18/06/2009 Banca del Titano:rinvio a giudizio del direttore visto da Ivan Foschi e da Marino Cecchetti

18/06/2009 Banca del Titano:rinvio a giudizio del direttore visto da Ivan Foschi e da Marino Cecchetti

Banca del Titano: rinvio a giudizio del direttore visto da Ivan

Foschi e da
Marino Cecchetti

 

L’INFORMAZIONE DI SAN MARINO 18/06/2009
(BDT, ora si vada fino in fondo) di Ivan Foschi

 

Si apprende da alcune notizie di stampa che
l’indagine sulla Banca del Titano si è conclusa con un rinvio a giudizio per
l’ex direttore ed altri.

Il mio “antagonista” mediatico prof. Marino
Cecchetti ha sempre sostenuto che:

1) non c’era alcuna inchiesta aperta presso
il Tribunale unico a carico dei responsabili;

2) in ogni caso non si sarebbe pervenuti ad
alcun risultato in quanto la precedente amministrazione sarebbe stata coperta da
“immunità giudiziaria”.

Le notizie di questi giorni fanno finalmente
chiarezza su una questione tormentata che ha visto confusione tra il piano
politico e quello giudiziario ed evidenti strumentalizzazioni in chiave
elettorale.

Avevo più volte sostenuto come si potesse
essere d’accordo o meno sulla decisione assunta nel marzo 2006 dal governo
straordinario di salvare la banca del Titano anziché farla fallire, intervenendo
con denaro pubblico pur di salvaguardare i posti di lavoro, gli investimenti dei
risparmiatori, e la tenuta del sistema nel suo complesso, ma non è accettabile
che si raccontino bugie ai cittadini insinuando che i responsabili sarebbero
stati messi al riparo da qualunque azione giudiziaria da parte dei governi
2006-2008.

Cecchetti sa benissimo che non è così, avendo
avuto modo di leggere TUTTI i documenti che stabilivano le condizioni per
l’intervento dello Stato, e non solo quelli distribuiti dalla DC in una
conferenza stampa quando era all’opposizione. Ho più volte ricordato infatti
come il documento redatto e firmato dal Congresso di Stato non prevedeva alcun
tipo di copertura per chi si fosse reso responsabile della crisi della Banca,
stabilendo anzi che l’Avvocatura dello Stato non si sarebbe potuta ritirare
dalle azioni giudiziarie in corso, né accettare transazioni, senza il consenso
del Congresso di Stato.

In ogni caso, dopo mesi di bufale e di
propaganda, la notizia del rinvio a giudizio per l’ex direttore dell’istituto
sentenzia in maniera chiara ed incontrovertibile come stanno le cose e che
pertanto non è mai esistito alcun salvacondotto che permettesse a chiunque di
evitare il corso della giustizia. Sarà ora il Tribunale a valutare eventuali
responsabilità di carattere civile e penale e ad aggiungere qualche tassello in
più su una vicenda che ha visto focalizzare molta attenzione solo su quanto
avvenuto dopo il 2006, trascurando invece la ricerca delle cause che hanno
determinato tale situazione e che hanno le loro radici nella gestione politica
degli anni ‘90.

Mi auguro che ora Marino Cecchetti si senta
almeno parzialmente confortato e voglia proseguire la sua “battaglia” andando
fino in fondo per fare luce sull’origine dello scandalo Banca del Titano, sulla
vicenda Nuovarete, ad essa strettamente connessa e sulle delibere del Congresso
di Stato a suo tempo secretate e che ancora sono soggette a tale
regime.

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L’INFORMAZIONE DI SAN
MARINO 19/06/2009 (BDT, tra rinvii a giudizio e fruitori di
immunità)
di Marino Cecchetti

Ivan Foschi, responsabile della Giustizia nei governi 2006-2008, fa
sapere di essere soddisfatto che l’ammanco di 30 milioni di euro riscontrato in
Banca del Titano nel gennaio 2006 (che è costato 500 euro a testa a tutti i
sammarinesi) abbia prodotto – già! – nel giugno 2009,  il rinvio a giudizio del
direttore di quell’Istituto.

E sostiene – altro elemento, a suo dire, di positività – che tale rinvio
a giudizio proverebbe che, per la vicenda, non sono state concesse immunità
giudiziarie. Come se normali inquirenti di un normale tribunale di un normale
paese civile di fronte ad un ammanco improvviso in una banca di una somma pari
ad oltre quattro volte il capitale sociale individuassero, già nella fase
investigativa, nella sola persona del direttore l’unico responsabile.
Probabilmente vale l’incontrario. Cioè il direttore potrebbe essere l’unica
persona non coperta dall’immunità che è stata concessa, attraverso l’atto di
vendita della banca, il 25 ottobre 2007, senza rivelare né i nomi dei venditori
né i nomi dei compratori.

Cinque giorni dopo il rilascio di quella immunità giudiziaria ecco Ivan
Foschi ed i suoi colleghi di governo ordinare a “Banca Centrale ad attuare …
azioni legali e giudiziarie per l’individuazione delle responsabilità nel
dissesto di Banca del Titano e per il conseguente recupero delle somme erogate
dallo Stato…”
.

Il direttore si è molto meravigliato del rinvio a giudizio, come è
apparso subito dalle prime dichiarazioni. Si aspettava di rientrare  fra i
fruitori della immunità?

Ivan Foschi, visto che il recupero dei soldi tarda, potrebbe  proporre
una commissione di inchiesta. Non è da paese civile che una classe politica
scialacqui, a favore di non si sa chi, un punto e mezzo di Pil senza renderne
conto. Basterebbe, quanto rivelato sui compratori BdT da Paolo Mondani, per
giustificare la proposta.

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