San Marino. Blackhawks Tibet e Pollicino, la mafia dalla Brianza al Titano

San Marino. Blackhawks Tibet e Pollicino, la mafia dalla Brianza al Titano

L’Informazione di San Marino

‘Ndrangheta, dalla Brianza al Titano almeno tre indagini hanno portato qui 

Blackhawks Tibet e Pollicino le inchieste da cui emerge, tra denaro e cocaina, che il radicamento delle mafie ha trovato sponda

Antonio Fabbri

E’ di questi giorni l’operazione contro la ‘ndrangheta in Lombardia che ha scosso il Nord Italia. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Monza e dalla Procuram distrettuale Antimafia di Milano ha portato all’esecuzione di 27 misure cautelari e ad una serie di arresti nelle province di Monza, Milano, Pavia, Como oltre che Reggio Calabria. Fulcro di questa operazione il comune di Seregno che ha visto l’arresto del sindaco, Edoardo Mazza.

Figura centrale dell’inchiesta anche un affermato imprenditore edile di Seregno, accusato di avere intrattenuto rapporti con importanti esponenti del mondo politico e che ha coltivato frequentazioni, rapporti e scambi reciproci di favori con esponenti della criminalità organizzata, a cui ha chiesto, secondo l’accusa, vari interventi per raggiungere i suoi scopi. In questo contesto, in particolare, sarebbe stato accertato il ruolo determinante avuto dall’uomo d’affari nell’elezione dell’attuale sindaco di Seregno, facendo emergere come l’intercessione fosse legata al proprio interesse di ottenere, da parte degli organi istituzionali dei quali sosteneva la candidatura, la convenzione per realizzare un supermercato nel territorio comunale. Episodio emblematico che fa comprendere come la penetrazione della criminalità organizzata nelle istituzioni, nella finanza, nell’imprenditoria sia sintomo di un radicamento nelle mafie anche al nord.

“C’è un sistema fatto di omertà e di convenienza da parte di quelli che si rivolgono all’anti Stato per avere benefici”, ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Milano Ilda Boccassini. Cosa c’entra tutto questo con San Marino? La vicenda è apparentemente lontana dal Titano. Invece c’è un filo rosso che lega il radicamento della ‘ndrangheta in Lombardia con San Marino.

L’inchiesta Blackhawks Nell’indagine denominata Blackhawks del 2012, alcuni indagati ricevevano soldi da un gruppo criminale facente capo ad un tale “Rocco” di Seregno – proprio quel comune in provincia di Monza-Brianza – appartenente alla famiglia ‘ndranghetista dei Mancuso di Limbadi. Denari ritenuti frutto di traffico di droga, estorsioni, usura ed altre attività illecite gestite dai cugini Facchineri, di qui in nome all’indagine. Queste somme di denaro venivano “trasferite e depositate presso istituti bancari, alcuni dei quali insistenti presso la Repubblica, di San Marino”, in modo “da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa”, si legge nell’ordinanza.

L’operazione Tibet Più nota di Blackhawks è sicuramente l’operazione Tibet. L’indagine portò a scoprire una banca clandestina in Brianza gestita da Giuseppe Pensabene dell’omonima ‘ndrina.

L’operatività di questa banca clandestina dedita, tra le altre cose, all’usura, insisteva sul territorio di della provincia di Monza-Brianza e in particolare tra i comuni di Desio e, di nuovo, Seregno. Era qui che si trovava un ufficio postale nel quale lavorava un funzionario compiacente e corrotto che collaborava col boss, e una filiale della Monte dei Paschi di Siena, dove un funzionario infedele faceva da sponda all’attività di Pensabene. A gestire il flusso di denaro, da e verso San Marino, era il braccio destro di Pensabene, tale Giuseppe Vinciguerra, che sul Titano oltre ad avere una società, la Sb Immobiliare con cui giustificava i passaggi di denaro, gestiva diversi mandati fiduciari. L’attività della banca clandestina della Brianza, tra l’altro, si è intrecciata anche con le vicende del “Conto Mazzini”, considerato che è stata verificata, tramite i mandati fiduciari di Finproject, una sorta di osmosi tra i denari dei cinesi sui famigerati conti maiale, cinghiale e muflone, e le movimentazioni di Vinciguerra che, attraverso la finanziaria, trovava approvvigionamento facile per la banca clandestina.

L’operazione Pollicino In questa operazione di ‘ndrangheta si parla marginalmente, ma venne seguita dalla Dda milanese e, pure questa, portò a San Marino. Sebbene durante le indagini siano emersi collegamenti con personaggi ritenuti vicini alla ‘ndrangheta, gli investigatori non poterono accertare l’appartenenza della banda all’organizzazione criminale. Si parlava però di traffico di cocaina nell’hinterland milanese, sempre in Lombardia dunque. L’inchiesta venne denominata “Pollicino” perché un pusher, nel consegnare le dosi in motorino, ne aveva perse alcune per le vie di Milano. Tracce, queste, seguite dagli inquirenti.

Nell’ordinanza del 2012 si parla, così, non solo di soldi che finiscono sul Titano, ma anche di cocaina veicolata attraverso la Finproject. Quello che si legge nell’ordinanza è inquietante: i principali indagati “hanno trasferito il loro denaro a San Marino su un conto intestato alla società “FinProject”. L’ordinanza prosegue spiegando che “tale società verrebbe anche utilizzata per ritirare carichi di droga, occultati in pacchi asseritamente contenenti preziosi. La cocaina, così occultata, arriverebbe a Trieste, dopo di che funzionari corrotti della dogana di San Marino la andrebbero a prelevare, fingendo di controllarla, e poi la porterebbero in una cassetta di sicurezza della banca di San Marino intestata alla FinProject, dove rimarrebbe depositata e poi prelevata” dai principali indagati. Questo si leggeva nell’ordinanza del 2012.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy