sistema. Se da una parte attraverso queste pubblicazioni, e ancor di più attraverso il processo quando partirà, il paese getterà finalmente luce su quegli anni bui, dall’altra il rischio è che passi il concetto che “così facevano tutti”. Non è la verità. E’ forse vero che così facevano molti, ma non tutti. E quella fascia di cittadinanza – noi crediamo sia più ampia di quanto si pensi – che non ha mai avuto nulla a che fare con tutto ciò non ci sta a fare di tutta l’erba un fascio.

Qualcuno ha venduto il proprio voto per un posto nella Pubblica amministrazione o qualche altro favore, qualcuno è stato professionista ‘di riferimento’ per quegli imprenditori che elargivano ‘contributi’, qualcun altro è stato il politico che, in misura maggiore o minore, di quei contributi ha usufruito. Ma molti hanno fatto scelte diverse, è per questo che quel sistema da condannare non è il sistema di tutti.

Però era il sistema di qualcuno, e quel qualcuno va identificato. Nel decreto di rinvio a giudizio i giudici parlano di una rete tessuta tra i componenti del “gruppo” ed uffici pubblici e della collocazione in posizioni strategiche nella Pa di persone vicine. Si parla di partecipazioni dirette o indirette in svariate società. Si parla della capacità di influenzare organismi di controllo. Noi aggiungiamo che questa rete contava non solo sugli appoggi nelle posizioni pubbliche che contano, ma anche su un sistema omertoso di chi, per un motivo o per l’altro, pur sapendo non denunciava.

Chi non denunciava forse non credeva più nella magistratura, quella magistratura che ha invece compiuto un grande e proficuo lavoro, che tuttavia non è ancora finito, anzi è appena iniziato.  Noi sammarinesi siamo certi che per fare luce completa su un passato dal quale vogliamo smarcarci sia necessario tenere in considerazione tutti gli aspetti che abbiamo elencato e che vanno al di là delle responsabilità dei politici. Chi sono le “persone vicine” collocate in posizioni strategiche all’interno della Pa? Chi i dipendenti pubblici conniventi? Una nuova e più funzionale gestione della Pubblica amministrazione passa anche dall’individuazione delle risposte a queste domande e dai provvedimenti che ne scaturiranno. E poi quali sono quegli organismi di controllo che si sono fatti influenzare? E ancora le numerosissime società cui si fa riferimento sono ancora attive?

Concludiamo con un appello, o meglio una speranza: che alla luce del lavoro portato avanti dal Tribunale, chi ha elementi da aggiungere al quadro che si va delineando non abbia più timore e denunci. 

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