San Marino. Mazzini, i misteri della galassia Finproject tra schermi fiduciari e soci inconsapevole

San Marino. Mazzini, i misteri della galassia Finproject tra schermi fiduciari e soci inconsapevole

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Mazzini, i misteri della galassia Finproject tra schermi fiduciari e soci inconsapevoli

SAN MARINO. Tutta incentrata sulla attività della FinProject, che è tra l’altro a giudizio come persona giuridica, l’udienza di ieri che ha visto deporre diversi testimoni dipendenti ed ex dipendenti della finanziaria attraverso la quale, secondo l’accusa, transitò anche denaro sporco della criminalità cinese e della ‘ndrangheta.

Socia a sua insaputa. Fra i testimoni la prima ad essere sentita, una ex dipendente della finanziaria. Simona Giannoni si ritrovò addirittura un libretto aperto a suo nome, che però non era di sua proprietà, e addirittura si ritrovò socia al 2% della Atc srl… ma a sua insaputa. La dipendente ha ripercorso i periodi in cui direttore della finanziaria era Madoir Mwaffak, di origini siriane residente a Bologna. Ha parlato della presenza di Gianluca Bruscoli e anche di quella di Giuseppe Roberti nella finanziaria, seppure qui non avesse alcun incarico.

“A lei come veniva presentato Roberti?”, ha chiesto il giudice Gilberto Felici “Era questa figura sempre stata lì”.

“Era questa figura sempre stata lì… capito”, ha ripetuto il giudice di fatto facendo notare la superficialità della risposta. La testimone ha poi spiegato di essere stata licenziata e di aver quindi chiuso bruscamente il rapporto con la finanziaria che, riducendo il personale, tagliò anche la sua posizione, non conoscendo lei l’inglese.

La capacità di contante Più articolata la testimonianza di un altro dipendente della Fin- Project, Marco Ceccoli, che gestiva i mandati fiduciari e, per un periodo, ha dichiarato che, essendo Kancun – persona vicina alla famiglia Gheddafi – in difficoltà ad essere presente sul Titano a causa della guerra civile in Libia, divenne lui l’intestatario delle quote della Trepor Canada.

Ceccoli ha ricostruito l’attività della FinProject ed ha dichiarato che l’attività della finanziaria in quel periodo era apprezzata soprattutto perché poteva disporre di parecchio contante.

“Cosa vuole dire che aveva capacità di disporre del contante?”, ha chiesto il giudice. “All’epoca tutte le finanziarie disponevano del contante, ma in quel periodo, in particolare per i fatti legati alle inchieste italiane che avevano avuto come conseguenza una diminuzione del flusso del contante verso San Marino, tutte le altre avevano frenato. Grazie al mandato Gino noi invece disponevamo del contante”. Il mandato Gino era quello dei cinesi che facevano confluire in Finproject parecchie banconote. “Aveva gran quantità di contante che trasportava con delle borse”, sacchi neri e valigie, è emerso poi da un’altra testimonanza. “Quando portavo i soldi in banca nessuno muoveva rilievi. Si trattava di Banconote da 10, 20 e 50 euro”, aveva detto davanti agli inquirenti e confermato ieri il testimone Ceccoli relativamente al contante dei cinesi.

E’ emerso, poi, che i mandati erano in un certo senso collegati e quanto versava un cliente poteva servire per alimentare le richieste di un altro. Ai clienti non veniva fornito l’estratto conto, ma un foglio excel. Come se ci fosse, insomma, una doppia contabilità. E questa era una delle irregolarità che vennero tra l’altro segnalate all’Aif. Questa operazione era favorita dai mandati omnibus che fino a una certa data erano possibili, poi non fu più così. In sostanza i denari versati da un fiduciante potevano essere erogati ad un altro cliente che chiedeva di prelevare. “Quando non furono più possibili i mandati omnibus – ha dichiarato Ceccoli – avevamo cambiato consulenti e si era deciso di farci assistere dallo studio Matteo Mularoni, esperto nel settore finanziario. Ci dissero che si potevano fare questi spostamenti su un conto di tesoreria e tutti i fiducianti dovevano avere un contratto di tesoreria firmato”.

Porte aperte o chiuse in Finproject? Nella sede della finanziaria erano ubicate diverse società. Una delle questioni di cui si è discusso parecchio in aula è stata anche quella relativa alle porte degli uffici, se fossero chiuse, aperte o se ci fosse comunque la possibilità, da parte dei vari impiegati, di vedere chi frequentava la finanziaria.

L’avvocato Maria Antonietta Pari ha mostrato in particolare le planimetrie dell’ufficio e chiesto la posizione degli impiegati e se fosse possibile vedere chi entrava o usciva. Aspetto, questo, volto a chiarire le frequentazioni di esponenti politici in Finproject. In un primo momento era emerso che le porte fossero aperte. Poi Ceccoli, a domande specifiche dell’avvocato Pari, ha specificato che “aperte” era da intendersi che non fossero inchiavate.

Il Giudice Felici ha però rilevato come dal rapporto relativo al sequestro del febbraio 2012 – quello nel quale venne acquisita la documentazione che diede origine al procedimento – emerga che gli agenti, che dopo 40 minuti di attesa riuscirono ad entrare facendo forzare la porta d’ingresso da un fabbro perché chi era all’interno non apriva, i locali risultarono “tutti in parte aperti o comuncanti tra loro”. “Non sarà stato un caso solo quella volta…”, ha rilevato il giudice.

Chi ha riferito di aver visto diversi politici frequentare Fin- Project, “non so se come clienti o altro”, è stata Monica Goracci, per un periodo impiegata nella finanziaria dopo essere stata nell’ufficio amministrativo della Mediasam srl che all’epoca editava San Marino Oggi, giornale finito praticamente in quota alla finanziaria.

Oltre a Marcucci, Menicucci, Pier Marino Mularoni e Giovanni Lonfernini, la Goracci ha affermato di aver notato presso la finanziaria anche Claudio Podeschi e Biljana Bruca oltre a Fiorenzo Stolfi e, una volta, Paride Andreoli. “Mi è capitato di vedere anche Alvaro Selva ed Emilio Della Balda che era lì spesso”, anche perché aveva ricoperto delle cariche in Bcs, haaggiunto. Ma al di là delle frequentazioni di politici nella sede, la testimonianza rileva nella parte in cui emerge che, nelle società della “galassia Finproject”, tra cui Trepor Canada, Trepor Re, Affinco Group, Casati, Pradofin, Ecopar, gli amministratori che ruotavano erano praticamente sempre gli stessi, legati in un certo senso a chi amministrava FinProject

Doppio schermo fiduciario. Ascoltata, poi, anche Isabella Pratelli, traduttrice e segretaria. Anche a lei è stato chiesto quali fossero le frequentazioni di politici in finanziaria e anche quale fosse il ruolo di Giuseppe Roberti, per il quale la stessa testimone fece fare un duplicato delle chiavi. “Non era cliente né socio. Non so bene perché avesse le chiavi”. E’ comunque emerso che Roberti aveva un ufficio, “l’ufficio del professore”, all’interno di Finproject. Emerso anche che la finanziaria forniva, in pratica, un doppio schermo fiduciario. Oltre alla copertura data dalla fiduciaria stessa, il cliente poteva chiedere di essere coperto da una ulteriore società estera cosicché “il patrimonio fosse riferibile ad altro nome e non al proprio”, è stato detto.

La perquisizione del 2012 La Pratelli ha anche ricostruito il giorno in cui gli agenti della Polizia Civile fecero la perquisizione in Finproject. “Non ho ricordi precisi perché ero con mio figlio e mi spaventai dato che entrarono con le pistole e fecero stendere per terra il collega. Emotivamente una cosa un po’ pesante”. “Forse ci fu questo modo di agire perché per quaranta minuti non avete aperto? Non le sembra buona norma aprire quando ci sono agenti di polizia che suonano? Chi vi disse di non aprire?” ha chiesto il giudice. I ricordi sono però confusi, anche su una macchina distruggi-documenti che da rapporto risulta che fosse era in azione. In quella perquisizione furono rinvenuti anche dei timbri a tampone di uffici dello stato, tra cui il tribunale. “Ho saputo che c’erano, ma successivamente, nell’ambito di un altro procedimento relativo a quei timbri. Non so chi li utilizzasse”, ha detto la testimone.

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