L’INFORMAZIONE DI SAN MARINO 8/06/2009 (Nessun
rinsavimento)
.
La classe politica sammarinese attuale,
contrariamente a quelle del passato, non è stata in grado non solo di anticipare
ma di adeguarsi ai cambiamenti (oltre a non aver posto in cima alle proprie
preoccupazioni la lotta alla corruzione).
Il mondo e le regole sono cambiati come ha
messo in evidenza sabato su questo giornale Simona
Michelotti (*), presidente della Camera di Commercio. Eppure a San Marino i
politici non ne vogliono sapere. In nome della sovranità, dicono. O per
altro?
Nel luglio 2006 i politici si presero del
“Tangentisti
e pirati della finanza” per la questione giochi. Oggi la boutade di
Guzzanti fa meno ridere. IlSole24Ore, di fatto, al posto della bandiera
biancoazzurra mette un biglietto da 500
euro, simbolo dei flussi di danaro fra San Marino e zone limitrofe.
Eppure dai politici nessun rinsavimento.
Il casinò automatizzato è ancora lì a
Rovereta, provocatoriamente in territorio italiano a ridosso di una Riviera in
fibrillazione per il rischio di infiltrazioni malavitose.
Per salvare il sistema finanziario sono in
corso trattative difficilissime con Strasburgo e con Roma. Eppure i politici non
trovano di meglio – ancor prima di concludere quelle trattative! – che elevare
provocatoriamente il numero dei ‘soggetti autorizzati’ ad operare nel settore
(arrivato a 12 banche e 60 tra finanziarie, fiduciarie, società di gestione,
compagnie di assicurazioni, per 61 Kmq e 31mila abitanti). Quanto alla vigilanza
interna ancora non si vede l’ombra di un fondo
di garanzia per i clienti. E chi non osserva le regole, la può fare
tranquillamente franca come per l’ammanco di Banca
del Titano: i governanti hanno speso un punto e mezzo del Pil del Paese, per
non fare emergere i nomi dei responsabili.
Questo è il modo dei politici sammarinesi di
intendere la sovranità.
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(*)
“Volevamo
mantenere le nostre peculiarità: società anonime, segreto bancario. Un tempo
potevamo permetterci di non modificare quelli che sono stati definiti i nostri
capisaldi. Adesso ci troviamo nella condizione di dover cambiare perché il
mondo e le regole sono cambiati. Anche l’Italia, il nostro interlocutore
diretto, non può fare diversamente. Ci chiede certi comportamenti perché sono
richiesti a lei stessa”.
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