06/09/1999 Badanti? Sopra i cinquant’anni

06/09/1999 Badanti? Sopra i cinquant’anni

Badanti? Sopra i
cinquant’anni

 

San Marino Oggi 06/09/1999 (Siamo una società che non reagisce
più
)

Sull’ultimo numero di Sette (il
settimanale del giovedì del Corriere della Sera) c’è un articolo di
Giuliano Zincone sulla proibizione che sarebbe scattata a San Marino per
“anziani non autosufficienti” a farsi assistere da “donne extracomunitarie” con
meno di cinquant’anni.

Questa notizia, a San Marino, è stata trattata
come tante altre che fanno drizzare le orecchie alle gente, eppure vengono
affogate nel silenzio. Spesso senza essere né smentite né confermate come è
capitato per quella che dava quasi per scontato, l’altra settimana, l’abbattersi
sul nostro sistema bancario di un colpo durissimo da parte dell’Italia. Altre
volte sono confermate, ma senza alcun rispetto nemmeno per il buon senso, come è
capitato per quella sulla nuova sede della CSU. Dopo mesi, è stato fatto sapere
che l’operazione non è illegale in quanto è stata approvata dal Consiglio dei
XII! Nessun accenno alla legittimità sostanziale dell’operazione, alla sua
opportunità, a come sono stati reperiti i soldi, e nemmeno – nemmeno – a quanto
è costata. D’accordo l’universo mondo del potere (in questo caso i vertici dei
due sindacati), perché perdere tempo a parlarne? Cosa c’entrano gli iscritti, i
lavoratori dipendenti, la società civile?

La società sammarinese non reagisce più.
L’appiattimento sull’area di governo di qualunque forma di rappresentanza o di
potere sta creando una stagnazione nella analisi della gestione della comunità,
quale questo paese forse non ha mai vissuto.

L’universo del potere ha gestito la notizia
sulle extracomunitarie come altre sgradevoli: affogandola nel silenzio. Ma
quella non era come le altre. Era come le altre per il paese, ormai assuefatto.
Non per fuori. Fuori è emersa.

Fuori, come è emersa, è stata subito raccolta e
subito enfatizzata dal nevrotico sistema delle comunicazioni moderne. Ora sta
intaccando la nostra immagine. Qualche anno fa il blocco della Finanza italiana
ci ha fatto guadagnare l’epiteto di ‘contrabbandieri’ (o ‘ladri’). Cosa
tireranno fuori i comici, quando cominceranno a preparare i testi per la nuova
stagione, se giornalisti affermati come Zincone, non certo bisognosi di
ricorrere alla notizia-spazzatura per farsi notare, già ci stendono con paragoni
mozzafiato?

Per bloccare la notizia sarebbe bastato che
insorgesse – non fittiziamente! – un partito o una forza politica o, almeno, una
associazione. Magari una di quelle use a manifestare anche rumorosamente la loro
attenzione per i diritti della persona e per la parità fra i sessi. Perché, in
questo caso, di discriminazione fra i sessi si tratta. Ed anche di peggio, a
leggere Zincone.

Zincone parla addirittura di “contaminazione
multietnica”. E addita la Repubblica come un rimasuglio di suolo italico in cui
sopravvive un conservatorismo tanto becero che – il paragone è di Zincone – il
Vaticano, di solito emblema del conservatorismo, è, a suo dire, un faro di
modernità.

Amara per noi questa accusa. Doppiamente amara,
in questi giorni.

Il paese sta attraversando un periodo difficile.
All’esterno, per i rapporti con l’Italia e l’Unione Europea: i primi da
recuperare, i secondi da impostare. All’interno, per il trend di crescita della
popolazione residente a causa di errori nella programmazione delle attività
economiche e nella gestione del territorio. Eppure, proprio in questi giorni, il
nostro Stato sta per decidere – coraggiosamente? improvvidamente?
inconsciamente? – sull’applicazione del principio della parità fra i sessi alla
trasmissione della cittadinanza. Una materia delicata, quella della
cittadinanza, per ogni Stato. Delicatissima per il nostro, perché, si pensa,
legata da sempre alla sua stessa sopravvivenza. Per cui l’articolo di Zincone
oltre che offensivo, è ingiusto.

Anche questa volta però la causa di tanto
disastro sulla nostra immagine non va addossata per intero ai politici.
Responsabili ne sono anche coloro che, potendolo per capacità, per studio, per
professione, potendolo per il solo fatto che sono cittadini di questo Stato,
hanno rinunciato a svolgere un ruolo critico per assumere quello di mosche
cocchiere. C’è da meravigliarsi se in tali condizioni il carro perde
l’orientamento?

Ancora una volta, come è successo per la Finanza
ai confini, a segnalarci che siamo fuori strada, sono altri, da fuori, perché
noi sammarinesi non ce ne accorgiamo più.

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