San Marino. Fuori la lista di chi deve i soldi, Marino Cecchetti

San Marino. Fuori la lista di chi deve i soldi, Marino Cecchetti

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Fuori la lista di chi deve i soldi 

Marino Cecchetti

La qualità dei politici altrove incide su un maggiore o minore tenore di vita, sul ritardo o l’accelerazione dello sviluppo.
Per San Marino è questione di sopravvivenza.
Da decenni qui, purtroppo, ha preso il sopravvento la mediocrità.
A dirigere lo Stato si sono messe a un certo momento persone aventi il solo obiettivo di farsi corrompere. Ancora non siamo usciti né dalla mediocrità né dalla corruzione.
Siamo arrivati ormai a 35 mila abitanti, contro i 22mila nel 1980, in conseguenza della faciloneria con cui si sono cambiate e si stanno cambiando regole fondamentali come quelle sulla cittadinanza, sulle residenze, sulla intestazione degli immobili. Si stanno copiando comportamenti da Paesi all’apparenza similari, ma, in effetti, completamente diversi e come storia e come geopolitica.
Il nostro Paese, diversamente dagli altri, è una enclave.
I politici lo sanno? Conoscono la nostra storia?

La condizione di enclave si è aggravata ultimamente dopo il passaggio di gran parte del Montefeltro alla Emilia Romagna. Cioè alla provincia di
Rimini. Come dire al comune di Rimini. La speculazione e la corruzione hanno progettato un Paese di 60mila abitanti come se il bottaccio sull’altra sponda del Marecchia a Pietracuta possa crescere in proporzione e così pure possa crescere in proporzione la pazienza dei riminesi per i nostri liquami. A Roma la genia dei Tremonti non è sparita con  Tremonti. Lo dimostra quanto ci hanno fatto pagare la Strada di Fondovalle (quella a Dogana sull’Ausa, per intenderci).
Sono piovuti, nel nostro Paese, delinquenti da ogni dove da quando a metà degli anni Novanta abbiamo modificato il codice penale per non rispondere alle rogatorie internazionali. Delinquenti che ci hanno derubati sulla monofase con le triangolazioni carosello, delinquenti che hanno spolpato le banche creando buchi enormi che i politici sono corsi a coprire col credito di imposta. Il credito di imposta ora è trasformato in debito pubblico.
I politici, in queste settimane, si accapigliano per spartire i soldi creati con tale debito pubblico – debito pubblico! – fra alcuni della maggioranza precedente ed alcuni della maggioranza attuale. Però di fatto tutti assieme, detti politici e di maggioranza e di opposizione, stanno dando piena immunità giudiziaria ai faccendieri e della monofase e del credito di imposta perché non raccontino né di prima delle elezioni né di dopo le elezioni.

Ci invitano tutti, i politici, a scendere in piazza, chi un giorno chi un altro.
Però nessun partito o movimento della maggioranza o della opposizione tira fuori la lista di chi deve restituire i soldi.
Nessun partito o movimento né della maggioranza né della opposizione rende pubblici gli atti relativi alle banche che hanno avuto soldi dallo Stato: atti compilati in studi legali dove il notaio è stato “esonerato dall’obbligo della registrazione della scrittura”.
Uno scandalo!
Quale scandalo maggiore di questo? Prima ci diano i documenti. Ci forniscano i dati. Ci dicano i nomi di chi li ha presi quei soldi.
Dopo decidiamo da che parte stare.
E se ci vogliono fare fessi con nuove tasse per non disturbare i delinquenti per paura che parlino, non è detto che non si organizzi una manifestazione extra.
Per evitare di ricorrere ai forconi, s’intende.

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