San Marino. Armatore greco Restis, molti dubbi emergono dalle carte giudiziarie

San Marino. Armatore greco Restis, molti dubbi emergono dalle carte giudiziarie

L’Informazione di San Marino

Il progetto dell’armatore e i dubbi della magistratura 

Governo e politica chiamati ad attente valutazioni sulle proposte di investimento nel registro navale

Antonio Fabbri

Che l’armatore greco Victor Restis per il tramite dello studio Botteghi torni alla carica (il progetto era stato ventilato già nel 2013) con l’iscrizione delle sue navi mercantili nel registro di San Marino, ci può anche stare.

Che San Marino, senza opportune valutazioni per mera questione di interessi magari trasversali, ci caschi di nuovo, no.

Soprattutto perché la proposta di Restis comprenderebbe anche “l’inglobamento” da parte dell’armatore di quell’ufficio della amministrazione pubblica che dovrebbe gestire il registro per l’immatricolazione di questi “mostri” del mare – si parla di flotte di navi mercantili e petroliere – considerato che l’attuale registro prevede solo l’immatricolazione di imbarcazioni da diporto. Ma se questo è il punto da sottoporre alla valutazione tecnico politica, ce n’è un altro che il governo che ne discute oggi, la maggioranza e l’opposizione che per ora tacciono, farebbero bene a considerare approfonditamente.

Intanto il nome L’armatore, il sesto più grande della Grecia, si chiama Victor Restis, e non “Rensis”. Un refuso che nemmeno il direttore di Rtv, il dottor Romeo, in un editoriale che pare fatto per sostenere l’iniziativa, è riuscito a correggere. Se non si conosce il nome, figuriamoci, allora, se se ne conoscono le attività e le vicissitudini.
Eppure di Restis, a San Marino, se ne è parlato molto dal 2013 ad oggi. Ne ha parlato soprattutto l’autorità giudiziaria sammarinese, indicandolo nel novero di quei diplomatici nominati da San Marino e facoltosi uomini d’affari legati al “cerchio magico” di Claudio Podeschi

I legami dell’armatore Restis, seppure mai finito a giudizio sul Titano, secondo le ricostruzioni della magistratura sammarinese è vicino anche a Paul Phua – pokerista ex ambasciatore di San Marino in Montenegro a giudizio per corruzione nel cosiddetto Podeschi bis – per ragioni di affari e non solo. Tra i business in comune ci sono i vari Aman Resort, compreso l’abergone sammarinese mai costruito e oggetto delle contestazioni mosse a Phua in Repubblica.

Restis è stato ambasciatore di San Marino in Polonia. Sono i magistrati sammarinesi a dire che non è noto come abbia promosso il Paese in quella veste. Sono sempre i magistrati, nelle carte della Tangentopoli sammarinese-conto Mazzini, a sottolineare un legame permanente tra Podeschi e i facoltosi soggetti internazionali, anche dopo e nonostante i guai giudiziari di ciascuno.

“Le varie vicende giudiziarie che hanno coinvolto i principali complici stranieri di Podeschi e di Baruca non sono state sufficienti a recidere i legami, tant’è che Podeschi e Baruca avevano programmato di andare a far visita a Victor Restis, non appena fosse uscito dal carcere dove era detenuto”, si legge in un provvedimento dei commissari della legge Buriani, Morsiani e Volpinari del 9 marzo 2015.

La custodia cautelare e l’assoluzione Restis, era infatti finito sotto custodia cautelare in Grecia per appropriazione indebita e riciclaggio di 5,8 milioni della banca greca della quale la famiglia dell’armatore deteneva una quota maggioritaria. Restis era presidente della banca e, secondo l’accusa, i fondi erano stati illegalmente trasferiti all’estero attraverso società off-shore. A seguito dell’arresto disposto dalla magistratura ellenica, nel luglio 2013, il Congresso di Stato revocò il suo incarico diplomatico di ambasciatore di San Marino in Polonia. Quel procedimento si è poi concluso l’anno scorso ad agosto con l’assoluzione, pronunciata dalla Suprema Corte di Atene. Restis è stato assolto, in sostanza, per difetto dell’elemento psicologico del reato. Per i giudici ellenici di grado superiore, infatti, l’armatore-banchiere avrebbe agito “senza l’intenzione”.

Le perplessità della magistratura sammarinese L’assoluzione greca, però, non convince la magistratura sammarinese che, anche nelle carte del “Podeschi bis” e pure in recentissimi provvedimenti, esprime tutte le sue perplessità. Infatti la non intenzionalità e la disponibilità di denaro che hanno consentito anche la restituzione di quanto sottratto, sono alla base dell’assoluzione greca. “Insomma, secondo i giudici greci, Restis era troppo ricco per (“voler”) sottrarre risorse alla sua stessa banca”, sintetizzano i magistrati del Titano.

Argomentazioni che lasciano perplessi i Commissari della legge sammarinesi che non condividono l’affermazione dei giudici ellenici secondo cui Restis era troppo ricco per avere intenzione di appropriarsi indebitamente di fondi della banca. Motivazione che non convince per nulla i magistrati sammarinesi che restano convinti della illiceità di quelle condotte e, quindi, di quel denaro sottratto.

Il braccio destro e il passaporto diplomatico Un passo indietro per inquadrare il cerchio di rapporti tra Podeschi, Restis, Stathis e Paul Phua, porta a Macao, quando il pokerista Phua era stato arrestato per scommesse illegali nel giungo 2014. E’ quello che la magistratura sammarinese definisce il braccio destro di Restis, Petros Stathis, a parlare con il figlio di Phua, Darren, e a dire, come riportato nelle intercettazioni dell’Fbi, di contattare il Titano.

Infatti Stathis in una conversazione del 19 giugno 2014 captata dall’Fbi suggerisce al figlio di Phua, Darren, di fare intervenire il “primo ministro sammarinese”, che la magistratura del Titano indica in Podeschi, o il Segretario degli Esteri, considerato che all’epoca il pokerista arrestato a Macao aveva il passaporto diplomatico sammarinese. Ebbene i magistrati del Titano inquadrano Restis in questo cerchio di rapporti che per la giustizia sammarinese, a leggere le carte dei vari procedimenti che ruotano attorno al conferimento degli incarichi diplomatici e quelle della Tangentopoli sammarinese-Conto Mazzini, destano più di una perplessità e dovrebbero muovere una seria riflessione e una “adeguata verifica” sulla opportunità per lo Stato di San Marino di allacciare determinati rapporti o, addirittura, di concedere la gestione di parte di uffici pubblici.

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