San Marino. Antonio Fabbri: Giudice per i rimedi straordinari conferma confisca da 2.150.000

San Marino. Antonio Fabbri: Giudice per i rimedi straordinari conferma confisca da 2.150.000

L’informazione di San Marino

Giudice per i rimedi straordinari conferma confisca da 2.150.000 

Rigettato il ricorso nel caso delle sorelle Balsamo

Erano state assolte, ma i denari erano frutto di reato

Antonio Fabbri

Caso delle sorelle Balsamo, il giudice per i rimedi straordinari, Vitaliano Esposito, rigetta il ricorso e conferma, di conseguenza, la confisca di 2.150.000 euro riconosciuti di provenienza illecita da furto e ricettazione di materiale ferroso, reati per i quali è stato condannato il padre delle ricorrenti, Cosimo Balsamo.

L’impugnazione della sentenza di appello era stata fatta dai legali delle Balsamo, Federico Fabbri Ercolani e Lara Conti, dopo che il giudice delle appellazioni, David Brunelli, aveva assolto le ragazze per insufficienza di prove in ordine all’elemento psicologico del reato, il dolo, ma aveva comunque confermato la confisca. Di qui l’impugnazione.

Il giudice decide di decidere Nell’ultima udienza, lo scorso 10 maggio, l’avvocato Lara Conti aveva tuttavia chiesto che il giudizio venisse sospeso in attesa della decisione della Cedu, avendo intentato ricorso a Strasburgo. Si era opposto il Procuratore del fisco, Giorgia Ugolini, e l’avvocato aveva comunque affermato che, in caso di mancata sospensione, avrebbe rinunciato al ricorso ritirando l’istanza. La decisione del giudice Esposito ha, come si dice, tagliato la testa al toro, risolvendo ogni questione. Infatti il Giudice per i rimedi straordinari ha dichiarato inammissibile la richiesta di sospensione in funzione di procedimento pendente davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo; ha dichiarato inefficace la rinuncia al ricorso di revisione, ricorso che, motivando, ha poi rigettato.

I motivi del rigetto Nel merito della questione posta il Giudice Esposito, pur affermando che il ricorso era motivato e quindi ammissibile, ha tuttavia condiviso l’impostazione del Procuratore del fisco, Giorgia Ugolini, secondo cui “il crimine non può pagare”. La contestazione mossa dalle ricorrenti era in sostanza che, in presenza di una assoluzione, i denari oggetto del procedimento non potevano essere sottoposti a confisca se non causando una “ingiustizia sostanziale”. In realtà il giudice Esposito, dopo avere ricostruito come sia stato accertato nei due gradi del processo che quei soldi fossero frutto dell’attività criminale del padre delle ricorrenti, ha affermato che la lettura delle norme specifiche -l’articolo 147 del codice penale in materia di confisca, la Carta dei diritti e le convenzioni sovranazionali- unita alla lettura sistematica del quadro normativo, conferma la correttezza della confisca nel caso specifico, essendo stata accertata la provenienza illecita delle somme.

Accertata illecita provenienza del denaro Si legge così nella sentenza del giudice per i rimedi straordinari: “La pervasività criminale delle condotte in questione e l’effetto moltiplicatore sulle attività criminali; la loro negatività sulla regolarità delle attività economiche, con enormi potenzialità distorsive della concorrenza e con effetti destabilizzanti del mercato economico, con incidenza negativa sull’immagine stessa del Paese e sulla sua credibilità internazionale, sono tutte ragioni convincenti ed imperative per concludere -rigettando il ricorso- che, nel caso in esame, non contrasta con l’attuale coscienza dei diritti fondamentali della persona l’intervenuta confisca di beni o valori di cui è stata giudizialmente accertata l’illecita provenienza”.

Il crimine non può pagare Una decisione attesa, anche perché sono diversi, e per importi ingenti, i casi nei quali in appello, pur avendo disposto l’assoluzione per insufficienza di prove in ordine al dolo, il giudice ha tuttavia confermato la confisca dei denari dei quali nel processo è stata accertata la provenienza illecita. Il giudice Esposito sancisce quindi, in un grado definitivo e superiore di giudizio, che “in questo ordinamento -come giustamente ha detto il Procuratore del fisco- il crimine non può pagare, così come avviene in tutti gli ordinamenti europei, secondo cui il denaro sporco non può in alcun modo essere messo in circolazione”.

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