12/08/1999 Referendum cittadinanza e parità uomo donna

12/08/1999 Referendum cittadinanza e parità uomo donna

Referendum cittadinanza e
parità uomo donna

 

San Marino Oggi 12/08/1999 (Per la parità fra uomo e donna sembra ovvio
il Sì
)

Ci si sta accostando al Referendum sulla
cittadinanza. Dapprima, fra i partiti, risse verbali su questioni di contorno,
poi una bonaccia da ‘inciucio’ generale. Il solito punto d’incontro su una
posizione deresponsabilizzante  che in qualche modo rassicura tutti?

Il testo della legge è ancora poco diffuso fra
la gente, a quasi un mese dalla sua approvazione. Si sente il bisogno di  veri
momenti pubblici di analisi vera da parte dei partiti che, la legge,  l’hanno
promossa, accettata o contrastata.

Fra la gente, al momento, gli unici che paiono
non avere dubbi su come votare il 12 settembre sono coloro che impostano la
questione esclusivamente in termini di parità fra uomo e donna. E non vedono
altro né vogliono sapere di altro. Per essi il ‘sì’ è ovvio, scontato. Come
chiedere a un bimbo se vuol bene alla mamma o al ciclista arrivato primo al
traguardo se è contento di aver vinto. Per essi la condivisione della parità dei
sessi obbliga a votare ‘sì’. Il ‘no’ avrebbe il significato di una dichiarazione
di oscurantismo, appunto perché equivarrebbe alla negazione della parità dei
sessi.

Si può concepire qualche remora, esprimere
qualche perplessità o soltanto attardarsi in una riflessione senza sentirsi
oscurantisti?

Ci sono Stati, europei e anche di lunga
tradizione democratica, i quali, nei loro ordinamenti, hanno conclamato la
parità dei sessi e la mettono in pratica nei rapporti fra Stato e cittadino e
fra cittadino e cittadino, eppure ancora non hanno modificato in senso stretto,
cioè automaticamente, le norme sulla cittadinanza. E per questo ritardo non pare
che siano oggetto di sanzioni o di particolari recriminazioni da parte di altri
Stati o degli organismi internazionali. Ad esempio del Consiglio d’Europa.

Il Consiglio d’Europa, di cui pure San Marino fa
parte, ha messo a punto, con anni di preparazione, una ‘Convenzione Europea
sulla Cittadinanza’ che dal 1997 è all’attenzione degli Stati. Essa dà una serie
di indicazioni, fra cui l’applicazione della parità dei sessi, ma, anche, ad
esempio, la naturalizzazione automatica dopo al più dieci anni di residenza.
Difficile prevedere quali e quanti Stati trasferiranno integralmente la
Convenzione nei propri ordinamenti o allegheranno all’eventuale adesione
osservazioni o riserve più o meno limitanti.

Al momento la cittadinanza, in ogni Stato, è
materia regolata da una legislazione specifica, interna. Che è frutto della
storia di quello Stato, nonché delle particolari condizioni economiche,
culturali e politiche, interne ed esterne.

Pure nel nostro Stato in materia di cittadinanza
si segue una prassi che deriva dalla sua storia e dalla sua particolarissima
condizione geo-politica. Da sempre un solo automatismo nell’acquisizione: la
paterlinearità. E non, ad esempio, l’acquisizione automatica per chi nasce in
territorio, come in tanti Stati, o per chi risiede in territorio da un certo
numero di anni, come pure in tanti Stati.

Di quando in quando il nostro Stato è ricorso a
provvedimenti di naturalizzazione. Anche di portata notevole. Anche frequenti,
se si vuole. Comunque ‘straordinari’. Cioè solo quando ha ritenuto che ce ne
fossero i presupposti economici e politici, interni ed esterni.

Oggi? La legge in questione accresce –
teoricamente fino a raddoppiare – i casi in cui per via automatica è possibile
acquisire la cittadinanza: basta che uno dei due genitori sia sammarinese, padre
o madre. In base, appunto, al riconoscimento, anche in materia di cittadinanza,
della parità fra uomo e donna.

A scorrere il testo della legge, però, ci si
accorge che non sparisce affatto la disparità fra uomo e donna. Ed emergono pure
delle disparità fra donne e donne. E, a leggere fra le righe, fa capolino pure
una terza disparità: fra cittadini, uomini o donne che siano, interni ed
esterni.

Siamo proprio certi che quella che andiamo ad
approvare è una legge che va a concretizzare, in materia di cittadinanza, i
diritti della persona, e che si potrà ostentare come fiore all’occhiello a
testimonianza

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