Antonio Fabbri: Caso Bcs, bonifico da 1,2 milioni. Giannini, Carli e Gemma condannati

Antonio Fabbri: Caso Bcs, bonifico da 1,2 milioni. Giannini, Carli e Gemma condannati

L’informazione di San Marino

Bonifico da 1,2 milioni in regime di blocco dei pagamenti 

Tre condanne per l’ex direttore e due commissari 

Caso della Banca commerciale sammarinese. Sette mesi di prigionia e un anno e tre mesi di interdizione (sospese) per Mario Giannini, Otello Carli e Sergio Gemma / “Evidente la forzatura del blocco dei pagamenti. Per interesse privato si è dato corso a un intervento che ha diminuito la cassa in modo considerevole. C’è stato l’intervento di esponenti politici” 

Le difese: “Manca il dolo e la responsabilità non è provata. Se ci fosse stato quel disegno perché il bonifico non è stato fatto subito?” Presentato appello 

Colombelli coi funzionari della banca faceva valere le sue amicizie: “Vuoi che faccio telefonare da Valentini così facciamo un casino della M…? Non è un problema”

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Il caso è di quelli che hanno fatto scalpore e tenuto banco sulle cronache per lungo tempo. Scaturito da una delle vicende che hanno segnato e segnano tuttora la storia recente di San Marino legata ai guasti prodotti dalle vicende ruotate attorno alla Banca Commerciale sammarinese. Si è chiusa la pagina del processo di primo grado per il famigerato bonifico da 1,2milioni effettuato in regime di blocco dei pagamenti nel dicembre 2011. Si è chiusa con la condanna dei tre imputati, l’ex direttore di Bcsm Mario Giannini e i commissari dell’amministrazione straordinaria della Banca commerciale, Sergio Gemma e Otello Carli, a 7 mesi, all’interdizione dai pubblici uffici per un anno e tre mesi ad una multa di 1000 euro e al risarcimento del danno nei confronti dell’Eccellentissima Camera e della Banca centrale. Questa la sentenza, emessa ieri dal giudice Roberto Battaglino, a carico di ciascuno dei tre imputati.

Le conclusioni dell’Avvocatura dello Stato A ripercorrere la vicenda, l’avvocato Simona Ugolini in rappresentanza dell’Eccellentissima Camera.

Il fatto scaturì dalla richiesta del liquidatore della Finanziaria infrastrutture – di proprietà di Claudia Minutillo, allora segretaria di Giancarlo Galan Governatore del Veneto, e William Colombelli, console di San Marino in Veneto – di chiudere il conto in Bcs e trasferire i fondi del capitale sociale versato dai soci su un conto in Ibs.

Dopo la prima richiesta del 9 novembre 2011 passarono diversi giorni. Il 24 novembre venne dato l’ok, ma quel giorno la pratica non era completa e il 25 novembre intervenne il blocco dei pagamenti. Ci furono poi “interessamenti” politici e il famigerato bonifico venne effettuato il 15 dicembre 2011, bonifico da 1.184.480,44.

“Il reato contestato – ha proseguito sempre per la Camera l’avvocato Alessandra Bellardini – è interesse privato in atti d’ufficio. L’interesse collettivo è stato leso dalla condotta contestata. La portata offensiva del reato colpisce l’intera collettività sammarinese e riteniamo sussista la penale responsabilità. Chiediamo il risarcimento del danno non patrimoniale da liquidare in separato giudizio civile”.

La parte civile Banca Centrale L’avvocato Gian Marco Rossini, per la Banca Centrale, ha sottolineato come gli imputati abbiano agito nell’interesse della Finanziaria infrastrutture, “unica cliente di Bcsm che ha potuto ottenere il pagamento in regime di blocco, in ciò perpetrando un regime diseguale rispetto a tutti gli altri clienti che il blocco lo hanno subito. L’uscita del denaro dalla banca è avvenuto in un momento in cui non era possibile avvenisse. Se il blocco era stato disposto per arginare la crisi di liquidità, per frenare il depauperamento e per garantire la continuità aziendale (e sono parole tratte dalle dichiarazioni degli stessi commissari)… se tali erano i presupposti, come si può ritenere coerente con questo il bonifico che venne effettuato non per stato di necessità personale, come sarebbe stato consentito da apposito decreto legge, ma per assicurare meramente interessi egoistici e privatistici. La disposizione del bonifico, illegittima già di per sé, non sarebbe potuta avvenire se non in violazione delle norme di legge. Di ciò erano perfettamente a conoscenza, Giannini, i commissari pubblici ufficiali e Gumina. Risulta evidente la forzaturadella disciplina del blocco dei pagamenti. Quali ragioni si sono presi a cuore? C’è stato l’intervento di esponenti politici. E’ emerso anche questo. Ci si è prodigati per dare esecuzione ad una operazione che ha diminuito la cassa di Bcs in maniera considerevole e importante. Si è parlato di minacce di azioni legali da parte del liquidatore della Finanzairia Infrastrutture, ma davvero dobbiamo credere alla rappresentazione che il timore delle minacce di risarcimento danni abbia superato la necessaria tutela del patrimonio della banca? Invece nel porre in essere tale condotta si è voluto favorire i singoli, accontentando i loro desiderata a danno degli altri correntisti. C’è stato l’interessamento di diverse persone: William Colombelli, soddisfatto nel suo interesse privato, più volte ha affermato di fare intervenire “i suoi ragazzi”, riferendosi all’influenza su personaggi politici sammarinesi. Lo stesso Baita ha detto che Colombelli era stato scelto come mandatario in ragione delle sue conoscenze a San Marino”. Di qui, anche da parte dell’avvocato Rossini per conto della Banca Centrale, la richiesta di risarcimento danni da liquidare in sede civile con la richiesta di una provvisionale non inferiore ai 50mila euro (non concessa).

La Procura fiscale A descrivere – citando delle intercettazioni telefoniche contenute nelle carte acquisite per rogatoria dall’indagine italiana sulle tangenti del Mose – come si siano mosse le pressioni per favorire Colombelli, è stato il procuratore del Fisco Roberto Cesarini. “Le intercettazioni telefoniche sono una prova determinante e decisiva. Da queste intercettazioni, dal riassunto che la polizia tributaria di Venezia fa, emerge che il 10 novembre 2011, Colombelli parlando con Baita dà già un’idea della situazione. Si fa riferimento al fatto che Bcs è stata commissariata e che avrebbe parlato con il direttore. Poi manda un messaggio nel quale comunica di aver fatto il bonifico, ma che il denaro non è stato trasferito perché serve l’assenso del Commissario. Semmai “Vado direttamente dal Segretario – aggiunge – e poi i
commissari sono nostri”. Frase che gli avvocati difensori ritengono una millanteria.

Poi il Pf cita un’altra intercettazione, del 25 novembre 2011, quando cioè il bonifico non era partito e “il commissario liquidatore, Stefania Gatti, si trovava in banca, ma non riusciva a parlare con nessuno – ha ricostruito il Pf – Allora intervenne telefonicamente Colombelli e
parlò con Bertozzi e poi Droghini. Chiese di fare parlare la dottoressa Gatti con il Commissario, poi con tono minaccioso disse: “Vuoi che faccio telefonare da Valentini, così facciamo un casino della M…? Non è un problema”.

Una frase che risulta quanto mai eloquente, lasciando intendere amicizie importanti e influenti con l’allora Segretario alle Finanze. Frasi, seppure pronunciate da un personaggio come l’ex Console, indicative dei rapporti e delle entrature che Colombelli poteva vantare sul Titano.

Il Pf ha chiesto quindi un anno di prigionia per i tre imputati, 8000 euro di multa, e due anni di interdizione. Il giudice ha poi quantificato le pene in misura leggermente inferiore.

La difesa dell’ex direttore di Bcsm Mario Giannini
E’ l’avvocato GiananBurgagni a sostenere la difesa dell’ex direttore di Bcsm, rilevando che il suo assistito ha svolto le sue funzioni in maniera corretta, non entrando nella vicenda del bonifico, semmai gestita da Gumina, oggi deceduto. “Banca Commerciale, lo sappiamo, lo dicono altri procedimenti, era un mare magnum. Una banca dove è successo praticamente di tutto e credo che i Commissari tutto avessero in mente tranne trovarsi in una situazione come quella rappresentata. Il dottor Giannini, a leggere gli atti, non lo si trova molto e non capisco l’affermazione del Pf quando lo vuole avvicinare a chi si è occupato della questione. Giannini ha avuto una lettera consegnatagli brevi manu dal Segretario di Stato, che ha parlato di questa vicenda in maniera molto vaga. Ora – ha chiesto l’avvocato Gianna Burgagni – Quale atto viene imputato dal dottor Giannini? Quale è l’atto che lo riguarda nel capo di imputazione? A ben vedere non sono emersi fatti che determinino un suo ruolo attivo. Ribadisco quindi che il mio assistito non debba andare condannato. Giannini ha detto sempre la verità. La responsabilità a suo carico a nostro avviso non c’è e non si rileva. Chiedo che Giannini venga assolto”.

La difesa di Sergio Gemma L’avvocato Tamburini della difesa di Sergio Gemma ha spiegato come, trattandosi di misfatto, è necessario il dolo. Dolo che, ha sostenuto la difesa, non è minimamente emerso dal dibattimento. “Se questo dolo ci fosse stato non si capisce come mai quell’importo non sia stato bonificato subito, anziché dopo tanto tempo e con tante complicazioni”. Contestata poi anche la frase di Colombelli che in una intercettazione disse “i commissari sono nostri”. Anche qui “se i ‘commissari sono nostri’, perché non si è bonificato subito?”

L’avvocato Andrea Gemma ha affermato: “Qua l’irregolarità è negli occhi del denunziante e della pubblica accusa. Qua siamo capitati in una banca avvelenata. La verità è che se uno è persona per bene e non è assistito da una struttura adeguata accadono queste cose. Siamo qui perché un signore che aveva un fascicolo in mano non ha trovato una contabile. Se quel bonifico fosse partito quando è stato disposto non ci troveremmo nemmeno in quest’aula”. Sulla questione del dolo l’avvocato Gemma ha ribadito l’assenza dell’elemento psicologico ed ha aggiunto: “Siamo di fronte a persone specchiate, prive di precedenti: può pure essere che abbiano sbagliato, ma questo non significa che abbiano commesso reati e questo non significa che ci sia stata adesione ad un progetto criminale. Per questo chiediamo l’assoluzione”.

La difesa di Otello Carli L’avvocato Pier Luigi Bacciocchi, aderendo alle ricostruzioni dei colleghi, ha aggiunto che all’epoca “nessuno conosceva l’esistenza di determinate vicende, nessuno conosceva chi fosse William Ambrogio Colombelli. Il pagamento è stato autorizzato prima. Ma c’era già negli atti. Da nulla risulta che abbiano eluso il blocco dei pagamenti. Si parla di favoritismi, ma a favore di chi? Da nulla risulta il dolo in queste persone. Non c’è prova provata di un interesse privato. Al limite – ha aggiunto l’avvocato – il capo di imputazione andrebbe modificato in abuso di autorità, ma in quel caso il reato sarebbe prescritto”.

La decisione Il giudice, dopo aver dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Antonio Gumina, all’epoca capo della Vigilanza di Bcsm e oggi deceduto, ha deciso per la condanna a 7 mesi, concedendo i benefici di legge. Un anno e tre mesi di interdizione e 1000 euro di multa. Le difese hanno già annunciato appello.

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