16/06/1999 Tra frontalierato e speculazione edilizia

16/06/1999 Tra frontalierato e speculazione edilizia

Tra frontalierato e
speculazione edilizia

 

San Marino Oggi 16/06/1999 (Titano fa rima con guadagno)

In questi ultimi tempi si parla spesso, nel
nostro paese, di frontalierato. Una bomba secondo alcuni. I frontalieri
registrati, 4000. Quelli non registrati, forse non meno di 3000. Una bomba sotto
la nostra sovranità. L’altra minaccia alla nostra sovranità viene dalla
speculazione edilizia. La grande speculazione. Quella che, per soddisfare il suo
bisogno continuo e crescente di clienti, li ricerca all’esterno. Il trend di
aumento della popolazione, in questo fazzoletto di terra, si sta, letteralmente,
impennando. Già alcuni servizi sono in difficoltà. Ad esempio, nella scuola
dell’infanzia alcuni plessi non sono più in grado di accogliere tutti gli
iscritti. I conti dell’Istituto per la Sicurezza Sociale vanno urgentemente
rivisti, almeno nel comparto pensionistico. C’è chi ipotizza addirittura la
introduzione di ticket. Introdurre i ticket vuol dire stravolgere l’Istituto,
cioè  la conquista della nostra comunità che è la più importante, in assoluto,
in campo sociale. 

Tuttavia il cancro della grande speculazione non
si ferma davanti a questi primi danni. Continua ad avanzare. Le sue metastasi –
i mostri come le chiama la gente – sono giorno dopo giorno più visibili. Dai
luoghi bassi, più nascosti, stanno salendo lungo la superstrada. Su verso il
Monte.

Fenomeno in espansione, quello della grande
speculazione edilizia, favorito dalla connivenza generalizzata del sistema
politico, da linee di credito privilegiate, dall’irrorazione di risorse
pubbliche (acquisti, affitti) non appena si avverta sul mercato un minimo
accenno di stanchezza.

Le risorse pubbliche utilizzate per alimentare
il cancro che pregiudica la salute del paese, sono sottratte agli investimenti
necessari per irrobustire il paese o almeno per farlo stare al passo coi tempi.
C’è bisogno di scuole, di strade, di reti informatiche. Il ritardo nelle
infrastrutture si ripercuote sull’economia, in gran parte impaludata in
produzioni marginalizzate, che assorbono bassa manovalanza, come nei paesi
sottosviluppati, anziché i giovani che hanno studiato.

L’arretratezza dei settori economici ci riporta
a quel frontalierato di cui si diceva all’inizio. Il frontalierato e l’aumento
della popolazione provocato dalla grande speculazione edilizia, sono due
fenomeni che potrebbero entrare in risonanza. Nel caso, la situazione non
sarebbe più controllabile. Gli effetti potrebbero essere devastanti.

Come ci si è cacciati in questa situazione?
Veramente ci sono dei gruppi di potere che hanno scommesso sulla fine del nostro
paese-stato?

In questi ultimi decenni il paese-stato è
cambiato, non solo nel panorama. Sono state cambiate anche norme antiche,
antiche consuetudini da sempre in vigore, perché da sempre ritenute essenziali
per la sopravvivenza del paese-stato: proprietà immobiliare, cittadinanza, 
residenza, soggiorno. Presi dalla fregola di ammodernare, negli ultimi
trent’anni, abbiamo cominciato a modificare anche quelle, dapprima con una certa
prudenza e poi senza più freni. Gli unici freni a questo andare avanti navigando
a vista, sembrano essere quelli impostici dall’esterno. Non è il caso di fermare
per un momento le bocce, fare un break e poi ripartire dopo aver accertato dove
realmente ci sta portando la strada?

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