Il caso Clarizia, ex Presidente della Banca Centrale della Repubblica di San Marino, esploso in questi giorni con tutta la sua miseria, ci fa toccare con mano il degrado della nostra classe politica, che per cotanto personaggio ha addirittura macchiato una istituzione che è l’emblema del Paese stesso, la Reggenza.
Qui ci si è messi a costruire una piazza finanziaria con la mentalità, la cultura e la furbizia dei sensali di pecore sul campo della fiera di Borgo, come è emerso dalle – sgradevoli – deposizioni, a Forlì, di Luca Papi e Stefano Caringi.
I furbissimi di Banca Commerciale Sammarinese paiono avere non poche responsabilità sulla impostazione data, fin dalle origini, all’istituto di via del Voltone (lì con l’impronta della corruzione). I collegamenti poi con Asset Banca, con problemi ancora aperti a Forlì, dimostrano la sfrontatezza con cui si è continuato ad operare non certo nell’interesse del Paese.
E così si è finiti in balia si personaggi come quelli di questi giorni. D’altra parte non abbiamo visto il ‘terrore’ con cui in certi ambienti si seguivano gli sproloqui di Carirrolo, Bruscoli e Roberti o, ancor prima, di qualcuno di Long Drink?
L’uscita di scena di Mario Gianni e Renato Clarizia porta allo scoperto una situazione ancor peggiore di quella lasciata da Luca Papi e Biagio Bossone (che si fece finta di denunciare).