24/02/2001 Distacco fra la gente e i partiti. Partiti a servizio delle cordate affaristiche trasversali ai partiti stessi nell’assalto al patrimonio dello Stato e ai beni collettivi in genere

24/02/2001 Distacco fra la gente e i partiti. Partiti a  servizio delle cordate affaristiche trasversali ai partiti stessi nell’assalto al patrimonio dello Stato e ai beni collettivi in genere

Partiti a  servizio delle cordate affaristiche trasversali ai
partiti stessi nell’assalto al patrimonio dello Stato e ai beni collettivi in
genere

 

 

San Marino Oggi 24/02/2001
(Cittadini sempre più lontani dalla politica)

La bocciatura in Consiglio
dell’Istanza d’Arengo firmata da oltre 600 cittadini per la zona di Murata non
ha suscitato alcun vero clamore nel mondo politico. Come del resto la cosiddetta
permuta della porcilaia. Tutt’altra cosa fra la gente. Fra la gente sono questi
gli argomenti che tengono banco. Il che dimostra quanto sia grande il distacco
fra i partiti e la gente comune. Presso la gente comune c’è ancora traccia del 
senso dello Stato.

Alla gente i partiti paiono
occuparsi in primo luogo di dare supporto alle solite cordate affaristiche,
trasversali ai partiti stessi. Cordate che, fermi alcuni nodi costituiti dai
soliti personaggi, si allargano o si restringono a seconda del coinvolgimento
minimo necessario per prevalere sul buon senso nelle votazioni in Consiglio.
Magari con una sola palla. Non è bastata una sola palla in più e, per giunta,
una palla di assai dubbia legittimità a far svendere il Palazzo delle
Assicurazioni in città?

A volte ai partiti non
occorre nemmeno esporsi direttamente in Consiglio. Basta una complicità meno
manifesta. Lo si è visto in occasione delle recenti trasformazioni della Cassa
di Risparmio e della Banca di San Marino in società per azioni.

Il patrimonio di queste due
banche è frutto del lavoro dei sammarinesi. Di tutti, emigrati compresi. E’
frutto dei sacrifici, della capacità di risparmio e – perché no? – della
mentalità egualitaristica e della intelligenza dei sammarinesi.

Il patrimonio di ciascuna
delle due banche è una proprietà collettiva. E’ un bene comune in ‘forma
indivisa’ di cui è titolare la comunità sammarinese nel suo insieme. Nel rompere
l’attuale ‘forma indivisa’ della proprietà per passare alla privatizzazione, ci
si sarebbe aspettati che fossero introdotte norme precise, rigorose e
trasparenti. Anzitutto per assicurare che la proprietà rimanesse all’interno
della comunità stessa. Poi per dare a tutti i sammarinesi uguali opportunità di
entrare in possesso delle azioni. Infine per evitare la concentrazione delle
azioni in mano di pochi. Invece?

E’ previsto un limite
massimo nella detenzione delle azioni, solo ai fini delle votazioni
nell’Assemblea degli Azionisti (non più del 2%). Ma se uno si accontenta del
dividendo – e scusate se è poco! – non c’è limite al possesso. E, per giunta, le
azioni possono essere acquistate attraverso società anonime. Così che,
teoricamente, un solo soggetto, per giunta anonimo, potrebbe acquistare e
detenere azioni fino al 49% (chi ha in mano il capitale, anche se conta poco in
Assemblea, non ha difficoltà a farla da padrone per altre vie in un paese in cui
è così abbondante la disponibilità a farsi corrompere). Insomma anche quest’ultimo
bene collettivo costituito dalle due banche – qualche migliaio di miliardi! –
potrebbe finire in mano ai soliti noti anonimi. La quasi totalità dei partiti si
è resa complice col silenzio. Qualcuno è andato oltre e si è attivato per far
andare le cose in questo modo.

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