L’INFORMAZIONE DI SAN MARINO 5/08/2010 (San Marino in cima alla super black
list. Politici sciagurati)
La classe politica della
Repubblica di San Marino sta inanellando un disastro dopo l’altro in materia di
trasparenza negli assetti societari.
Per rientrare fra i Paesi
normali, San Marino, avendo l’handicap di un deficit di credibilità, avrebbe un
assoluto bisogno di mostrarsi
più virtuoso degli altri. In particolare della stessa Italia che costituisce
un giudice cruciale del suo percorso verso la accettazione puntuale dello
standard internazionale più rigoroso.
Invece?
Dapprima il governo
– e tutta la politica – ha pastrocchiato con l’abolizione dell’anonimato
societario attraverso – da autentici premi nobel della furberia – il
deposito del nome dei soci presso notai tenuti al segreto professionale.
La soluzione della quaestio –
poteva essere diversamente? – è stata accolta a pernacchie in quel di Roma.
Allora si è intervenuti
legiferando nuovamente a meno di un anno con nuove norme sulla tracciabilità
degli assetti societari, mantenendo, però, il
paravento – sospettoso di per sé – delle fiduciarie.
Conclusione?
Su ItaliaOggi Cristina
Bartelli ha iniziato un articolo così: “Svizzera, Liechtenstein e Panama potrebbero tenere compagnia a San Marino
nella super black list introdotta dalla manovra correttiva (dl 78/20 10
convertito nella legge 122/2010). La lista sarà ultimata a settembre ma secondo
quanto risulta a Italia- Oggi San Marino non resterà da sola. Il parametro che i
tecnici di via Venti Settembre stanno seguendo è quello di individuare i paesi
che registrano il maggior numero di fiduciarie. E a quanto sembra in cima alla
lista ci sono San Marino, la Svizzera e poi gli stati più piccoli di Panama e
Liechtenstein”.
Perché tutto questo?
Per salvaguardare il sottobosco
politico affaristico, prioritario rispetto al Paese
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