San Marino. Coincidenza di grandi debitori delle banche In Italia e sul Titano. Antonio Fabbri

San Marino. Coincidenza di grandi debitori delle banche In Italia e sul Titano. Antonio Fabbri

L’informazione di San Marino

Dopo le dichiarazioni del presidente dell’Abi Patuelli, i media rilanciano diversi nomi  

Coincidenza di grandi debitori delle banche In Italia e sul Titano.

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Dopo le affermazioni del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli , che ha chiesto i nomi dei primi 100 grandi debitori insolventi delle banche che lo Stato italiano si appresta a salvare, cominciano a spuntare sui mezzi di informazione diversi nomi dei grandi debitori delle banche che sono state al centro delle cronache di questi mesi. In certi casi nomi già emersi, ma che assumono una valenza ulteriore oggi che lo stesso presidente dell’Associazione bancaria italiana ne chiede la pubblicità. Così, tra gli altri, il sito “Qui finanza” (QF) elenca alcuni nomi di Monte dei Paschi di Siena, Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Banca Etruria. 

Ebbene, tra i nomi dei grandi debitori in Veneto Banca emerge l’esposizione per circa 50 milioni di euro per l’Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone. Finanziamenti per decine di milioni di euro, Qf parla di 97milioni, arrivano sempre a Caltagirone. Sarà un caso, ma la stessa Acqua Marcia riconducibile allo stesso Caltagirone, ha maturato una esposizione milionaria anche nei confronti della Cassa di Risparmio di San Marino. Un dato che emerge dal decreto di rinvio a giudizio, spiccato circa un anno fa nel dicembre 2015, che vede, tra gli altri, imputato per riciclaggio dei denari riconducibili proprio a Caltagirone, il direttore generale di Carisp, Luca Simoni.

In quella vicenda gli inquirenti sammarinesi rilevano che a favore di società del Gruppo Acqua Marcia riconducibile a Francesco Bellavista Caltagirone, appunto, la Cassa di Risparmio aveva concesso
un fido pari a 25 milioni di euro, in forza del quale aveva maturato un’esposizione pari a 27.073.973,03 euro a marzo 2012. Il processo sammarinese si è innescato dalle movimentazioni fatte per quel fido.

Caltagirone intendeva “coprire” questa esposizione con i fondi giacenti sui conti di alcune società estere. Fondi che, però, per l’accusa erano di provenienza illecita dalla nota vicenda di corruzione in atti giudiziari del caso Imi-Sir. La vicenda delle società del Gruppo Acqua Marcia, tuttavia, non è secondaria, in particolare per la genesi delle indagini sammarinesi. Infatti è nel 2013, solo a seguito dell’arresto di Caltagirone, che da Carisp viene formalizzata la segnalazione per operazioni sospette. A Caltagirone, infatti, fa capo il Gruppo Acqua Marcia e l’uomo d’affari finisce sotto custodia
cautelare proprio nell’ambito delle indagini per frode legate ai lavori per la costruzione del porto di Fiumicino che erano in appalto al suo gruppo. Essendo le movimentazioni della società estera legate ad Acqua Marcia per le cui vicende Caltagirone era finito sotto custodia cautelare, era quindi scattata la segnalazione di operazioni sospette.

A quel punto Aif, l’Agenzia di informazione finanziaria, aveva compiuto le sue verifiche, ricostruendo il quadro dei collegamenti tra le varie società e soggetti, e aveva bloccato i fondi rimasti. Scattata la segnalazione all’autorità giudiziaria, era stato aperto il fascicolo che ha poi portato al rinvio a giudizio di fine dicembre 2015. Del processo per riciclaggio che vede accusato per le movimentazioni
di denaro – assieme a Gabriele Bravi Tonossi e Filippo Dollfus ritenuti legati a Caltagirone – il direttore Simoni, difeso dagli avvocati Gian Nicola Berti e Matteo Mularoni che hanno già contestato con un comunicato stampa gli addebiti, si attende la fissazione della data della prima udienza.

Ma quello che assume rilievo oggi, vista l’attualità della questione dei grandi debitori delle banche e le affermazioni del presidente di Abi, è l’esposizione che Caltagirone e il suo gruppo hanno maturato anche nei confronti di Cassa di Risparmio, superando i 27milioni di euro, quando oltre confine in almeno due istituti di credito oggi decotti anche per quei debiti, aveva già una esposizione di 50milioni in Veneto Banca e 97 in Banca Etruria.

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