Stefano Elli, IlSole24Ore: Così il Titano diventa ‘purgatorio’ fiscale. La metamorfosi di San Marino

Stefano Elli, IlSole24Ore: Così il Titano diventa ‘purgatorio’ fiscale. La metamorfosi di San Marino

COMMENTI E INCHIESTE 15 Dicembre 2017 Il Sole 24 Ore

La metamorfosi di San Marino
Così il Titano diventa «purgatorio» fiscale

Paese ripiegato su se stesso: previsti scudo per gli evasori e misure protezioniste sui bonifici verso l’estero

Stefano Elli

San Marino vanta un primato paradossale. È l’unico paradiso (o purgatorio) fiscale al mondo da cui i soldi, anziché entrare, escono. Sono bastati dieci anni per trasformare la Rocca, da piazza finanziaria “accogliente” e “ricettiva” (12 banche e 51 fiduciarie), aspirante a diventare la Montecarlo di Romagna, in un Paese ripiegato su se stesso e afflitto da profonde malinconie gestionali che vanno dal settore privato alla pubblica amministrazione, al comparto finanziario.
Terra di paradossi
Da «Terra delle libertà» il Titano si sta trasformando in terra dei paradossi. Qualche esempio. Nell’ottobre scorso (mercoledì 31) il Governo locale ha varato un decreto delegato un po’ particolare: il 128. Argomento? «Disposizioni per favorire l’emersione e il rimpatrio di attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero». In altri termini San Marino si fa il proprio scudo fiscale (o, se preferite, la propria voluntary disclosure). Lo Stato, dunque, preme sui cittadini sammarinesi che detengono risorse all’estero (si presume in Italia) in barba al fisco locale per fare riemergere i capitali esportati, regolarizzando la propria posizione pagando una sanzione del 10% sulle somme emerse. Rammentiamo che nel corso delle operazioni di scudo fiscale italiano, dal 15 settembre al 15 dicembre del 2009, da San Marino (terzo Paese in ordine di importanza dopo Svizzera e Lussemburgo) erano rientrati in Italia 5,437 miliardi di euro; dal 30 dicembre al 28 febbraio 198,92 milioni di euro e dal primo marzo al 30 aprile 2010, altri 241,881 milioni di euro (dati Mef).
Evidentemente proprio lo Stato più colpito dai tre Scudi di Giulio Tremonti (sei miliardi fuoriusciti) tenta di usare lo stesso metodo per rimpolpare le proprie finanze.
Non è tutto. Sempre l’esecutivo starebbe mettendo mano a una misura che tasserebbe in modo pesante i bonifici in partenza da San Marino verso l’estero. Cioè un disincentivo fortissimo nei confronti di coloro che, oramai poco convinti dell’attendibilità del sistema bancario locale, stanno pensando di aprire conti in Italia. Magari trasportandovi denaro cash.
Il blocco dei pagamenti
Del resto non pare che il sistema locale abbia dato sin qui grande prova di considerazione per il pubblico risparmio.
Almeno a giudicare dalla frequenza con cui l’arma del blocco dei pagamenti viene utilizzata per risolvere le difficoltà più o meno contingenti delle banche autoctone. Tre esempi per tutti. Il caso del Credito sammarinese (luglio 2011) , quello della Banca commerciale Sammarinese (novembre 2011) e il più recente caso di Asset Banca. In tutti e tre i casi a disporre i provvedimenti di blocco è stata la Banca centrale di San Marino, l’Authority bancaria locale, nel primo e nel secondo caso sotto la presidenza e la direzione di Renato Clarizia e Mario Giannini. Nel terzo sotto quelle di Wafik Grais e Lorenzo Savorelli.
Quella del trasloco forzoso del denaro dei correntisti delle banche “chiuse” d’autorità negli attivi di altri istituti, poi, sembra diventata una prassi quasi automatica. Di recente però è stata apportata una “variante” che agli osservatori è parsa davvero azzardata: all’indomani della discussa trasmigrazione dei conti correnti di Asset Banca in capo alla locale Cassa di risparmio, si è pensato di trasformare il denaro dei correntisti in obbligazioni della Cassa, che è afflitta (lo ricordiamo) da 534 milioni di perdite (da spalmarsi in 25 anni).
Vertici e azioni della Banca centrale
Altre perplessità nascono rievocando le procedure di nomina e le porte girevoli che hanno caratterizzato i vertici della stessa Bcsm negli ultimi anni. L’ultimo episodio riguarda il bando con cui è stata consentita la nomina dell’egiziano Grais alla presidenza della Banca Centrale. La sua stesura è stata modificata in corso d’opera. In origine uno dei prerequisiti del bando era la conoscenza della lingua italiana, idioma totalmente ignoto a Grais. Ma il suo ingaggio era ritenuto tanto indispensabile da far sparire quel vincolo con un click e un «tagliaeincolla».
Oltre a questo, fa riflettere l’altissimo turn over di manager apicali, intermedi e personale dei servizi ispettivi di quella che è a tutti gli effetti l’equivalente sammarinese di Banca d’Italia.
Altra stranezza attiene alla sfera degli equilibri dei poteri: quello giudiziario e quello dell’esecutivo. La Banca centrale è intervenuta, nel caso di Asset Banca, con due provvedimenti di Commissariamento argomentati con modalità che il Tribunale locale ha ritenuto quantomeno discutibili. Quei provvedimenti sono stati impugnati dai legali di Asset innanzi al Tribunale sammarinese (omologo del nostro Tar).
Il Tar locale in entrambi i casi ha deciso a favore di Asset Banca (contro Bcsm) e ha sospeso i due provvedimenti ritenendoli infondati. Pochi minuti dopo la seconda bocciatura del Tribunale, Banca Centrale è intervenuta di nuovo disponendo la liquidazione coatta amministrativa della banca.
Non risulta che dall’esecutivo si siano levate voci in difesa, se non dei giudici, della certezza del diritto. Anzi. Il Governo ha inizialmente difeso l’operato di Banca Centrale. Salvo, colpo di scena, autosconfessarsi poche settimane dopo, licenziando bruscamente Savorelli e ottenendo le dimissioni di Grais. Domanda: se il Tribunale nuovamente bocciasse il terzo provvedimento di liquidazione coatta amministrativa deciso da Grais e Savorelli? Che cosa accadrebbe del denaro dei correntisti di Asset?
E ancora, dopo il licenziamento di Savorelli dalla direzione generale della Banca era stato chiamato un alto dirigente del ministero delle Finanze italiano, Raffaele Capuano. Però si è scoperto che, dopo il referendum tenutosi a San Marino nel maggio 2016, il tetto degli emolumenti per i funzionari pubblici (inclusi i dirigenti di Banca Centrale) era fissato a 100mila euro. Per Grais e Savorelli il problema lo si era aggirato. Come? Integrando gli stipendi con fondi stanziati all’uopo dalla Fondazione della Banca centrale di San Marino. Che però non avrebbe potuto farlo. E infatti (altro paradosso) per quella ragione è stata essa stessa commissariata.
Capuano dopo nemmeno un mese ha preso cappello e se n’è andato adducendo a pretesto una maldestra perquisizione della gendarmeria effettuata nel suo alloggio di servizio, prima assegnato a Savorelli. E nemmeno la nomina del successore di Capuano, Roberto Moretti, fa eccezione alla regola della contrapposizione tra parti politiche: scatenando nei giorni scorsi un acceso dibattito in Consiglio grande e generale (il locale Parlamento) sull’opportunità della nomina del presidente di un gruppo vigilato e sfociando in una votazione che ha visto nei giorni scorsi prevalere le forze del Governo.
Politici, fisco e finanza
I gruppi politici di opposizione, la coalizione DiM (Democrazia in movimento) composta da Rete e Mdsi, Movimento democratico San Marino insieme, premono da mesi sull’ esecutivo perché dia un segnale di discontinuità o una riaffermazione di un prestigio istituzionale che pare vacillare. Il Partito socialista locale segnala che la Repubblica serenissima ha perso 701 milioni di euro di risparmi in appena sei mesi di nuovo governo, al netto dei correntisti di Asset Banca e chiede le dimissioni del Segretario di Stato alle Finanze Simone Celli. Nel frattempo sullo sfondo si delinea meglio l’oggetto dell’inchiesta della magistratura locale (che ha portato alla perquisizione dell’appartamento di Capuano ma finalizzata all’apertura della cassaforte del locatore precedente, Savorelli). I due misteriosi bond che la Banca centrale avrebbe acquistato dal Credito industriale sammarinese per 40 milioni complessivi – come spiega Rtv, la televisione di Stato di San Marino – e su cui i magistrati sammarinesi stanno indagando, sarebbero da ricondursi all’olandese Demeter investments Bv, si tratterebbe di una Spv (special purpose vehicle, società veicolo) di quelle solitamente utilizzate per operazioni di cartolarizzazione di non performing loan, o crediti inesigibili.
E guarda caso a San Marino ci sono giusto un paio di miliardi di Npl da smaltire.

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5,44 miliardi. Lo scudo fiscale italiano. A tanto ammontano i capitali rientrati in Italia da San Marino dal 15 settembre al 15 dicembre 2009

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