31/07/2006 Verso una riforma vera del referendum?

31/07/2006 Verso una riforma vera del referendum?

Verso una riforma vera del referendum?

 

L’INFORMAZIONE DI SAN MARINO 31/07/2006
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Nel programma del nuovo governo si parla di referendum. Più
volte. Forse anche troppo come quando si esalta il proposito di ricorrere al
referendum consultivo promosso dal governo stesso a conferma o smentita di
scelte particolari come l’eventuale adesione di San Marino alla Unione Europea o
l’eventuale apertura a San Marino di una casa da gioco. Tralasciamo questo uso
strumentale del referendum che, di fatto, non arricchisce la democrazia (tanto
che vi ricorrono anche regimi totalitari!). Andiamo invece alla sostanza. La
sostanza, in materia di referendum, è contenuta nell’affermazione che si trova
al punto 4) intitolato “Politiche
istituzionali
”, ove si legge: “
Si
rivela necessaria ed opportuna la revisione della legge sul Referendum per
valorizzare e qualificare tale importante istituto di democrazia
diretta
”. Che sia la volta buona? È dal
1906 che si aspetta la introduzione di un vero referendum, cioè di un vero
istituto di democrazia diretta. Un referendum alla Svizzera come
sosteneva Pietro Franciosi.

Franciosi è stato l’artefice primo
della introduzione della democrazia rappresentativa nel nostro paese. Ma in modo
del tutto originale rispetto ad altri paesi. Perché non, come altrove, sulla
base dei principi delle rivoluzioni borghesi ma come ritorno alla democrazia
comunale. Una “revolutio” (cioè un ritorno al passato, come ebbe a dire
Bobbio) che si sarebbe dovuto completare proprio con il referendum alla
Svizzera, per accostarsi vieppiù alla – mitizzata? – democrazia comunale, intesa
come forma realizzata di democrazia diretta.

Non bisogna aver paura del
referendum, come sembrerebbe se ci si limitasse a favorire quello promosso
dall’alto. Non possiamo più trovarci davanti a un governo che convoca d’urgenza
il Consiglio per bloccare una iniziativa referendaria che chiede soltanto che il
Consiglio stesso decida con una maggioranza qualificata (40 consiglieri su 60)
quando si alienano i beni immobili dello Stato.

I cittadini devono avere la
possibilità di intervenire per promuovere direttamente iniziative referendarie
senza lacci o laccioli, come invece avviene oggi. Che senso ha che il Collegio
Garante si esprima sull’ammissibilità di un testo referendario solo dopo che ne
sono state raccolte le firme? Che senso ha nominare come membri del Collegio
Garante solo uomini di diritto che vengono da un paese, l’Italia, che non ha
certo la cultura del referendum?

I cittadini devono avere la possibilità di intervenire e
intervenire anche subito nelle cose della politica quando ritengono che lo si
debba fare. Come, ad esempio, davanti a un sacrilegio come la profanazione della
Prima Torre per installarvi un antennone per una mera speculazione nel settore
delle comunicazioni. Come quando si è stati lì lì per firmare – reato di alto
tradimento! – l’accordo di cooperazione con l’Italia nel novembre scorso per
assecondare certi interessi in campo finanziario.

I pericoli non sono scomparsi con la nuova legislatura. I
responsabili di dette sciagurate iniziative perpetrate contro il bene comune –
compreso il bene comune sommo, la sovranità – sono ancora protagonisti sulla
nostra scena politica. Come sono ancora protagonisti sulla scena politica
sammarinese gli artefici del disastro ambientale, cui, fra l’altro, hanno
contribuito direttamente e personalmente fino a ieri col rilascio di centinaia e
centinaia di immobiliari.

Il referendum, realizzato come lo intendeva Franciosi,
costituisce la miglior prova della volontà di rinnovamento enunciata nel
programma del nuovo governo. Quanto ai costi e alla organizzazione si potrebbe
dedicare un giorno fisso all’anno (ad esempio una domenica di Arengo) alle
votazioni di tutte le iniziative referendarie messe a punto nei dodici mesi
precedenti e si potrebbero utilizzare, nella occasione, al meglio le tecnologie
informatiche.

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