Memoria a difesa. Procedimento 606/2010, IVAN FOSCHI

Memoria  a difesa.  Procedimento 606/2010,  IVAN FOSCHI

Memoria  a difesa  

presentata da Marino Cecchetti il 9 agosto 2012

Procedimento 606/2010

IVAN FOSCHI

 

Mi si accusa di aver attribuito al sig. Ivan Foschi “il fatto di aver voluto e determinato una immunità giudiziaria in favore del dissesto finanziario della Banca del Titano”.

Il tutto sulla base di un articolo pubblicato sul sito libertas.sm il 13 maggio 2010.

Nell’articolo tale attribuzione al sig. Foschi non c’è.

Non c’è proprio.

E non potrebbe essere diversamente.

Non ho mai indicato il sig. Ivan Foschi quale responsabile del rilascio di detta immunità né in quell’articolo né in altri articoli pubblicati sul web o sulla carta stampata o diffusi con altri mezzi di comunicazione. E nemmeno parlando.

Mai.

Mai, perché non credo, come non ho mai creduto, che la responsabilità di detta immunità sia da attribuire alla sua persona né come privato cittadino né come consigliere né come Segretario di Stato.

Non l’ho mai detto. Non l’ho mai scritto. Non l’ho mai pensato.

L’articolo in questione è intitolato: “Tribunale di San Marino. Per Elisabetta Righi giustizia è fatta. Banca del Titano?

Nel titolo non si nomina Ivan Foschi né c’è traccia di immunità giudiziaria.

Né Foschi né detta immunità giudiziaria fanno parte del nucleo della trattazione.

Al centro della trattazione c’è il confronto fra i comportamenti adottati dallo Stato in due precisi casi di giustizia: Righi e Banca del Titano (di qui in avanti Bdt).

La trattazione è svolta in coerenza col titolo. Sul web – non essendoci, diversamente dai giornali di carta, la tirannia dello spazio – il titolo, in genere, è scritto dall’autore stesso dell’articolo.

Come in questo caso.

Il che, come in questo caso, viene a vantaggio della coerenza fra titolo ed argomento effettivamente svolto.

 

L’articolo, come se fosse senza link

I due casi, Righi e Bdt, hanno in comune il fatto di aver recato un danno allo Stato.

Ma poi si differenziano nel recupero dei danni.

Caso Righi. Danno allo Stato: 14 mila euro. Lo Stato ha avanzato esposti presso il Tribunale ed ha ottenuto piena
soddisfazione: la Righi è stata condannata ed il danno è stato ripianato.

Caso Bdt. Danno allo Stato: oltre 16 milioni di euro cioè più di mille volte superiore a quello della Righi. Lo Stato, di fatto, non ha ancora proceduto al recupero di detta somma nonostante “l’obbligo istituzionale” di farlo. Dei colpevoli ancora non si conosce nemmeno il nome, pur essendoci, per l’amministrazione della giustizia, la possibilità di renderli “noti”.

Tutto qui.

Il nome del sig. Ivan Foschi viene introdotto nell’articolo da un ‘essendo’.

Con tale ‘essendo’ si stabilisce un nesso temporale.

Un nesso esclusivamente temporale con il resto della frase. Come quando si scrive: ‘essendo Capitani Reggenti …’.

È l’equivalente dell’ablativo assoluto: “consulibus…” Tizio e Caio, si verificò…., eccetera.

Negli atti notarili ci sono i nomi dei Capitani Reggenti pro tempore, ma non certo per attribuire loro una qualche responsabilità circa quanto si va esponendo nell’atto stesso.

Si cita il Segretario di Stato alla Giustizia, nell’articolo, perché nell’articolo si parla di giustizia.

Non per altro.

Ed il richiamo al nome del Segretario alla Giustizia vale per entrambi i casi, in quanto entrambi casi di giustizia, anche se il nome del sig. Foschi fa la sua apparizione in un periodo dedicato alla Bdt.

Trattandosi di due casi di giustizia, l’indicazione che il sig. Foschi era, in entrambi i casi, Segretario di Stato alla Giustizia, non è stata introdotta senza una vera ragion d’essere e, quindi, per un mero intendimento offensivo, ma perché – solo perché – funzionale alla trattazione dell’argomento, che, in coerenza col titolo, tratta di giustizia.

Punto e basta.

Non ci sono sottintesi. Non ci sono fini reconditi.

Ed ecco la prova.

Sig. Commissario, se avessi avuto intenzione di attribuire al sig. Foschi una qualche responsabilità per quanto riguarda la concessione dell’immunità giudiziaria attraverso l’atto di cessione della Bdt, anziché la carica di Segretario di Stato alla Giustizia, avrei ricordato quella di membro del Comitato per il Credito ed il Risparmio, di cui pure egli faceva parte il 25 ottobre 2007.

Il Comitato per il Credito ed il Risparmio è un organismo avente una responsabilità specifica in materia, che si estende fin quasi alle indicazioni operative per il sistema bancario, attraverso i vertici di Banca Centrale con cui prende le principali decisioni.

Avrei certamente richiamato questa carica se avessi voluto attribuire al sig. Foschi la responsabilità di cui alla querela, che è materia da Banca Centrale. Non l’ho richiamata detta carica, sig. Commissario, perché era lungi da me – come ora è lungi da me – l’attribuzione di tale responsabilità al sig. Foschi.

 

Una responsabilità invece per detta immunità va attribuita al dr. Antonio Valentini, Presidente di Banca Centrale: nell’articolo si parla della sua “collaborazione nella stesura” dell’atto di cessione di Bdt. Era presente alla stipula dell’atto e l’atto l’ha firmato avallandone esplicitamente l’intero contenuto – quindi immunità giudiziaria compresa! – con la formula “nulla oppone”.

 

Fra l’altro, il sig. Foschi, benché membro del Comitato per il Credito ed il Risparmio, se fosse in qualche modo, anche indirettamente, intervenuto nella compilazione di quell’atto – ma la stima che ho per lui me lo fa escludere – avrebbe, in qualche modo, scavalcato il Segretario di Stato alle Finanze, Stefano Macina.

 L’articolo in questione è stato costruito in fretta?

La new è una merce deperibile – si legge in una sentenza di Strasburgo sulla libertà di stampa – ed il ritardarne la pubblicazione, anche per un breve periodo, potrebbe privarla di tutto il suo valore”. A maggior ragione quando il mezzo di diffusione è internet: il successo di un pezzo, come quello di un lancio d’agenzia, lo si gioca, spesso, sul filo dei secondi.

Però la velocità, in questo caso, non inficia la sostanza della informazione diffusa né la pregiudica.

 

Il fatto di aver introdotto il nome del sig. Foschi con un ‘essendo’, dà una valenza esclusivamente temporale al richiamo alla sua carica di Segretario di Stato alla Giustizia e lo scollega da qualsiasi volontà di attribuzione di responsabilità per quanto riguarda la immunità giudiziaria, in ordine alla quale sarebbe stato più funzionale – lo ripeto – il richiamo all’incarico di membro del Comitato per il Credito ed il Risparmio.

Il richiamo all’incarico di membro del Comitato per il Credito ed il Risparmio non c’è perché al centro dell’articolo non c’è né Bdt né l’immunità giudiziaria che è una particolarità dell’atto di cessione di Bdt.

C’è, invece, il confronto fra i due casi indicati nel titolo ed esclusivamente per quanto attiene al recupero, attraverso atti di giustizia, del danno da parte dello Stato.

Recupero avvenuto attraverso il Tribunale per Righi: 14mila euro. Recupero non avvenuto né attraverso il Tribunale né per altra via per Bdt: oltre 16 milioni di euro.

 

L’articolo: ipertesto

Che al sig. Foschi, in detto articolo, non si attribuisca alcuna responsabilità diretta o indiretta, comunque personale, nello svolgimento del caso Bdt – concessione della immunità giudiziaria compresa – emerge ancor più chiaramente e definitivamente se il testo viene analizzato per quello che è: un ipertesto.
Cioè se si prendono nella dovuta considerazione – come non si può non fare – anche gli articoli che passo dopo passo vengono richiamati attraverso i link.

 

Finora si è esaminato l’articolo in questione – come penso sia stato fatto nella fase delle indagini preliminari – come un normale testo su un normale giornale di carta. Cioè senza tener conto dei link.

Dei link non si può non tenere conto. I link richiamano articoli che, in effetti, sono pur essi parte del testo. Articoli che sono dunque imprescindibili, in libertas.sm, per la corretta comprensione del testo stesso.

In libertas.sm, insomma, la comprensione di un testo è lacunosa, e potrebbe essere addirittura errata, se non si tiene conto dei link.

I link, nei testi di libertas.sm, non sono accessori finalizzati all’accrescimento della visibilità presso i motori di ricerca, inseriti in automatico con un algoritmo. Sono creati materialmente, uno ad uno, dallo stesso autore dell’articolo. Sono tessere necessarie ad una fruibilità, sì, la più larga possibile, ma pure corretta ed approfondita. Anche chi arriva casualmente in un articolo di libertas.sm, ad esempio attraverso un motore di ricerca, è messo in grado di acquisire le informazioni necessarie per comprenderne la trattazione, potendo autonomamente navigare secondo percorsi che costruirà in base alle proprie esigenze conoscitive della materia.

Prima di arrivare al nome del sig. Foschi, nell’articolo, si incontrano due link.
Nell’ordine:

Link N.1: ‘buco’ di circa 14mila euro dai conti del suo ufficio[9]

Link N.2: ex Bdt

I due suddetti link richiamano rispettivamente gli articoli:

1- “Mala giustizia a San Marino: a processo per 17mila euro e non per oltre 16milioni”, pubblicato mercoledì 11 febbraio 2009

2- “Banche in crisi: a San Marino si proteggono i furfanti, nel resto del mondo i clienti, collage di pezzi 7 – 10 ottobre 2008. 

Ebbene in questi articoli richiamati dai due link e negli altri articoli a loro volta richiamati da altri link, si parla ancora di Bdt ed anche, talvolta, di immunità giudiziaria, ma non certo per attribuirla, detta immunità giudiziaria, alla responsabilità del sig. Foschi.

 

Alla stessa conclusione si arriva con l’esame degli articoli richiamati dai 3 link successivi:

Link N.3: Banca Centrale della Repubblica di San Marino (solo tecnico)

Link N.4: immunità giudiziaria

Link N.5: scheletri negli armadi

Il Link N.4 manda a: “Bdt: dibattito elettorale per i 500euro, immunità giudiziaria e nomi soci vecchi e
nuovi
”, pubblicato domenica 14 settembre 2008.

Il Link N.5 manda a: “San Marino e Roma aprono Amphora. Mario Sensini (Corriere della Sera)pubblicato venerdì 30 aprile 2010.

Ebbene, come negli altri, anche negli articoli richiamati dagli ultimi link (e negli ulteriori richiamati a cascata) non c’è traccia della supposta attribuzione di responsabilità al sig. Foschi. Come non c’è traccia in tutti gli articoli – ben oltre il centinaio – precedenti il 13 maggio 2010 che trattano di Bdt.

Come non c’è traccia nemmeno in quelli successivi a tale data.

Il sig. Foschi ha informato libertas.sm di aver presentato querela, il 17 maggio alle ore 14, attraverso un’email, immediatamente pubblicata da libertas.sm.

È logico aspettarsi che a partire dal 17 maggio 2010 in nessun articolo di libertas.sm si trovi attribuita al sig. Foschi detta responsabilità.

In effetti tale responsabilità non è stata attribuita al sig. Foschi nemmeno negli articoli – e ce ne sono – scritti su Bdt fra il 13 e il 17 maggio.

Ad esempio il 16 maggio è stato pubblicato Il ‘segreto più oscuro’ di San Marino. Mario Gerevini, Corriere della Sera”. Articolo, cliccatissimo, con tanti link. Ma, né nell’articolo base né negli articoli richiamati dai link, si trova
traccia della responsabilità in questione, per la quale sono stato rinviato a giudizio.

 

Altra cosa la responsabilità politica

Al sig. Foschi frequentemente – anche molto frequentemente, si ammette – è attribuita invece la responsabilità politica, questo sì, del mancato recupero della somma investita dallo Stato per Bdt.

 L’avv. Alvaro Selva sostiene che lo Stato ha “il dovere” anzi “l’obbligo istituzionale” di procedere a detto recupero.

Anche la società civile si è mossa e per tempo per sollecitare tale recupero. Addirittura prima che la immunità venisse rilasciata. Fortissima, ad esempio, è stata la denuncia della Confederazione Democratica dei Lavoratori Sammarinesi: Con il buco finanziario di oltre 14 milioni di euro a carico della collettività il Congresso di Stato ha fatto la parte di un novello Robin Hood, ma al contrario. Ha deciso di togliere risorse agli anziani ed ai cittadini per tappare le voragini di qualche allegro amministratore…. Troppi iniziano anche ad essere i lati oscuri che si accumulano su questo inquietante dissesto finanziario: delibere del Congresso di Stato secretate, la mancanza di una qualsiasi azione civile e penale contro i responsabili del crack (amministratori, sindaci e direzione generale), le reiterate proroghe del commissariamento e la preoccupante accondiscendenza di molte forze politiche che, quando non erano al Governo, avevano espresso forti dubbi e perplessità”.[12]

 

Nell’articolo su libertas.sm intitolato “San Marino rischia di essere additato come un covo di pirati della finanza”, pubblicato il 17 novembre 2008, fra l’altro, si legge: “i responsabili dell’ammanco ebbero una ‘immunità giudiziaria’ senza che alcun Congressista intervenisse, nemmeno il Segretario alla Giustizia (Ivan Foschi), se non altro per dovere d’ufficio. Copertura accompagnata da una erogazione a fondo perduto di soldi dello Stato quasi pari al costo di quattro scuole di Falciano”.

 Il sig. Ivan Foschi ha risposto affermando in tutta sicurezza: “non esiste alcuna immunità giudiziaria per i responsabili della Bdt”.

E, nella lettera di comunicazione della querela, datata 17 maggio 2010, la “immunità giudiziaria” è definita
tout court “fantomatica” e poi, nella stessa lettera, anche “fantasiosa”.

 

Come nasce la ‘immunità giudiziaria’

La ‘immunità giudiziaria’ esiste. Non è un’invenzione di chi ha scritto l’articolo. Nasce dall’obbligo che si sono assunti i compratori di Bdt, il 25 ottobre 2007, a non promuovere azioni contro i venditori.

 

(Il documento, una scrittura privata, è stato reso pubblico nel corso di una conferenza stampa convocata dalla Democrazia Cristiana e, nell’occasione, materialmente consegnato ai giornalisti delle varie testate dal consigliere Marco Gatti, ora Segretario di detto Partito, e querelante in questo processo).

L’atto di cessione di Bdt – una scrittura privata – è stato stilato dall’avvocato notaio Matteo Mularoni, membro
del Consiglio Direttivo di Banca Centrale, alla presenza del Presidente di Banca Centrale, dr. Antonio
Valentini, che poi lo ha firmato dopo i venditori e i compratori.

 

La clausola di salvaguardia dei venditori è riportata, pressoché negli stessi termini, tre volte nell’atto di cessione. Tanto viene ritenuta importante. Quasi che il documento sia stato costruito attorno a quella clausola. La cessione – letta col senno del poi – è stata organizzata per produrre detta clausola?

 

Anzitutto la clausola in questione figura nelle ‘Premesse’ (Art. 1, punto ‘g’). Premesse che – è ben specificato – “formano parte integrante e sostanziale dell’Atto di Cessione”, in quanto riportano le condizioni per il trasferimento della proprietà. Ebbene una delle tre condizioni del trasferimento è “la rinuncia da parte del terzo acquirente ad avviare ogni qualsiasi azione tra le quali quella di responsabilità, nei confronti degli organi sociali di BDT che si sono succeduti precedentemente all’istituzione dell’amministrazione straordinaria”.

La clausola, poi, è riportata in due contigui commi dell’Art.6 – Obblighi delle parti -:

6.1 Con la sottoscrizione dell’Atto di Cessione, SMI e AMPHORA si obbligano – quali nuovi azionisti di Bdt – a non fare deliberare all’assemblea dei soci della BDT ogni e qualsiasi azione, tra le quali quella di responsabilità nei confronti degli organi sociali di BDT che si sono succeduti precedentemente alla istituzione dell’amministrazione straordinaria di BDT medesima.

6.2 Nel caso di eventuale cessione a terzi di tutte o di parte della Azioni di BDT, SMI e AMPHORA si obbligano a far sottoscrivere ai loro aventi causa l’impegno di cui al precedente comma 6.1 ed a curarne l’inserimento nella relativa scrittura privata di cessione delle Azioni.

 Come dire che l’immunità giudiziaria per i responsabili del crac Bdt, cioè i venditori, è perpetua.

La clausola – perpetua – della immunità è, di fatto, avallata dal Presidente di Banca Centrale, dr. Antonio Valentini, il quale è presente all’atto di cessione di Bdt e lo firma.

 

Come si arriva all’atto di cessione con la clausola della
immunità

Bdt è stata commissariata il 27 marzo 2006 per gravi irregolarità. Ed ha usufruito subito[17] di un vincolo di garanzia dello Stato per 20 milioni di euro verso Banca Centrale, la quale ha poi fornito a Bdt la liquidità necessaria per fronteggiare il ritiro dei depositi da parte dei clienti.

Il Congresso di Stato, il 24 aprile 2007, ha ordinato all’Avvocatura dello Stato di costituirsi parte civile in nome della Ecc.ma Camera,[19] contro chiunque procuri un danno allo Stato, senza attendere caso per caso un
incarico specifico. Bdt, però, non è nominata, essendo il provvedimento di ordine generale.

 

Il 27 settembre 2007, dopo 18 mesi, avrebbe dovuto aver termine la fase della amministrazione straordinaria della Banca. Ma scatta una proroga di altri due mesi. Il Commissario Maurizio De Marchis benché abbia gestito la erogazione della somma messa a disposizione dallo Stato, ancora, a tale data, non ha ancora avviato un’azione di responsabilità verso gli amministratori, come avrebbe potuto in base al comma 5 dell’art. 80 della legge sui servizi bancari, che recita: “Le azioni di responsabilità contro i membri dei disciolti organi amministrativi e di controllo del soggetto autorizzato, spettano ai commissari, previo consulto del comitato di sorveglianza e autorizzazione da parte dell’autorità di vigilanza”.

Il 15 ottobre dello stesso 2007 il Congresso di Stato emana un decreto per sanare l’erogazione degli oltre 16 milioni di euro spesi, senza fare alcun cenno ad una eventuale possibilità di recupero o a contropartita alcuna.

 

Dieci giorni dopo, il 25 ottobre, ha luogo – con l’avallo del dr. Antonio Valentini, Presidente della stessa Banca Centrale – l’atto di cessione di Bdt per euro 3, con la famosa clausola di salvaguardia a favore dei venditori, che si usa sintetizzare nell’espressione ‘immunità giudiziaria’.

 

Il sig. Foschi probabilmente non ha mai avuto occasione di leggere il documento di cessione di Bdt. Altrimenti non mi avrebbe querelato.

Forse non l’hanno letto, il documento, nemmeno i suoi colleghi del Congresso di Stato, che, con lui 5 giorni dopo – quando si dice la tempistica – cinque giorni dopo il 25 ottobre 2007, vale a dire il 30 ottobre 2007, decidono di incaricare l’Avvocatura dello Stato di darsi da fare per recuperare il danno diretto avuto dallo Stato per il crac di Bdt.

Bdt, questa volta, sì, è nominata. Esplicitamene. Nero su bianco.

 

Si chiude la stalla quando i buoi sono usciti.

Si decide di avviare l’operazione di recupero, quando tale recupero non è più possibile.

 

Tale recupero è stato fra l’altro precluso con azione diretta dello Stato da uno specifico punto di tale atto.

Infatti all’art.7, comma 3 si legge: 7.3 Le Parti si danno atto che per effetto dell’accollo di cui all’articolo 4 del Decreto-Legge 15/10/2007 n. 122 lo Stato non diviene creditore sociale di BDT

A tutt’oggi, tale recupero del danno, sig. Commissario, a tutt’oggi non è avvenuto.

Ed i responsabili del crac, cioè i venditori, a tutt’oggi sono ignoti, nascosti dietro il paravento delle società.

Anche i compratori sono rimasti ignoti, nascosti dietro le loro società.

Degli uni e degli altri non si conoscono nemmeno i nomi.

 

Dall’atto di cessione, una vera immunità giudiziaria

Lo Stato ha versato oltre 16 milioni di euro a Banca Centrale perché questa aiutasse Bdt ad evitare il crac. Lo ha fatto onorando una garanzia deliberata dal cosiddetto Governo straordinario, poco prima delle elezioni, nel marzo
2006, in termini generali, cioè senza nominare Bdt. “Per i crediti eventualmente concessi da Banca Centrale della Repubblica di San Marino, su richiesta del Coordinamento della Vigilanza, ai sensi dell’art. 33, lettera d), della Legge 29 giugno 2005 n. 96, venga costituito un vincolo di pari importo sulla cassa di riserva dello Stato depositata presso la Banca Centrale, per la durata della concessione del credito finalizzato esclusivamente alla tutela della stabilità del sistema bancario sammarinese.

Lo Stato versando i 16 milioni a Banca Centrale, col decreto del 15 ottobre 2007, ha onorato una generica garanzia verso, appunto, Banca Centrale.

Punto e basta.

Punto e basta vuol dire che lo Stato, ad esempio, non ha acquisito azioni della Bdt, diventandone socio. Per cui si è precluso la possibilità di promuovere un’azione di responsabilità in base al comma 6 dell’art. 56 della legge sulle società, che recita: “L’azione sociale di responsabilità contro gli amministratori è promossa con deliberazione dell’assemblea” dei soci.

 

Punto e basta vuol dire che lo Stato non fa parte dei creditori di Bdt. Per cui si è precluso la possibilità di annullare la rinuncia all’azione di responsabilità sulla base del comma 8 dello stesso art. 56 della stessa legge sulle società
che recita: La società può rinunziare all’esercizio dell’azione di responsabilità e può transigere ….. La rinunzia non è opponibile ai creditori sociali, mentre la transazione può essere impugnata da questi solo se ricorrono gli estremi dell’actio pauliana”.

 

Non essendo lo Stato creditore di Bdt non solo non ha potuto opporsi alla decisione di rinunciare all’azione di responsabilità, ma non può nemmeno revocare la eventuale ‘transazione’ fra amministratori e proprietà ammesso che tale transazione ci sia stata.

Certamente lo Stato non può chiedere l’annullamento di quanto convenuto fra venditori e compratori nell’atto di cessione.

Lo Stato, quindi, si è precluso pure l’azione pauliana: non ci sono gli estremi per ricorrervi, non essendo parte in causa.

Insomma tutte le possibilità da parte dello Stato di rientrare dalla somma erogata per non lasciare fallire Bdt con relativa devastante ricaduta sull’intero sistema sammarinese, sono cadute il 25 ottobre 2007, con la firma del dr. Antonio Valentini, Presidente di Banca Centale, subito dopo la scritta “nulla oppone”.

 

Il 30 ottobre il Congresso di Stato ordina all’Avvocatura dello Stato di procedere al recupero del danno come se la immunità non esistesse: o non ne era stato informato o non se n’era reso conto.  

Dimostra invece di essersene reso conto il Segretario di Stato alle Finanze, Stefano Macina.

Il Segretario di Stato Macina, 4 dicembre, in un riferimento al Consiglio sulla vicenda,[29] ammette, di fatto, che l’unica strada ormai percorribile per il recupero della somma spesa è quella dell’azione aquiliana. Vale a dire una causa civile che fa leva – ma la strada è tutt’altra che facile a detta dei giuristi – sulla responsabilità extracontrattuale degli amministratori di Bdt.

Ricorrere all’azione aquiliana è come ammettere di essere finiti in un cul-de-sac.

 

Il giorno dopo, il 5 dicembre, l’avv. Alvaro Selva non prende nemmeno in considerazione (in quanto impossibili da praticare) né l’azione aquiliana, né l’azione pauliana né l’azione di responsabilità. Propone – a mo’ di uovo di colombo – di denunciare sic et simpliciter i soci di Bdt in sede civile. “I soci – sostiene l’avv. Selva – sono noti (le Banche non hanno azioni anonime) e pertanto possono essere convenuti in un giudizio civile.

Saranno allora gli stessi soci a chiamare in causa i responsabili veri delle distrazioni, consentendo, lo spero, di recuperare almeno una parte dell’onere rimasto in capo allo Stato”.

I governanti che strada hanno scelto per recuperare la somma spesa?

Nessuna.

Il processo penale per truffa, anno 2011, che vede coinvolti il direttore ed alcuni clienti di Bdt, è tutt’altra cosa e nasce da una rogatoria proveniente dalle Marche. Ed anche questo processo, per decisione del giudice d’appello, è stato stabilito che debba ripartire fin dalla fase iniziale.

 

Dell’azione pauliana e dell’azione di responsabilità non si è sentito più parlare.

Dell’azione aquiliania si è avuto un cenno nel gennaio 2011 in un telegiornale di San Marino Rtv, senza alcuna spiegazione. Come fosse una notizia trasmessa per dovere d’ufficio. Comunque senza mediazione giornalistica.

 

Quanto alla proposta Selva il governo, tutti i governi, l’hanno sempre ignorata. Perché farebbe emergere i nomi dei soci reali, dei beneficiari effettivi di Bdt? Sarebbe interessante sapere che spiegazione dà il mio querelante, Sig. Ivan Foschi, del mancato accoglimento del suggerimento dell’avv. Alvaro Selva, padre del suo legale di fiducia.

 

Sig. Commissario, non si può accettare che i governanti non intervengano almeno per recuperare il danno subito dallo Stato, visto che la prescrizione di fatto ha reso impossibile l’attribuzione delle responsabilità penali.

 

L’avv. Alvaro Selva è stato ed è molto preciso: “Lo Stato, attraverso l’Eccellentissma Camera, ha il dovere, direi l’obbligo istituzionale di agire ……. per recuperare dai soci” la somma, cioè “l’onere in capo allo Stato”, investita per chiudere l’ammanco di Bdt e salvarla dal fallimento, per evitare conseguenze devastanti sull’intero sistema finanziario sammarinese.

 

Secondo l’avv. Selva i soci “hanno distratto i fondi destinati a capitale verso finalità non bancarie”. L’accusa è
precisa.

Di fronte a una accusa così precisa perché i governanti non hanno proceduto e non procedono?

 

Sig. Commissario, su Banca del Titano, “non tacere è un dovere”.

 

Antonio Valentini, Presidente di Banca Centrale, “nulla
oppone

L’immunità giudiziaria a favore dei responsabili del crac Bdt esiste. Deriva dall’atto di cessione della stessa Banca. Ed ha funzionato finora col massimo beneficio per gli autori del crac e col massimo danno per lo Stato.

 

Si tratta allora di vedere a chi va attribuita la responsabilità di tale concessione.

Oltre ai tre procuratori degli – ignoti – venditori e ai due procuratori degli – ignoti – compratori, oltre al notaio Matteo Mularoni, figura, nell’atto di cessione della Bdt stilato il 25 ottobre 2007, figura, con nome e cognome, il Presidente di Banca centrale della Repubblica di San Marino: il dr. Antonio Valentini.

Al dr. Valentini è dedicato un intero articolo, l’art. 11. Che è l’unico della Sezione IV – Intervento di Bcsm ed anche l’articolo finale dell’intero documento.

 

Art. 11

– Intervento di Bcsm –

11.1 Banca Centrale della Repubblica di San Marino, ente a partecipazione pubblica e privata con sede a San Marino (Rsm), in Via Del Voltone n. 120, disciplinato dalla Legge 29 giugno 2005 n. 96 e successive modifiche, in persona del Presidente dr. Antonio Valentini, nato …, autorizzato in forza dei poteri conferiti dall’art. 13 della predetta Legge, interviene nel presente Atto di Cessione in qualità di creditore pignoratizio e, con la propria sottoscrizione, prende atto del trasferimento della Partecipazione in favore di Smi e Amphora e nulla oppone.

 

All’articolo 13 della Legge 96/2005, fra l’altro si legge ai commi 4 e 5:

4. In via d’urgenza, il Presidente ha la facoltà di assumere deliberazioni, promuovere azioni giudiziarie, amministrative e di resistere ad azioni promosse contro la Banca Centrale, nominando avvocati e procuratori alle liti.

5. Il solo fatto che il Presidente si avvalga della facoltà conferitagli al comma che precede è prova legale di fronte ai terzi dell’esistenza del motivo d’urgenza. Il Presidente informerà poi il Consiglio Direttivo, nella prima riunione utile, di essersi avvalso di detta facoltà.

 

In sostanza il dr. Valentini si è assunto personalmente la responsabilità di avallare la immunità giudiziaria verso i venditori, sulla base di una urgenza, praticamente insindacabile.

Il che meraviglia un po’.

Lo stesso dr. Valentini, una ventina di giorni prima, aveva assicurato al Segretario della Confederazione Democratica dei Lavoratori Sammarinesi, che non ci sarebbe stata alcuna spesa sulle spalle dei cittadini.

Cinque giorni prima Alleanza Popolare, partito di governo, di cui era Coordinatore il querelante Mario
Venturini, aveva ribadito: “Ciò a cui i cittadini non possono rinunciare è una doverosa azione del Governo tesa al recupero del danaro pubblico utilizzato e la ricerca delle responsabilità, civili e penali, di tutti coloro che – a qualsiasi titolo – sono stati coinvolti in questa storia. Sarà dunque la Magistratura ad occuparsi di questa vicenda con risposte – si spera – chiare e sollecite”.

Le cose sono andate diversamente.

Che le cose siano andate diversamente lo ha confermato il 12 aprile 2011 proprio Alleanza Popolare, di cui il querelante Mario Venturini ora è Presidente: “La vicenda Banca del Titano, scandalo scoppiato a seguito di indagini di autorità italiane, è costato 1000 euro ad ogni sammarinese, bambini compresi. Il Governo e la Banca Centrale di allora hanno letteralmente regalato 30 milioni d’euro agli azionisti della Banca del Titano, senza chiedere in cambio nulla di nulla, né azioni né garanzie”.

 

Stando così le cose, come può, il sig. Foschi affermare, che le mie tesi, su Banca del Titano sono strampalate?

Quanto allo specifico della immunità giudiziaria ripeto di non aver mai affermato che la responsabilità di detta concessione è da attribuire al sig. Ivan Foschi, come si evince anche dalla ricostruzione dei fatti che ho fatto davanti a Lei sig. Commissario, come del resto, il mio querelante mi aveva sfidato a fare.

Rimane intera, tutta intera, e gravissima – e non si potrà non continuare a denunciarla – la responsabilità politica dei governanti del primo e del secondo governo post giugno 2006 e di quello attuale, per non aver messo in piedi un progetto serio di recupero degli oltre 16 milioni spesi dallo Stato, come il comunicato di Ap, Presidente il querelante Mario Venturini, ha messo in evidenza.

Fra questi governanti c’è anche Ivan Foschi, fra l’altro, anche membro del Comitato per il Credito ed il Risparmio.

Continuare ad occuparsi del caso, non è una stramberia come sostiene il sig. Foschi, ma ‘un dovere’. In quanto è “uno dei segreti più oscuri di San Marino, quello del crac della Banca del Titano costato 500 euro a ogni sammarinese.

È come se gli italiani si facessero carico di un dissesto di 25 miliardi di euro di un’azienda privata.

Senza mai sapere il nome dei responsabili.

 

E sulle responsabilità da attribuire in primo luogo
a Banca Centrale conviene il consigliere querelante avv. G.N. Berti che il 26
ottobre 2011, in merito alla vexata quaestio della mancata azione di
responsabilità ha affermato in Consiglio: “
Il
presidente Valentini
di Banca Centrale, il precedente presidente, sostiene che le azioni di
responsabilità erano esperibili nei confronti dei membri del Consiglio di
Amministrazione di Banca del Titano. E, sì, astrattamente erano esperibili se
non che c’è stato un problema. Che nel fare l’accordo per riparare gli errori
fatti in quel contesto, nell’ambito dell’accordo, qualcuno ha preteso che non
si potessero esperire azioni di responsabilità
”.

 

Che
la mia insistenza nel proporre e riproporre la questione del mancato recupero
della somma erogata dallo Stato per Banca del Titano, non fosse così
‘strampalata’ come il querelante sig, Foschi è andato propalando, lo si è visto
il 20 luglio 2012.

 

Il 20 luglio 2012 il Consiglio Grande e Generale ha approvato una
Istanza d’Arengo che impone alla Ecc.ma Camera di avviare finalmente l’azione
di recupero di detta somma, proprio sulla base delle indicazioni dell’avv. Alvaro
Selva, rese pubbliche il 5 dicembre 2007, e su cui, da allora libertas.sm, non
ha mai smesso di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica.

 


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