11/01/2006 Lettera aperta all’On.le Gianfranco Fini sull’Accordo Italo-sammarinese di Cooperazione Economica

11/01/2006 Lettera aperta all’On.le Gianfranco Fini  sull’Accordo Italo-sammarinese di Cooperazione Economica

Lettera aperta all’On.le Gianfranco Fini

sull’Accordo Italo-sammarinese di Cooperazione
Economica

 

LIBERTAS  11/01/2006

LA VOCE DI ROMAGNA 12/01/2006 (Lettera aperta
all’Onorevole Fini, perché almeno lui, in coscienza, non firmi un testo che sa
di diktat. Marino Cecchetti si appella all’onore del ministro
italiano)

On.le Fini, mi rivolgo a Lei pur non avendone alcun titolo. Non
sono italiano e nemmeno posso vantare una affinità, diciamo così, ideologica.
Eppure sono certo che non mi irriderà. So, infatti, quanto Lei è sensibile ai
valori di una società – come la nostra di San Marino – divenuti fondanti
attraverso la tradizione e la storia. Appellandomi proprio a questa sensibilità,
mi rivolgo a Lei perché non firmi l’Accordo per cui sale sul Titano lunedì 16. È
un trattato che, già all’art.1, equivale a una sentenza di morte per la mia
Repubblica. Non leghi il Suo nome a un evento così ferale. Certo, Lei ha mille
ragioni per stoppare i mille fenomeni distorsivi che i sammarinesi hanno creato
all’Italia in questi ultimi 25 anni. Però deve convenire che nello stilare il
testo dell’Accordo Lei non ha avuto interlocutori.  I governanti sammarinesi –
mi creda – non l’hanno neanche letto quell’accordo prima di dare l’OK per la
firma. Non è pensabile che persone come Fabio Berardi, Rosa Zafferani, Pier
Marino Mularoni, Claudio Felici, Gian Carlo Venturini, Paride Andreoli, Massimo
Roberto Rossini, Giovanni Lonfernini ed i due Capitani Reggenti pro tempore,
tutti sammarinesi e tutti adulti, abbiano potuto dare, singolarmente e
congiuntamente, il loro assenso, se quel testo l’avessero letto.

Qualunque sammarinese sobbalzerebbe nel leggere in un trattato
fra Italia e San Marino: “la Parte sammarinese si
impegna a recepire nell’ordinamento della Repubblica i principi e gli istituti
rilevanti della normativa comunitaria e italiana in materia
finanziaria
”.

I governanti sammarinesi da tempo sono presi da altro. Altro
vuol dire società immobiliari, finanziarie o bancarie. Altro vuol dire Keno e
Bingo. Altro vuol dire speculazione edilizia (abbinamento delle unità
immobiliari alle residenze, opportunità di investimento per i capitali vaganti),
come si renderà subito conto salendo da Rimini.

Perché Le chiedo di non firmare? Perché nessuno mai crederà che
le cose siano andate così. Cioè che, nemmeno un governante – uno solo! – abbia
trovato il tempo di leggere quel testo prima di invitarLa a San Marino a
firmare. Quel testo sa di diktat. Pare di leggere il trattato con cui lo Stato
vincitore impone allo Stato soccombente alla fine di una guerra le condizioni di
resa incondizionata. La Sua venuta sul Titano, in questa occasione, equivale a
un “veni, vidi, vici”. Altro che Visco con la Guardia di Finanza! Mi
ricorda il Card. Giulio Alberoni. Con una differenza: questa volta non ci sarà
un papa a Roma che annullerà il trattato, sulla spinta dell’opinione pubblica
internazionale. L’opinione pubblica internazionale (che ci ha protetto per
secoli) è stata distrutta dalla stessa classe politica sammarinese che, a
giudicare dai comportamenti, da una ventina d’anni ha scommesso sulla fine del
proprio paese.

On.le Fini, per favore, non firmi l’Accordo. Ci sono mille modi
– anche qui esistono persone oneste e d’onore –  per risolvere e da subito la
questione delle distorsioni provocate da San Marino senza arrivare a spegnerne
la sovranità. Non leghi il Suo nome ad un evento tanto funesto. Mi appello – non
ho altro – alla Sua sensibilità ed all’onore della Sua Persona, che non merita
una tale macchia.

In tutta sincerità.

Marino Cecchetti, cittadino sammarinese

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