San Marino Oggi 07/11/1997 (Referendum, un urlo di protesta dei
cittadini)
Durante la recente campagna referendaria le
associazioni degli imprenditori si sono espresse per il No. Scelta
comprensibile. Non avrebbero potuto far diversamente. Non avrebbero potuto
privare della loro solidarietà gli iscritti che si ritenevano penalizzati
dalla proposta referendaria. E’ stata una solidarietà pubblica, vistosa e
solerte. Anche questo è comprensibile. Meno comprensibile la scelta di porre
ostinatamente ed insistentemente l’accento sull’anonimato societario,
rispetto all’altro termine del requisito referendario: la trasparenza nelle
intestazioni delle proprietà immobiliari. Si è fatto intendere che votare per
l’abolizione dell’anonimato delle società immobiliari, equivaleva ad abolire
l’anonimato tout court. Scomparso l’anonimato, ‘caposaldo insostituibile
della nostra economia’, crollerebbe, si è detto, l’intera economia del paese.
Cioè il benessere.
Legare così strettamente l’anonimato societario
del settore immobiliare all’anonimato societario in generale è stata una scelta
delle associazioni degli imprenditori che si pensava funzionale alla campagna
per il No. Insomma una mossa tattica. Pur di far prevalere i No si è corso il
rischio, che si immagina calcolato, di irretire il contrasto. Un rischio grosso.
Infatti i sottoscrittori della proposta referendaria, proprio per
l’atteggiamento delle associazioni degli imprenditori, avrebbero potuto
sentirsi spinti ad andare avanti, finito quel referendum, subito con un’altra
proposta: in caso di vittoria del No per cercare una rivincita, in caso di
vittoria del Sì per bissare il successo.
Il referendum è andato come è andato. Ora tocca
ai politici tradurre il responso elettorale in legge. Dopo averlo interpretato,
ovviamente, come è nel loro compito, tenendo conto e del quesito in sé e del
contesto di tutta la vicenda referendaria.
Le associazioni degli imprenditori sono rimaste
ferme nella loro tesi: l’abolizione dell’anonimato in sé era l’unico, vero
obiettivo del referendum. Tesi sostenibilissima prima del voto. Dopo il voto,
dopo la vittoria del Sì, è una posizione che sembra quasi masochista. Pare che
le associazioni degli imprenditori suggeriscano al legislatore di mettere
sullo stesso piano le società anonime immobiliari, il cui destino è segnato,
con le società anonime di altri settori. E’ una interpretazione che può
ritorcersi contro dette associazioni come un boomerang. Una interpretazione,
fra l’altro, un po’ forzata e sicuramente – questo è il punto – lontana da
quella della gente che ha determinato la vittoria del Sì.
La gente che ha votato Sì, probabilmente,
anziché togliere l’anonimato dal nostro sistema economico, ha inteso in primo
luogo ripristinare la trasparenza nelle proprietà immobiliari. Trasparenza che
sino a qualche decina di anni fa c’era in questo paese. E c’è sempre stata fin
da quando il paese è sorto. E’ saltata – almeno in modo eclatante – non in
corrispondenza dell’inizio del benessere, ma dopo, quando il benessere era già
avanzato e consolidato.
Il Sì per la trasparenza nelle proprietà è stato
urlato dalla gente. La gente ha fatto intendere che, in materia di trasparenza
nelle proprietà, vuole che si vada oltre il quesito referendario, che si è
limitato a prendere in considerazione soltanto le società anonime immobiliari.
Probabilmente la gente è così esasperata dalla situazione attuale da
pretendere, ormai senza eccezioni di sorta, che si torni a far sì che nel
nostro paese non ci possa essere proprietario che non figuri nel Registro con
nome e cognome.
Di questa volontà della gente per la trasparenza
nelle proprietà immobiliari anche oltre il quesito referendario, la classe
politica non potrà non tener conto al momento di stendere la legge, che dovrà
tradurre in termini operativi il risultato del referendum. Deve tenerne conto,
realisticamente, nel suo stesso interesse. E con coraggio. Altrimenti non si
eliminano i presupposti perché la gente avverta la necessità di un ulteriore
più puntuale pronunciamento.
Facendo chiarezza da subito con una apposita
legge sulle intestazioni delle proprietà immobiliari si allontanerà, fra
l’altro, il pericolo, tanto paventato dalle associazioni degli imprenditori,
dell’abolizione generalizzata dell’anonimato. E si eliminerà finalmente il
sospetto che la difesa ad oltranza dell’anonimato magari dei settori
produttivi, sia un pretesto per favorire chi, per motivi fiscali o altro, vuol
conservare il privilegio dell’anonimato nella intestazione delle sue
proprietà.
In conclusione, la gente con questo referendum
ha fatto capire che non è più disposta a tollerare coperture di qualsiasi
genere per i titolari delle proprietà. Siccome tali coperture oggi avvengono in
massima parte attraverso l’anonimato societario, è nell’interesse delle stesse
associazioni degli imprenditori disgiungere l’anonimato societario dalla
questione della trasparenza delle proprietà. Altrimenti si corre davvero il
rischio che l’anonimato di qualsiasi genere venga abolito nel nostro sistema
economico, unitamente alle coperture sulle intestazioni delle proprietà, il cui
destino è ormai segnato.
|