L’INFORMAZIONE DI SAN MARINO 25/09/2006 (Commis-sione
d’Inchiesta. Né chiarezza né trasparenza)
La decisione di istituire una Commissione d’Inchiesta sulla
questione dei giochi, aveva suscitato molte speranze. Perché assunta pressoché
all’unanimità. Perché presentata dalla maggioranza governativa come “un atto
politico molto significativo a favore della trasparenza e della chiarezza in
palese discontinuità con l’operato di Governi e maggioranze precedenti”.
Dobbiamo ricrederci. Né la chiarezza né la trasparenza sui
giochi sono gli obiettivi veri assegnati dalla maggioranza alla Commissione. La
maggioranza ha messo in primo piano la polemica contro chi ha sollevato il caso.
Per la gente, aria fritta. Di fatto, in materia di giochi, nonostante le parole
spese, si continuerà sulla scia “di Governi e maggioranze
precedenti”.
La polemica politica su come è nata la questione avrebbe dovuto
terminare con l’indagine amministrativa, eseguita, appunto, preliminarmente,
affinché la Commissione di Inchiesta, nominata successivamente, potesse
occuparsi da subito della sostanza della questione. Non è così. La maggioranza
ha messo solo al quarto e ultimo posto – ed in termini quasi sfuggenti – il
“compito di accertare l’esistenza di eventuali comportamenti non corretti da
parte di esponenti politici in merito alla possibile apertura di una casa da
gioco a San Marino”.
L’opposizione può fare qualcosa per riportare in primo piano il
vero nocciolo della questione? No. In base alle norme vigenti, i partiti di
minoranza, di fatto, sono relegati in un ruolo di pura rappresentanza formale
nella Commissione. Ad esempio la Democrazia Cristiana, che ha 21 seggi in
Consiglio, avrà solo 4 Commissari, mentre il Partito dei Socialisti e dei
Democratici (20 seggi in Consiglio) ne avrà 6.
In conclusione, solo i partiti di governo (Partito dei
Socialisti e dei Democratici, Alleanza Popolare e Sinistra Unita) avrebbero
potuto realmente cogliere l’occasione della Commissione d’Inchiesta per portare
chiarezza e trasparenza in materia di giochi. Così non è stato.
Nonostante che alcuni dei loro esponenti, fino a ieri all’opposizione, abbiano
consumato fiumi di inchiostro e chilometri di nastro di registrazione magnetica
contro la corruzione pubblica in materia di giochi. Fino a denunciare
l’esistenza di consiglieri “a libro paga” di società interessate
ai giochi. Quel libro potrebbe essere rimasto ancora aperto, vista – si fa per
dire – la sollecitudine con cui il nuovo governo ha messo subito mano, per
risolverlo una volta per tutte, al rebus della legittimità delle macchinette
del Keno.
L’uomo-bastone-del pollaio
(che personifica la corruzione pubblica in materia di giochi), di fronte a
cotanta Commissione di Inchiesta, può stare tranquillo. Nessuna discontinuità
in vista.
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