San Marino. Nube tossica in piscina, a giudizio addetto della ditta del cloro, Antonio Fabbri

San Marino. Nube tossica in piscina, a giudizio addetto della ditta del cloro, Antonio Fabbri

L’informazione di San Marino

Nube tossica in piscina, a giudizio addetto della ditta del cloro

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Per l’incidente del 24 marzo 2015 alla piscina dei Tavo­lucci, in seguito al quale si era sprigionata una nube di cloro e tredici bambini erano finiti al pronto soccorso per le esalazioni tossiche, finisce a giudizio l’incaricato della ditta che trasporta e consegna le sostanze necessarie per la igienizzazione dell’acqua alla stessa piscina.

Quel martedì di marzo, attorno alle 16, una nube di cloro aveva invaso i locali dell’impianto sportivo. Si era innescata quindi l’in­dagine per verificare che cosa fosse accaduto e le eventuali responsabilità. Secondo la ricostruzione emer­sa dall’inchiesta del Commis­sario della Legge, ad operare il travaso delle sostanze nel circuito della piscina, quel giorno c’era Ali Ben Salem, quarantenne originario della Tunisia e residente a Monte­scudo, incaricato della ditta Sacs Spa. L’uomo trasportava acido solforico e ipoclorito di sodio, nelle soluzioni previste per l’impianto sportivo di Borgo Maggiore. Secondo le ricostruzioni dell’accusa, tuttavia, una volta terminato il lavoro di riempimento delle cisterne con le sostanze chimiche pericolose, aveva sversato i residui degli stessi prodotti al suolo, in prossimità della canalina di raccolta delle acque piovane, in modo che di lì finissero negli impianti fognari di superficie. Una imprudenza aggravata dal fatto che lo sversamento al suolo e nella canalina che delle fogne di superficie, si trovava vicino agli impianti di aerazione della struttura. Così le due sostanze (acido solforico e ipoclorito di
sodio), nello sversamento si sono mescolate tra loro e con acqua. Le sostanze così mescolate hanno reagito tra loro ed hanno liberato fumi tossici. Le esalazioni della reazione chimica si sono incanalate negli impianti di aerazione e si sono così diffusi all’interno dell’impianto sportivo dove sono stati respirati dagli utenti. La procedura di sversamento, secondo l’inquirente, è stata imprudente e negligente. Di qui l’accusa nei confronti del quarantenne che dovrà rispondere di non avere ottemperato al divieto di abbandonare o sversare rifiuti al suolo e di immetterli nella raccolta delle acque superficiali, violazione prevista dalla normativa specifica relativa al trattamento dei rifiuti. L’uomo è inoltre accusato di attentato colposo alla salute pubblica, per avere con negligenza sversato le sostanze notoriamente tossiche e reagenti tra loro.

Dovrà rispondere anche di lesioni colpose, considerato che diversi bambini sono finiti in ospedale e tre di questi hanno avuto, a causa delle inalazioni tossiche, prognosi dai due ai cinque giorni. Il processo, davanti al giudice Roberto Battaglino, è fissato per il 17 marzo.

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