Il sistema finanziario della Repubblica di San Marino era arrivato a contare – l’ultimo nel 2009 – 72 ‘soggetti autorizzati’: dodici banche e sessanta tra finanziarie, fiduciarie, società di gestione, compagnie
d’assicurazioni.
Dietro a questo esplodere di attività c’è chi ha intravisto un sistema corruttivo (un tot per banca, un tot per finanziaria) portato allo scoperto addirittura con la pubblicazione di un prezzario, poi corretto al rialzo. Aveva un preciso prezzo anche il riciclaggio per qualsiasi tipo di danaro. Il tutto sotto gli occhi e la vigilanza – si fa per dire: fanno
più controlli gli enologi del consorzio vini … – di Banca Centrale come fece osservare Di Vizio a Caringi e Papi, non disposto a bere tutto.
Quando il sistema è entrato in crisi, specie per le banche, i governi sammarinesi – come è avvenuto ed avviene in altri Stati – hanno deciso di pomparvi danaro pubblico perché la clientela non ne ricevesse danno.
Dove sta lo scandalo?
Nel fatto che Banca Centrale, cui è stata demandata l’esecutività degli interventi, ha messo in atto le operazioni con modalità tali da impedire allo Stato stesso di recuperare quei soldi e da impedire, di fatto, di perseguire penalmente e civilmente gli autori degli ammanchi.
Banca del Titano docet.
Il Presidente di Banca Centrale pro tempore ha acconsentito a che lo Stato venisse escluso dall’elenco dei debitori Bdt benché vi avesse versato oltre 16 milioni di euro per il risanamento.
Poi la stessa procedura è stata ripetuta a quanto pare per altre tre banche, portando l’esborso totale dello Stato forse a oltre i 150 milioni.
In sostanza sono stati spesi tantissimi soldi dello Stato, a pro di furfanti, col concorso di Banca Centrale e – come sarebbe possibile diversamente? – con il silenzio assenso della classe politica, a partire dai membri del Comitato per il Credito ed il Risparmio.