SAN MARINO
L’Informazione di San Marino
Gutta cavat lapidem
di Marino Cecchetti
‘Gutta cavat lapidem’. La goccia riesce a perforare la pietra se batte, pervicacemente, su un punto. È andata così per il recupero dei soldi statali usati da certe banche per chiudere i buchi dei ‘prenditori’ anziché per proteggere gli averi dei depositanti. È andata così per il recupero dei soldi per monofase non versata.
Finalmente, per entrambe le questioni, la politica, nelle scorse settimane, ha preso un impegno risolutivo dopo anni ed anni.
Ci si è arrivati, tenendo vivi i casi, scrivendone e riscrivendone per anni.
Monofase. Nel settembre 2011 il consigliere Paolo Crescentini interpella il Segretario alle Finanze Pasquale Valentini sugli arretrati nei pagamenti della monofase. A ottobre la risposta: l’arretrato ammonta a 168 milioni di euro circa. Nessun impegno per il recupero. Sui media la notizia compare solo il 29 dicembre 2011, quando su nostra richiesta, lo stesso Crescentini cortesemente ci fornì la risposta alla interpellanza. Di lì si è cominciato a scriverne ed a scriverne finché i governanti nel 2013 hanno organizzato la beffa della commissione d’indagine amministrativa. Il successore di Pasquale Valentini, Claudio Felici, riferì che l’arretrato vero è di 366 milioni di euro. Quanto al recupero, nessun impegno. Per cui si dovette ricominciare il battage. Battage che è durato fino alla positiva conclusione delle scorse settimane.
Banche. Il 25 ottobre 2007, con atto del notaio Matteo Mularoni, ex membro del Consiglio Direttivo di Banca Centrale, la Banca del Titano è venduta per euro 3 (leggasi tre). Il presidente di Banca Centrale, Antonio Valentini, avalla con firma ed accetta che lo Stato non diventi “creditore” benché dieci giorni prima avesse erogato, proprio per il tramite di Banca Centrale, 16 milioni di euro. Altre banche beneficate – e per somme assai maggiori – sono state poi Banca Commerciale Sammarinese ed Euro Commercial Bank. Ora, finalmente, tutta la politica è d’accordo: quei soldi devono tornare allo Stato.
Due casi che non è stato facile tenere vivi. Fra le offese ricevute si cita quella di ‘nemico della Repubblica’ arrivataci da Gian Nicola Berti. Quanto alle denunce penali, perfino dieci consiglieri in una volta sono scesi in campo. Ultimamente si è passati a cause temerarie in civile, facendo drizzare ancora una volta le orecchie ai responsabili degli organismi sovranazionali sulla libertà di stampa, già in allerta per la “Legge Belluzzi”.