San Marino. Riciclaggio: condannato a due anni, pena sospesa

San Marino. Riciclaggio: condannato a due anni, pena sospesa

L’Informazione di San Marino

Riciclaggio, ex vicedirettore di Ecb condannato a due anni

La pena è stata sospesa. Condanna per il coimputato a due anni e 4 mesi Disposta confisca fino 65mila euro

Antonio Fabbri

Si è chiuso con la condanna per entrambi gli imputati il processo di primo grado a carico di Loris Zavoli, ex direttore di EuroCommercial Bank, e Filippo Bellinghieri, messinese, accusati di riciclaggio di una somma di 65mila euro provento, secondo quanto ricostruito dall’accusa, del traffico di stupefacenti. La giornata di ieri ha visto le conclusioni delle parti.

I fatti Nel caso trattato la contestazione contenuta nel capo di imputazione era di riciclaggio di 65mila euro, versati in contanti nel 2010. I soldi, poi investiti in titoli, erano di provenienza illecita perché, seppure movimentati da presta- nome, Filippo Bellinghieri, erano in realtà di un altro Bellinghieri, Giuseppe ad oggi detenuto, autore del reato presupposto del riciclaggio: traffico di stupefacenti. Secondo quanto ricostruito nel processo il vice direttore teneva contatti direttamente con Giu- seppe Bellinghieri ed era quindi consapevole della provenienza illegittima delle somme movimentate attraverso generiche procure che non imponessero di richiedere l’adeguata verifica. 

La requisitoria del Pf Il procuratore del fisco Giorgia Ugolini ha evidenziato che dopo il primo versamento e un primo investimento in titoli, il conto è stato svuotato lasciando un saldo di circa 10mila euro. Relativamente al reato presupposto il Pf ha evidenziato come siano parecchi gli elementi che evidenziano l’origine illecita dei denari. “Il curriculum criminale di Giuseppe Bellinghieri, definito dalla polizia di Messina pregiudicato di lungo corso”.

Poi c’è l’attività nel traddffico di stupefancetni, i legami con noti pregiudicati della criminalità organizzata e l’interposizione del nipote allo scopo di non figurare direttamente. Quindi per il Pf il nipote era consapevole di fare da prescanome allo zio e, allo stesso tempo, anche Zavoli era, secondo l’accusa, conscio della provenienza illecita del denaro. Citata l’intercettazione di una telefonata del fascicolo italiano dove nell’interfacciarsi direttamente con Giuseppe Bellinghieri, Zavoli o lo chiamò “don Pippo”. Il Pf ha chiesto la condanna di entrambi a 8 mesi oltre alla confisca.

Le difese Proprio sull’acquisizione del fascicolo italiano e delle relative trascrizioni di intercettazioni, si sono mosse le contestazioni delle difese. In particolare l’avvocato Pier Luigi Bacciocchi, difensore di Loris Zavoli, ha sollevato la non utilizzabilità delle trascrizioni e delle prove contenute in quei fascicoli. “Si tratta di una trascrizione e comunque il mio assistito non ricorda di avere detto quelle parole”, di qui la richiesta di acquisire gli audio registrati. L’avvocato Bacciocchi ha quindi affermato che il suo assistito non poteva sapere che quei soldi erano provenienti da reato, “ammesso e non concesso che reato ci fosse”, ha detto l’avvocato Bacciocchi che quindi ha chiesto l’assoluzione.

Assoluzione che ha chiesto anche l’avvocato Giuseppe Ragini, difensore di Filippo Bellinghieri, che ha a sua volta sostenuto l’assenza del reato presupposto, inquadrando il traffico di stupefacenti in periodo successivo all’apertura del conto. L’avvocato Ragini ha anche puntato sulla mancanza dell’elemento psicologico del reato ritenendo non che non si possa contestare la volontà di riciclare quando quelle somme sono state investite in obbligazioni e azioni e sono rimaste investite per oltre due anni dal deposito.

La sentenza Il giudice Roberto Battaglino al termine dell’udienza e dopo la camera di consiglio ha emesso sentenza di condanna per entrambi gli imputati. Due anni di prigionia e nove mesi di interdizione per Loris Zavoli, la pena è stata sospesa, oltre a una multa di 300 euro. Due anni e quattro mesi a Filippo Bellinghieri, oltre a un anno di interdizione e la multa di 450 euro. Disposta anche la confisca del denaro già sequestrato, 9.980 euro, oltre alla confisca per equivalente fino a 54.600 euro. Probabile l’appello.

 

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