Si infittisce il mistero sui 170
milioni di euro che lo Stato della Repubblica di San Marino
dovrebbe riscuotere da suoi cittadini ben individuati con nome e
cognome, ma che, di fatto, non si preoccupa di incassare. Anche i
politici del nuovo governo – in procinto di varare nuove tasse (esempio
la patrimoniale) e di continuare la strada dell’indebitamento pubblico
(accordo Rothschild) – non pare che abbiano intenzione di affrontare la questione.
Uno scandalo colossale. Da Guinness dei primati.
Venerdì nella conferenza
stampa tenuta a nome del Governo, l’ex Segretario di Stato alle Finanze, ora agli Esteri, Pasquale
Valentini ha affermato che a lui non risulta che siano stati varati
condoni. Quanto al resto si è limitato a preannunciare che la questione
della riscossione sarà demandata allo studio di una nuova
regolamentazione della materia.
Oggi su il Corriere Romagna San Marino, l’attuale Segretario di Stato alle Finanze, Claudio
Felici, afferma categoricamente che non farà condoni. Poi parla di
una somma di gran lunga inferiore (soli, si fa per dire, 90 milioni).
Infine anche lui sembra propenso a demandare il tutto a quando si introdurrà l’Iva
al posto della monofase.
Insomma, di fatto, nessun impegno preciso sul recupero della
colossale somma. Tra le parole pare affiorare una attribuzione di
responsabilità alla Banca Centrale, la quale, in effetti, ha in gestione la tesoreria.
I responsabili di Banca Centrale possono essersi assunta la
responsabilità di cotanto accumulo, senza farne partecipe il Consiglio Direttivo, il Comitato
per il Credito ed il Risparmio, la Segreteria di Stato alle Finanze?