San Marino regolera’ il web. Speriamo non come in Cina

San Marino regolera’ il web. Speriamo non come in Cina

La Voce di Romagna San Marino:  Oggi il convegno al Kursaal. Il segretario Iro Belluzzi: “E’ ora di ridefinire un comparto essenziale”. Tasto dolente, su cui c’è il vuoto normativo, è l’editoria on-line / Leggi sulla stampa “non più adeguate
ai tempi”, specie per quanto riguarda il web
/ Fra gli invitati
don Benedettini,
sammarinese
e vicedirettore
sala stampa della
Santa Sede

Nella giornata dedicata alla
libertà di stampa, San
Marino si interroga sul futuro
della sua informazione.
E’ in programma oggi
al centro congressi Kursaal
il convegno “Libera
stampa, libero Stato”, cui
parteciperanno protagonisti
dell’editoria sammarinese
e non solo: da Carlo
Romeo, direttore generale
di San Marino Rtv a
Nico Perrone, direttore
dell’agenzia stampa Dire,
da Andrea Pancani, conduttore
di Omnibus su
La7, a don Ciro Benedettini,
sammarinese, vicedirettore
della sala stampa
della Santa Sede. Dalle
9,30 della mattina fino al
primo pomeriggio si parlerà
della storia dell’informazione
sammarinese,
mentre nella seconda
parte dei lavori, a partire
dalle 13, si tracceranno le
linee guida per la nuova
legge in materia di informazione
ed editoria, durante
una tavola rotonda
cui parteciperanno anche
i segretari di Stato Marco
Arzilli, Iro Belluzzi, Matteo
Fiorini e Giuseppe Maria
Morganti.

(…) Tasto dolente
poi, su cui c’è totale vuoto
normativo, è l’editoria online:
“E’ necessario intervenire-
spiega- perché
l’informazione sul web sia
oggettiva e non rechi danno
all’immagine di San
Marino
”. In linea il collega
alle Tlc Fiorini: “Sono un
mondo vastissimo di fonti
di informazioni, blog, social
network, siti web dove
sempre di più serve un sistema
di regole per tutelare
i cittadini”.
(…)

Le parole in rosso vogliamo interpretarle come  un auspicio a che a San Marino non accadano cose che  potrebbero recare danno alla immagine della Repubblica, altrimenti dovremmo pensare alla Cina, al realismo socialista, ed a situazioni ancora più lontane nei tempi.

Preferiremmo l’Islanda alla Cina

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